Non profit

Per Nigrizia il caso Parmalat rilancia l’importanza della finanza etica

Per la rivista dei missionari comboniani la domanda di partenza è come può il mondo del commercio e della finanza etica influenzare, nei fatti, il mondo delle banche e delle aziende

di Francesco Maggio

Il crack della Parmalat e gli aspetti affaristici del grave danno inferto ai risparmiatori sono un segnale dell?urgenza di rilanciare la finanza etica nel nostro Paese. Lo sostiene ”Nigrizia” rivista dei missionari comboniani che nel nuovo editoriale sollecita associazioni, volontariato, finanza etica, istituti missionari a operare per un risanamento etico della finanza italiana. La domanda di partenza per un impegno è come può il mondo del commercio e della finanza etica influenzare, nei fatti, il mondo delle banche e delle aziende. ”Banche, societa’ di rating finanziario e di investimento, autorità di controllo – scrive l’editoriale dei missionari comboniani – si accusano a vicenda, quantomeno di scarsa diligenza e competenza, quando non addirittura di complicità. Quello stesso governo che oggi parla di nuove leggi a tutela dei risparmiatori ha ritenuto opportuno depenalizzare il reato di falso in bilancio. Purtroppo, in fatto di etica in finanza e in economia, molti predicano bene e alcuni (solo alcuni?) razzolano male. Anche i mezzi di informazione non sono riusciti a svolgere la loro funzione di ”cane da guardia” dei poteri economici e non ne hanno reso più trasparenti scelte e affari (spetta alla magistratura definire se criminali o meno). Eppure, in Italia c?è un movimento di persone e organismi che più o meno da 15 anni non solo parla di finanza etica e commercio equo, ma li pratica, creando posti di lavoro e strutture efficienti; alcuni hanno anche proposto una legge finanziaria alternativa e tasse sulle speculazioni. In molti casi, questo mondo è sostenuto da persone che fanno riferimento a organizzazioni non governative e/o a istituti missionari. Può questo mondo che cerca di realizzare un?economia etica influenzare nei fatti, e non solo nelle operazioni di facciata, il mondo delle aziende e delle banche? Se si, come? Riteniamo importante che le organizzazioni non governative, gruppi della società civile, sindacati, istituti missionari, chiese locali si chiedano come e dove investire i loro capitali, che tipo di controllo hanno – o potrebbero avere – sui loro investimenti, e come influenzare comportamenti individuali e collettivi nella societa’ e nella chiesa italiana. Ci si dovrà anche chiedere – conclude l’editoriale – in che modo si può contribuire a creare in questi settori competenze specifiche altamente specializzate (di cui c?è sempre più bisogno) e posti di lavoro (senza i quali finanza etica e commercio equo non possono crescere e quindi incidere). Il ”crack” finanziario Parmalat deve indurci a porci specifiche domande e a rispondervi con coraggio e coerenza”.


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