Per liberare i territori dall’oppressione della camorra bisogna rompere la solitudine
Nella Chiesa di San Paolo Apostolo del Parco Verde è stato presentato il Comitato di liberazione dalla camorra dell'Area Nord di Napoli. «Non è un caso se gli agglomerati del Parco Verde di Caivano, quelli del quartiere Salicelle di Afragola, i palazzoni della '167' di Arzano e quelli della '219' di Melito rappresentano vere e proprie roccaforti dove non sventola la bandiera italiana», si legge nel manifesto del comitato. «Interi condomini sono ostaggio dei criminali. Perfino per poter fare la spesa si deve incassare il placet del boss di turno. Qui accade che spesso la democrazia è sospesa. Ma dobbiamo stare insieme per battere la cultura camorristica che soffoca i nostri territori»
di Anna Spena
Sono tanti i volti che ieri, 22 novembre, in un tardo pomeriggio piovoso, si sono riuniti nella Chiesa di San Paolo Apostolo al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. Ognuno con un pezzo di storia, di rabbia, ognuno con un pezzo di dolore. Qualcuno è arrivato come singolo cittadino, altri in rappresentanza di qualche associaizone del territorio. Messi insieme, ricomposto il mosaico, hanno preso un’altra faccia che più del dolore ha restituito la speranza, più della rabbia il coraggio.
Il Parco Verde di Caivano non è un posto scelto a caso. È un luogo che la camorra si è mangiato pezzo dopo pezzo. È dove è scomparso Antonio Natale, 22 anni, e poi ritrovato morto dopo due settimane, il 4 ottobre. Un luogo dove lo scorso luglio un gruppo di fuoco in sella a scooter e moto armati di fucili a canne mozza, pistole e Kalashnikov ha esploso 26 colpi di diverso calibro. Un luogo di povertà estrema da un lato e dall’altro di case occupate abusivamente da persone che la camorra ha messo lì togliendole a chi, di quelle case, aveva bisogno per davvero.
In Chiesa c’era il Padre Maurizio Patriciello.Tra i primi nel lontano 2012 a denunciare lo scempio della Terra dei Fuochi, che oggi ancora continua nell’indifferenza generale. «Basta celebrare funerali di bare bianche, di giovani ammazzati dai criminali e di bambini morti di tumore», dice. «Ad ogni bara che vedo mi dico “signore fa che sia l’ultima, ma non è mai l’ultima”. In chiesa c’era Marzia Caccioppoli, la presidente dell’Associazione Noi Genitori di Tutti, che nel 2013 ha perso suo figlio, Antonio, 10 anni, da un tumore come il suo non si guarisce. Quando da Napoli, Marzia e suo marito l’hanno portato a Genova per le cure, la dottoressa le chiese “ma signora dove vive? Vicino a qualcosa di radioattivo?”. No, viveva in mezzo alla Terra dei Fuochi. C’era il senatore Sandro Ruotolo, i rappresentati di Libera, il Comitato don Peppe Diana di Casal di Principe, e tanti altri. Tutti insieme per prendersi cura gli uni degli altri e continuare dove lo Stato ha fallito o forse, e la domanda è lecita, non ha provato abbastanza.
Insieme hanno presentato il Comitato di liberazione dalla camorra dell'Area Nord di Napoli. «Non chiamateli più Comuni dell'hinterland di Napoli», dice padre Maurizio Patriciello. «Afragola, Arzano, Caivano, Casalnuovo, Casandrino, Casoria, Frattamaggiore, Melito fanno parte della Città metropolitana di Napoli. L'area Nord di Napoli è Italia, è Europa. Un filo rosso unisce questi territori per troppo tempo abbandonati a loro stessi. Qui accade che spesso la democrazia è sospesa».
Tanti comuni uniti «dai dolori», dice Ruotolo. «Bisogna liberare i territori dall'oppressione della camorra. Dobbiamo rompere la solitudine, dobbiamo stare insieme per battere la cultura camorristica che soffoca i nostri territori».
Disastro ambiante, spaccio, estorsioni all’ordine del giorno. Politici collusi, scioglimento dei comuni per infiltrazione camorristica. «Abbiamo bisogno che lo Stato ci supporti», dice Ruotolo. «La sua presenza può dare fiducia. Lo sappiamo, anche qui, in questo parco ci sono spacciatori. E la gente che ci vive e non denuncia, non è gente omertosa. Ma persone con una sana paura. Se le persone vedono, se le persone sentono di non essere sole, iniziano a parlare, iniziano a denunciare. Dobbiamo smontare i simboli di potere della camorra».
