Politica

Per i militari sempre più soldi per noi sempre meno

L’uscita sull’abolizione dei rimborsi dimostra come questa maggioranza navighi a vista. Dimenticando che il servizizo civile... a cura di, Massimo Paolicelli*

di Redazione

L?ultima uscita del sottosegretario alla Solidarietà sociale, Cristina De Luca, sulla possibilità di abolire il contributo ai volontari in servizio civile, anche se fatta a titolo personale e parzialmente corretta nell?articolo pubblicato sul numero scorso di Vita, costituisce l?evidenza dell?imbarazzante confusione che regna nella maggioranza su una materia delicata e fondamentale come il servizio civile.

Confusione che fa il suo esordio nella paginetta del programma elettorale dedicatagli, dove in mezzo a tanti errori si sono fatti salti mortali per circumnavigare l?idea di rendere obbligatorio il servizio civile. Lo vorrei, ma non lo dico esplicitamente. Non entro nel merito della questione, mi limito a chiedere come chi non riesce a gestire un servizio civile volontario di 50mila giovani, possa candidarsi a gestire un fenomeno molto più vasto e complesso.

Vinte le elezioni, non si è esitato neanche un istante a sacrificare il servizio civile sull?altare della moltiplicazione delle poltrone necessarie alla maggioranza, trasferendo le competenze dalla Presidenza del Consiglio alla Solidarietà sociale.

Si possono dare tante definizioni del servizio civile, ma analizzando la genesi dell?attuale servizio civile volontario quella predominante dovrebbe essere quella della «difesa della Patria». Non a caso la legge istitutiva (n. 64 del 2001) prevede come primo punto che il servizio civile è finalizzato a «concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari». Il paradosso è che ci si ricordi che il servizio civile è difesa del Paese solo nel braccio di ferro con le Regioni per la titolarità della sua gestione, per poi dimenticarsene dopo pochi secondi, specialmente in tempo di Finanziaria.

Questo governo le sue scelte le ha fatte. Le spese militari sono cresciute dell?11,3%, arrivando ad oltre 21 miliardi di euro, mentre per il servizio civile sono stati stanziati 256 milioni di euro che permettono di far partire 47.500 giovani, rispetto ai 53mila avviati nel 2006 ed accogliendo meno della metà dei posti richiesti dagli enti. Ed allora ben vengano una revisione della legge e la correzione di alcune storture organizzative annunciate dal sottosegretario De Luca nel suo intervento su Vita, ma se non si chiarisce una volta per tutte l?identità del servizio civile e gli obiettivi che ne derivano, non andremo molto lontano.

La prima anomalia da correggere è quella che nella legge prevede l?invio di giovani fino al limite delle disponibilità economiche date dal fondo. Occorre invece fare una analisi dei bisogni del Paese, verificare le risposte necessarie ed in base a questi parametri approvare i progetti più rispondenti. Occorre investire in formazione dei giovani e degli operatori, nei controlli di qualità su tutto il territorio, ma soprattutto incominciare a rendere responsabile l?Ufficio nazionale per il servizio civile di progetti di difesa interna ed esterna del Paese. Non è più sufficiente l?appalto di tale compito a progetti di Caschi Bianchi portati avanti da alcune associazioni o la ricostituzione del Comitato di consulenza per la difesa civile, non armata e nonviolenta, per dare alcune linee guida di servizio civile. Ora che si avvia una revisione della legge, se non si tenessero fermi questi capisaldi si potrebbe creare una deriva del servizio civile verso lidi poco esaltanti come quello di trasformarlo in un lavoro socialmente utile.

*presidente Associazione Obiettori nonviolenti


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