Welfare

Per produrre fraternità. Dall’emarginazione ai progetti che navigano nel futuro

Come continuare a realizzare progetti sociali per il reinserimento lavorativo persone in condizioni di marginalità quando si può notare una preoccupante tendenza della società nel suo complesso a considerare il lavoro sociale come un costo piuttosto che come investimento per la coesione e il benessere di tutti?

di Pietro Piro

Come continuare a realizzare progetti sociali per il reinserimento lavorativo persone in condizioni di marginalità quando si può notare «una preoccupante tendenza della società nel suo complesso a considerare il lavoro sociale come un costo piuttosto che come investimento per la coesione e il benessere di tutti»?

A questo interrogativo cerca di dare una risposta concreta e innovativa il recente volume curato da Maurizio Giambalvo e Giuseppe Mattina, Imprenditorialità, lavoro e innovazione sociale. Percorsi di uscita dalla marginalità e dalle dipendenze psicologiche (Carocci, Roma 2016).

Il volume fa memoria e identità di tre progetti principali: Peripatos(finalizzato a favorire l’inserimento socio lavorativo di persone con un vissuto di dipendenza patologica attraverso la promozione dell’autoimprenditorialità col supporto delle nuove tecnologie e attraverso l’accesso a percorsi d’incubazione di impresa); Lisca Bianca “Navigare nell’inclusione” (restauro della barca della famiglia Albeggiani che alle soglie della pensione decise di fare un giro del mondo – esperienza che sarà narrata poi nel libro Le Isole lontane, Mursia 2014 – e che dimorava abbandonata in un cantiere navale); “Cotti in fragranza” (realizzazione di prodotti da forno legati alla tradizione siciliana presso l’Istituto penale per i minorenni Malaspina di Palermo).

La caratteristica comune di questi progetti è il tentativo di «ripensare le partnership e le reti tradizionali del lavoro sociale in chiave eco sistemica […] una partnership ibrida, costruita non solo da organizzazioni del terzo settore o servizi di welfare, ma aperta al contributo di soggetti tradizionalmente non implicati in progetti d’intervento psicosociale – se non in misura marginale e come partner esterni» (pp. 134-135).

Si cerca dunque di sviluppare l’attitudine a «progettare fuori i bandi e ad elaborare ipotesi e modalità d’intervento psicosociale in assenza di una cornice certa costituita da un bando o da un avviso» (p. 135) per sviluppare progetti che siano sostenibili, duraturi, con un chiaro valore etico, che nascano dalla valorizzazione di precise competenze professionali e umane e che siano economicamente produttivi e creino prodotti in grado di “stare sul mercato”.

Questo tipo di progettualità è strettamente legata alla qualità della rete d’imprese e dei contesti professionali del territorio dove si realizza. È evidente che, solo un’ampia rete aperta ai territori permette percorsi efficaci che possono centrare gli obiettivi prefissati.


La solidarietà è il principio di organizzazione sociale che tende a rendere uguali i diseguali e con essa miriamo innanzitutto a ridurre le disuguaglianze. La fraternità, invece, è quel principio di organizzazione che consente agli eguali di essere diversi

Scrive Giuseppe Mattina nella prefazione al volume: «L’obiettivo principale è senza dubbio quello di liberare la dignità e le capacità delle persone di produrre fraternità. Produrre e fraternità sono due parole apparentemente distanti e in contrasto – nell’accezione normale non vengono mai utilizzate insieme, in quanto di solito non si “produce” fraternità – ma che invece contengono la cifra dell’innovazione a cui siamo chiamati. Il primo elemento è la produzione come fatto sociale. La dimensione produttiva non è più appannaggio del mercato e delle sue regole massimizzatrici, ma è la modalità e il luogo in cui si forma il carattere delle persone, si investe sulle loro capabilities, producendo così benessere. La produzione è un fatto sociale che si manifesta attraverso la cooperazione tra soggetti ed è la modalità peculiare delle cooperative per generare e redistribuire valore. Il secondo elemento è la fraternità intesa come qualcosa che sta nel mercato e non fuori, perché è proprio il principio di fraternità che consente al mercato di fiorire e di svilupparsi. Spesso si tende a confondere la solidarietà con la fraternità: una società fraterna è anche solidale, mentre non necessariamente una società solidale è fraterna. La solidarietà è il principio di organizzazione sociale che tende a rendere uguali i diseguali e con essa miriamo innanzitutto a ridurre le disuguaglianze. La fraternità, invece, è quel principio di organizzazione che consente agli eguali di essere diversi. […] Il principio di fraternità, consente agli uguali di esprimere in maniera diversa le proprie attitudini e preferenze e di non cadere in quella visione omologante (e distorta) che troppo spesso viene suggerita da molte istituzioni come la soluzione migliore ai fallimenti dello Stato e del mercato. Agire per la solidarietà è quindi necessario, ma non sufficiente: per uno sviluppo umano integrale e per coltivare la biodiversità della cooperazione occorre produrre fraternità» (p. 13).

Oggi Lisca Bianca è tornata a navigare e si candida come “velista dell’anno” e i biscotti BuoniCuore sono disponibili in undici punti vendita di Conad Sicilia e sono ordinati da entusiasti consumatori in tutta Italia. Esempi stupendi di una progettualità sociale che nasce e si sviluppa in una provincia italiana con un tasso di disoccupazione spaventoso. Produrre fraternità è possibile e oltremodo urgente e necessario.

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