«Non è un caso se gli agglomerati del Parco Verde di Caivano, quelli del quartiere Salicelle di Afragola dove addirittura mancano i nomi delle strade, i palazzoni della '167' di Arzano e quelli della '219' di Melito rappresentano vere e proprie roccaforti dove non sventola la bandiera italiana», si legge nel manifesto. «Interi condomini sono ostaggio dei criminali, famiglie perbene finiscono sotto minaccia. Perfino per poter fare la spesa oppure allontanarsi temporaneamente dalla propria abitazione si deve incassare il placet del boss di turno. I fabbricati e le abitazioni di edilizia residenziale pubblica sono irrigimentate con cancelli, porte di ferro, feritoie e blindature per consentire il 'tranquillo' smercio delle sostanze stupefacenti e impedire il sopraggiungere delle forze dell'ordine. Le ultime inchieste della magistratura e i blitz hanno certificato come, in seguito alla chiusura delle 'piazze' di spaccio del quartiere Scampia, le attività di vendita degli stupefacenti si siano spostate prevalentemente nei Comuni dell'area Nord di Napoli. Opifici organizzati che arruolano manovalanza e impiegano disperati. Il welfare criminale garantisce stipendi, paghe, assegna abitazioni, crea consenso e cerca di condizionare il voto. Il clima è da coprifuoco generalizzato. Insegnare la bellezza delle nostre terre, il contrasto ai delitti ambientali, pretendere le bonifiche, esercitare il diritto di respirare aria pulita, il diritto di difendersi dagli speculatori, dagli inquinatori, il diritto a vivere e non avere 3 anni per sempre. La camorra è il problema più drammatico della nostra terra e ne condiziona tragicamente la vita quotidiana e le possibilità di normalità e di sviluppo. È una guerra. Bisogna resistere e combattere insieme».
A breve il neonato Comitato incontrerà il Prefetto di Napoli e presenterà una propria piattaforma di richieste: videosorveglianza, sicurezza, scuole aperte oltre l'orario, recupero delle strutture sportive abbandonate, utilizzo dei beni confiscati, contrasto alla povertà educativa, bonifiche, lotta ai reati ambientali. «Dobbiamo fare rete – sottolinea Ruotolo – diventare un punto di riferimento per le nostre comunità. Siamo tutti vincolati da quello che faremo e non da quello che siamo. Bisogna liberare i territori dall'oppressione della camorra. Se non ora quando».
Le realtà e i cittadini che hanno aderito al Comitato
Associazione Libera, Associazione NON TACERO' Social Fest, Centro sinistra unito di Melito, Associazione Volontari Interforze e Cittadini ODV – Cesa, Società di Mutuo Soccorso Casa del Popolo di Afragola, Comitato don Peppe Diana di Casal di Principe, Sant’Antimo bene comune, Antonio Iazzetta (Consigliere comunale di Afragola), Movimento Giovani Della Speranza, Associazione O.D.V. Un'infanzia da vivere, Associazione Spazio Donna Caserta e provincia, Mimmo Rubio (giornalista), Rocco Pezzullo (giornalista), Francesco Vitale, Giuseppe Bianco (giornalista), Marilena Natale (giornalista), Mauro Pagnano (giornalista/attivista), Associazione LiberiAmo Fratta di Frattamaggiore, Vincenzo Del Prete, Movimento 'Ci avete ucciso la salute', Associazione Noi Genitori Di Tutti ODV, Padre Antonio Siciliano ofm (Guardiano del Convento di Santa Caterina Grumo Nevano), Associazione Terra Nuova – Grumo Nevano, Associazione Italiana Sicurezza Ambientale Casandrino, Masseria Antonio Esposito Ferraioli – Afragola -, Associazione Sott'e'ncoppa, Consorzio NCO 'Nuova Cooperazione Organizzata', Sottoterra Movimento Antimafie Frattamaggiore, Padre Maurizio Patriciello (Parrocchia San Paolo Apostolo del Parco Verde), Sandro Ruotolo (Senatore), Biagio Chiariello (Comandante Polizia Locale Arzano), Luigi Maiello (Comandante Polizia Locale Pomigliano d'Arco), Maria Assunta Lopes.
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