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Per i soldati russi nessun funerale ma forni crematori mobili

Nuove disposizioni del governo prevedono che non ci saranno funerali per i soldati russi caduti in Ucraina. Solo un crematorio da campo. Niente guerra. Niente caduti. Niente tombe. Semplicemente delle persone scomparse. Per sempre.

di Lev Šlosberg

Da più parti si è scritto che per la popolazione russa sarà un duro colpo vedersi ritornare in patria le bare con le salme dei caduti – che secondo varie fonti sembrano essere numerosi, molto più di quanto si pianificasse nel programmare l’invasione ucraina. Di recuperare le salme dei soldati russi ha già fatto pressante richiesta alla Croce Rossa Internazionale il vice premier ucraino Irina Vereščuk.

In realtà non ci saranno né bare, né funerali, preavverte Lev Šlosberg (sul sito Nuova Europa), un deputato dell’amministrazione regionale di Pskov, riprendendo un caso che aveva denunciato nel settembre-ottobre 2014: di fronte al decesso di almeno 13 soldati di stanza a Pskov, fuori del territorio della loro dislocazione permanente (decesso collegato dai mass media alle operazioni militari nel Donbass, condotte contro l’esercito ucraino dai «separatisti russi», aveva inviato due esposti alla Procura militare centrale della Federazione russa chiedendo che fosse fatta luce sulle cause e il luogo della loro morte. Le bare erano state riportate nella regione di Pskov e qui erano avvenute le inumazioni.

La Procura in quell’occasione aveva risposto: «Lo spostamento di truppe dai luoghi di dislocazione permanente viene effettuato in base a ordini e disposizioni degli organi del comando militare», e le «informazioni su tali operazioni e avvenimenti, negli interessi della Federazione russa, non sono soggette a pubblicazione (…) costituiscono segreto di Stato».

Teniamo presente che stavolta, a quanto sembra, non è previsto nessun funerale ai caduti, nessuno ha intenzione di riportare in Russia le bare con le salme o di celebrare cerimonie di commiato o esequie. Nessuno assisterà a funerali, nessuno vedrà sepolture.

La «lezione» del 2014 è stata appresa nella maniera più rozza e primitiva: ora l’ultima dimora delle salme dei militari caduti saranno i crematori mobili.

Ai parenti verrà notificato che il tale «è morto nell’adempimento del proprio dovere di servizio», «al di fuori della località di dislocazione permanente». E solo chi fa parte dell’operazione speciale saprà dove sono state disperse le sue ceneri.

La guerra non è ufficialmente riconosciuta come tale dalla Russia, di conseguenza verrà applicato il Decreto di Putin sulla secretazione delle perdite nei combattimenti in tempo di pace, che è stato legittimato nel 2015 dalla Corte suprema.

Non escludo che ai parenti dei caduti verrà richiesto di firmare (una richiesta assolutamente illegale, ma la faranno) un impegno a non rendere pubblica la notizia della morte del congiunto, «negli interessi della Federazione russa». Queste firme saranno più tremende dei funerali. Perché saranno una condanna all’oblio eterno.

Niente guerra. Niente caduti. Niente tombe. Semplicemente delle persone scomparse. Per sempre.

Qui uno spot relativo al crematorio mobile IN-50.1K, sufficientemente grande per inserirvi salme


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