Non profit
Per Milano una «rete civica alimentare» a km 0
Filiera corta come ad Amsterdam. La proposta del laboratorio di Change Milano
di Redazione
Cambiare Milano partendo dal mercato di frutta e verdura. Costruire una «Rete civica alimentare» a chilometro zero. È la proposta di Change Milano, il laboratorio di idee del Partito Democratico dell’area metropolitana. Il piccolo commercio a Milano è da tempo in difficoltà: la crescita della grande distribuzione ha determinato in 10 anni la scomparsa di 12mila negozi. Nasce così l’idea di una «nuova filiera alimentare». Il sistema proposto si basa sulla «prossimità», la filiera corta dovrebbe così garantire ai milanesi «prodotti locali di qualità, a prezzo contenuto e a minore impatto ambientale. La rete si baserà sui 95 mercati rionali presenti a Milano. Circa 12 mila bancarelle cui si rivolgono oltre 260 mila abitanti, per un fatturato annuo di 1,5 miliardi di euro. Alcuni mercati al sabato superano i 10 mila visitatori.
In questo video il consigliere comunale Davide Corridore, responsabile di Change Milano spiega nei dettagli l’iniziativa. Il modello è quello del comune di Amsterdam, che col progetto proeftuin Amsterdam ha creato una strategia per sviluppare una filiera alimentare sostenibile, sostenendo e facilitando il consumo di prodotti freschi e di qualità provenienti dai dintorni della città, con particolare attenzione alla salute infantile e alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Parte del progetto è la riconversione del mercato agroalimentare all’ingrosso, divenuto hub di alimenti freschi e sostenibili di origine regionale che serve l’intera città.
La rete civica alimentare è la seconda proposta del laboratorio del Pd in vista delle amministrative milanesi. Qualche settimana fa era stata lanciata l’idea di «una nuova finanza civica», un progetto basato sull’introduzione di «buoni d’investimento civico» e su una «libera scuola del sapere finanziario», per diffondere la conoscenza economica in città.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.