Politica

Per il Congo la Camera trova l’unanimità

Jean-Leonard Touadi spiega i perché dell'iniziativa parlamentare

di Redazione

La mozione impegna il governo a favorire il dialogo tra le parti in guerraCinque mozioni per chiedere al governo italiano di intervenire in quella che Jean-Leonard Touadi definisce «una catastrofe umanitaria di dimensioni gigantesche cui non siamo estranei», quella in corso da anni nella Repubblica democratica del Congo: a presentarle alla Camera sono state cinque cordate di altrettanti schieramenti politici il 17 febbraio, e tutte sono state approvate.
«In un mondo globalizzato», spiega Touadi, deputato del Pd e originario del Congo Brazzaville (la mamma è della Repubblica democratica del Congo), «è opportuno sapere che i minerali estratti dalle ricche miniere congolesi sono essenziali per l’industria aeronautica, per la fabbricazione di computer, per la telefonia mobile». In una parola, «è tutta la cosiddetta “new economy” che si regge su risorse che hanno paradossalmente determinato la rovina di popolazioni costrette alla mercé di gruppi armati al soldo di attori stranieri o da questi strumentalizzati».
La mozione di Touadi, approvata all’unanimità, impegna il governo ad agevolare la ripresa del dialogo con tutte le parti per giungere a una soluzione negoziata con il coinvolgimento dell’Unione Africana; a varare una missione umanitaria che affianchi quella dell’Onu già presente sul campo; ad aumentare i finanziamenti nazionali e internazionali in favore delle donne congolesi, una delle categorie più esposte alle violenze del conflitto; alla ripresa di un’azione strategica vigorosa e lungimirante nei confronti dell’intero continente africano.
«La crisi in atto nella Repubblica democratica del Congo desta sempre più preoccupazione», ha preso atto la Camera dopo l’approvazione delle mozioni, «poiché lì si sta sviluppando una nuova fase del conflitto regionale in atto da quindici anni, un conflitto di ordine economico (sfruttamento illegale delle risorse minerarie) e geostrategico (un Kivu sempre più dipendente politicamente e militarmente dal Rwanda)».
Alla fine del 2008, Vita, insieme a molte associazioni italiane, aveva lanciato un appello invitando le massime istituzioni nazionali ed europee a non ignorare la spirale di violenza in Congo.


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