Welfare

Per non dimenticare i detenuti di San Vittore

Poesia e una testimonianza di un ex detenuto, in cui trascrive alcuni dei suoi ricordi della sua detenzione a San Vittore

di Redazione

Milano, laboriosa e vanitosa, grande città, dal cuore grande e… dalla risaputa generosità, sei bella, spaziosa e dignitosa… da fare invidia alle più grandi… maestà; cosa non si fa per poterti presentare? In Duomo torpedoni, ai giardini scolaresche, depliants e manifesti per ogni occasione, mai un itinerario che porti a S. Vittore; forse ti vergogni dei figli della colpa? Tenti di disfartene fra Opera e Bollate ora che il problema diventa più bruciante? Non pensi che con un caro abbraccio molti di questi bracci potrebbero svuotarsi? Avvicina i tuoi figli prediletti ai suoi fratelli, non aver timore, noi pure siamo… figli tuoi! San Vittore, agosto 1997 Era il 9 aprile 1970 quando varcai il portone di via degli Olivetani, all?epoca si entrava e usciva da quel portone. Si poteva entrare a tutte le ore del giorno, ma l?ora dell?uscita era quella delle diciassette. A quell?ora, parenti e amici aspettavano il ?liberante?, c?era una sorta di gara a chi lo abbracciava prima, poi, quasi come un atto dovuto ci si recava a brindare al bar tabacchi di piazza Filangieri. La cosa più suggestiva che ricordo dell?ingresso di quel portone è un grosso affresco che raffigurava il golfo di Napoli; era dipinto sul muro di cinta interno che portava all?ufficio matricola. Quell?affresco mi ha sempre fatto pensare che fu dipinto apposta per dirti che, se prima eri lontano dal tuo paese, ora che eri entrato a San Vittore, lo eri ancora di più. Invece una volta varcato il cancello del raggio al quale eri stato assegnato, vuoi per l?immediata solidarietà con i detenuti, vuoi per la massiccia presenza dei tuoi compaesani, accettavi di vivere nella più vergognosa promiscuità come un fatto naturale. Anche se era la prima volta che entravi in carcere, davi per scontato che la promiscuità era la prima regola da accettare. Gli anni ?70, per diversi fattori, consumismo sfrenato, boom economico, lotta studentesca trasformatasi in terrorismo, trascuratezza di alcune regole fondamentali da parte della malavita comune e opportunismo politico con l?antica disorganizzazione della vigilanza, fecero di San Vittore una fucina nella quale si forgiavano i nuovi malavitosi e le alleanze con diversi gruppi di estremisti politici in prevalenza di destra, mentre quelli di sinistra facevano proselitismo fra quei detenuti che non appartenevano a nessun gruppo malavitoso, ma che erano inclini alla protesta per l?acquisizione dei diritti civili. Gli scioperi e le rivolte nelle carceri non si contavano più, erano all?ordine del giorno. I mass-media, all?unisono, avevano saputo convincere il detenuto che la condizione nella quale avevano saputo sopravvivere fino a poco tempo prima era inaccettabile. Il legislatore corse ai ripari emanando la riforma carceraria, la legge 354/75. Questa riforma non solo ha saputo riportare l?ordine delle carceri mettendo il detenuto di fronte alla scelta di lottare per i diritti civili o cullare l?idea di poter ottenere un breve permesso, ma è riuscita anche a spersonalizzare i detenuti, che oggi non sono più né carne né pesce. Nel 1976 ero detenuto al 5° raggio, terzo piano, cella 323. Sullo stesso piano c?erano tutti di detenuti ?neri? e in vista dell?eventualità della vittoria del Pci alle elezioni, discussero con noi detenuti comuni la possibilità di fare un?evasione di massa. Ma essendo questa impraticabile si pensò ingenuamente di sostituire i nomi fuori dalla porta della cella. Il potere politico e le forze dell?ordine erano impegnate a reprimere la protesta popolare e il terrorismo, e misero in secondo piano la malavita organizzata che nel frattempo, diventata più forte grazie ai proventi del traffico di droga, inquinava il sistema politico. Con le stragi del ?92 l?emanazione dell?incivile decreto legge Scotti-Martelli di fatto cancellava lo stato di diritto. Intanto nasceva Tangentopoli… Credo che San Vittore, nell?ospitare il gota politico e imprenditoriale, abbia dato uno schiaffo morale a quelli che molto avevano potuto fare per renderlo più vivibile per persone deboli e svantaggiate, prodotto di una classe politica corrotta e disattenta. È recentissima la decisione del ministero di Grazia e giustizia e del direttore delle carceri di chiudere San Vittore che, non lo nascondo, mi provoca un pizzico di nostalgia perché penso ai fatti e alle persone che hanno scritto varie pagine della storia di Milano. Entro al fine del ?99 il nuovo complesso sorgerà a Bollate e San Vittore diverrà un?area commerciale. Ma difficilmente verrà dimenticato dai milanesi, che altro non è stato se non lo specchio della società . Società che ha avuto molti meriti, ma anche molti demeriti sulla giustizia penale, civile e sulla dignità umana. A. Santoiemma, Milano


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