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Per le adozioni in standby adesso arriva un bonus

Sono quasi 900 le coppie in attesa da prima del Covid e circa 400 ferme su quattro paesi che presentano criticità straordinarie: Russia, Ucraina, Cina e Bielorussia. In arrivo un contributo straordinario che va da 3.500 a 6.500 euro. Intervista a Vincenzo Starita, vice presidente della Commissione Adozioni Internazionali

di Sara De Carli

Le coppie in attesa da prima del Covid, ma anche quelle che hanno dato mandato agli enti per adottare in Federazione Russa, Ucraina, Cina e Bielorussia: per loro, l’arrivo in famiglia del figlio desiderato e atteso sta diventando un percorso lungo e pieno di ostacoli. Per sostenere i percorsi adottivi degli aspiranti genitori con procedure di adozione non ancora concluse a causa di specifiche situazioni di particolare criticità – così si chiama il decreto appena registrato alla Corte dei Conti – la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha stanziato circa 4,3 milioni di euro nell’ottica di sostenere le spese che stanno sostenendo o di facilitare almeno dal punto di vista economico l’avvio di una nuova procedura adottiva tramite il cambio di ente o di Paese. Le loro procedure sono «in totale stallo», senza che allo stato «sia possibile prevedere se e quando avverrà la loro ripresa», si legge nel decreto.

A darne notizia è Vincenzo Starita, il vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali, a margine del convegno “Come preparare i bambini all’incontro con i futuri genitori?” organizzato da ASA a Siracusa lo scorso 21 giugno.

Nei mesi scorsi aveva annunciato l’intenzione di predisporre un decreto per sostenere economicamente le coppie che hanno procedure adottive in paesi così critici. Le novità quali sono?

Il decreto è stato approvato dalla Corte dei Conti e verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale a inizio luglio. A quel punto, apriremo quanto prima la possibilità di chiedere il contributo.

Quante coppie riguarderà questo decreto?

Il contributo riguarda due soggetti: le coppie che hanno dato un mandato prima del Covid, ossia prima del 30 gennaio 2020 e che al 1° gennaio 2024 non hanno ancora concluso l’adozione e le coppie che hanno conferito mandato a un ente su Federazione Russa, Ucraina, Cina e Bielorussia e che al 1° gennaio 2024 non hanno ancora concluso l’adozione. Nel primo gruppo si sono circa 850/900 coppie. Poi ci sono 79 coppie in attesa sulla Federazione Russa, più o meno altrettante sulla Cina, 39 in Ucraina e circa 200 in Bielorussia. Tengo a precisare che per i primi tre paesi con questa misura intendiamo sostenere le coppie che scelgano eventualmente di conferire il doppio incarico (daremo queste somme anche alle coppie che il doppio incarico lo hanno già conferito in questi ultimi due anni, ma che non hanno ancora concluso l’adozione), mentre per la Bielorussia – dove i decreti adottivi sono nominativi e le coppie hanno già instaurato rapporti affettivi con quei bambini precisi – vuole essere un gesto di vicinanza alle famiglie per i costi che hanno affrontato in questi anni, continuando a sostenere spese per i viaggi fatti per incontrare i ragazzi e mantenere delle relazioni con loro.

Il decreto è stato approvato dalla Corte dei Conti e verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale a inizio luglio. A quel punto, apriremo quanto prima la possibilità di chiedere il contributo

Vincenzo Starita

A quanto ammonta il contributo previsto?

Il contributo straordinario ammonta a 3.500 euro per ciascuna coppia che ha dato mandato prima del Covid e non ha ancora concluso l’adozione, mentre ammonta a 5mila euro per le coppie che hanno dato mandato sui quattro Paesi che abbiamo ricordato. Nel caso in cui la coppia abbia entrambi i requisiti, il contributo ammonterà a 6.500 euro. Tali cifre non saranno soggette a imposizioni fiscali.

Qual è il senso della misura, che se non erro è una prima volta?

Abbiamo voluto questo contributo perché ci auguriamo che, con l’aiuto degli enti autorizzati, queste coppie possano fare delle altre scelte: se in quel Paese non c’è nessuna possibilità di concludere l’adozione, con 3.500 euro la quasi totalità degli enti potrà avviare procedure in altri Paesi in cui i tempi di attesa sono inferiori e dove ci sono bambini che concretamente le coppie possano adottare. Accanto a questo abbiamo previsto contributi per i quattro Paesi che – per ragioni differenti – hanno vissuto negli ultimi anni delle criticità del tutto straordinarie: con la sottolineatura della specificità della situazione della Bielorussia. In questi Paesi la Cai aveva già previsto una procedura straordinaria per cui le coppie potevano avvalersi del doppio incarico, cioè ferma restando la procedura nel primo Paese scelto, in via straordinaria, si consentiva di poter fare domande anche in un altro Paese. Proprio per facilitare l’eventuale doppio incarico o il passaggio ad altro Paese o il conferimento di mandato da altro ente, abbiamo previsto questo contributo straordinario di 5mila euro. Io mi rendo conto che i soldi non sono nulla per chi sta aspettando un bambino, però noi questo lo potevamo fare e con la ministra Roccella abbiamo ritenuto di doverlo fare. Penso che sia un nostro dovere far sì che queste coppie almeno per una buona parte delle nuove procedure adottive non debbano affrontare spese, data la straordinarietà di quello che è accaduto. Il discorso della Bielorussia è diverso: mentre stiamo disperatamente cercando di risolvere la questione che ha dei risvolti anche di carattere politico molto delicato, abbiamo voluto dare un segnale di vicinanza a queste coppie che hanno continuato a fare viaggi per mantenere rapporti con i bambini, due o tre volte all’anno, quindi vuole ristorare almeno queste spese che hanno affrontato. Vuole essere un gesto di vicinanza alle famiglie.

