Non profit
Per le aziende un’altra occasione persa
In Italia la filantropia strategica non sfonda: troppo patos e poca pianificazione
di Redazione
di Giuseppe Ambrosio*
Anche questa volta la battaglia per una filantropia strategica è stata quasi del tutto perduta. Gli americani insegnano – e molte delle imprese che lavorano in Italia sono di matrice anglosassone – che per una causa sociale legata ad un contesto di tipo territoriale, «l’azione collettiva è spesso molto più efficace di un intervento solitario, tale azione consente un miglioramento deciso del valore sociale complessivamente prodotto» (Porter e Kramer in Harvard Business Review, dicembre 2002).
Detto in maniera più semplice le imprese dovrebbero (“avrebbero dovuto” nel caso dell’Abruzzo) pianificare e organizzare insieme una risposta “sociale” al terremoto.
Per capirci, non che alcune grandi organizzazioni di secondo livello non si siano mosse, ma lo hanno fatto intanto senza parlarsi tra loro, e poi per finalizzare il business a sostegno dei problemi sociali prodotti dal terremoto (un esempio è quello di Abi con la sospensione dei pagamenti dei mutui).
Se si passa invece al sostegno economico, tutto diventa più fumoso. Sempre per stare su Abi, si legge nei comunicati stampa di donazioni per 25 milioni di euro alla Protezione civile. Ma per fare che cosa nello specifico ?
Il tema generale è però il seguente, a prescindere da ciò che è stato per l’Abruzzo: è possibile che le imprese, importantissime istituzioni umane complesse, debbano comportarsi dal punto di vista delle donazioni con motivazioni di tipo emozionale e non di tipo razionale, come invece ci si aspetterebbe, magari rincorrendo la notizia da lanciare in agenzia e senza porsi invece nella logica della rendicontazione e della misurazione dell’impatto sociale dei propri interventi? In tal senso penso proprio che i tempi siano maturi per cercare di individuare, o se necessario promuovere, forme associative di intervento nei contesti territoriali, soprattutto in quelli di maggior disagio, per evitare di disperdere in mille rivoli le risorse messe a disposizione della comunità.
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