Mi rendo conto che i soldi non sono nulla per chi sta aspettando un bambino, però noi questo lo potevamo fare e con la ministra Roccella abbiamo ritenuto di doverlo fare. Speriamo di far sì che queste coppie per una buona parte delle nuove procedure adottive non debbano affrontare spese

Che cosa si può dire della situazione con la Bielorussia?

Con le autorità diplomatiche e in accordo con la ministra sono allo studio ulteriori soluzioni che possano convincere la controparte bielorussa a far ripartire le adozioni.

Gli altri tre Paesi?

La Federazione Russa, attraverso la revoca o la sospensione delle autorizzazioni agli enti, ha dimostrato la chiara volontà in questo momento di interrompere le adozioni in maniera radicale con il nostro Paese. Gli ucraini rimangono fermi sulla posizione per cui le adozioni sono sospese fintanto che non verrà superato il conflitto, ma i rapporti con l’Autorità Ucraina sono ottimi quindi appena possibile ci sarà sicuramente una ripresa. La Cina, due mesi fa ho rimarcato non solo la situazione delle venti coppie con pergamena verde (quella che attesta un abbinamento con un bambino), ma anche quella davvero paradossale di una coppia già in possesso di pergamena rossa, che identifica le procedure con tutti i documenti completi, in teoria quindi ormai prossimi alla partenza. Le autorità diplomatiche si stanno muovendo in Cina, ma sembra che i cinesi pur non formalizzando una sospensione delle adozioni stanno manifestando che di fatto non hanno intenzioni di farle ripartire.

La Cambogia invece, che è un Paese sempre indicato come prossimo a ripartire?

La Cambogia ha accreditato ufficialmente tre enti italiani e ce ne sono altri tre in attesa di accreditamento. Dopo le ultime elezioni, c’è stato un radicale cambio tra i funzionari dell’Autorità cambogiana e così l’Autorità ha chiesto all’Italia un ausilio nella formazione dei nuovi funzionari che in parte è già stata realizzata. Ora ci hanno chiesto uno sforzo ulteriore perché tengono molto a questa formazione: daremo sicuramente una mano, ma dobbiamo vedere come fare.

Siamo a giugno, i dati del primo semestre 2024 come sono?

Al 15 giugno le adozioni concluse erano 220, più o meno il ritmo è lo stesso del 2023. L’anno scorso le adozioni concluse sono state 478. Non ci sarà una ripresa né un peggioramento, direi che il sistema si è assestato attorno a questi numeri.

Al 15 giugno 2024 le adozioni concluse erano 220, più o meno il ritmo è lo stesso del 2023

Dal 1 maggio sono in vigore le nuove linee guida per la formazione che gli enti autorizzati sono tenuti ad erogare ai futuri genitori adottivi. La novità è positiva, ma questo si traduca in ulteriori costi per le coppie? Anche per questo nei mesi scorsi era stato ipotizzato un decreto.

La formazione qualificata che abbiamo intenzione di realizzare certamente costerà di più, ma altrettanto sicuramente i costi non graveranno sulle coppie perché stiamo elaborando un decreto per fare in modo che questi costi, soprattutto quelli supplementari, non gravino sulle famiglie. Noi in realtà speriamo di coprire anche una parte dei costi di formazione che già sono a carico delle famiglie: l’obiettivo è che ci sia un risparmio per le famiglie rispetto all’oggi.

Noi oggi abbiamo un sistema che funziona a due velocità ed è importante ribadirlo. Tutte le coppie che hanno dato mandato post Covid sono perfettamente consapevoli sulle caratteristiche dei bambini che possono essere adottati. È inutile continuare a sperare in un’adozione che non si può realizzare

La criticità più grande oggi qual è?

Noi oggi abbiamo un sistema che funziona a due velocità ed è importante ribadirlo. Tutte le coppie che hanno dato mandato post Covid sono perfettamente consapevoli sulle caratteristiche dei bambini che possono essere adottati: con questa consapevolezza, le adozioni hanno tempi abbastanza prevedibili. Il punto è che noi non possiamo – dinanzi al fatto che i Paesi consentono l’adozione di determinate tipologie di minori – andare a chiedere i bambini desiderati dalle nostre coppie… altrimenti è ovvio che si crea un rallentamento. Noi abbiamo questo grosso tema di un numero ingente di coppie che è rimasto ancorato a Paesi in cui l’adozione sperata è difficilmente realizzabile. Vorrei che gli enti, nell’occasione di questo contributo che eroghiamo, mi dessero una mano a convocare e incontrare tutte queste coppie, che si facesse un confronto leale e reale fra gli enti e le coppie per poter cambiare Paese e se necessario anche cambiare anche ente. Però è inutile insistere su ciò che concretamente non è realizzabile, è inutile continuare a sperare in un’adozione che non si può realizzare. Fra le 2.500 coppie in attesa, c’è un numero di coppie che hanno procedure che si sono incancrenite: forse con questo contributo, se si accetta di cambiare paese, il passaggio sarà più facile.

E la sfida più importante in questo momento?

Quella che passa attraverso la formazione delle coppie. Se noi siamo in grado di formare coppie adeguatamente preparate alle tipologie di bambini che i Paesi offrono, noi avremo una accelerazione delle tempistiche. Non significa che torneremo a numeri elevatissimi, ma al periodo pre-Covid sì.


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