Attivismo

Per i Custodi del Bello l’incoraggiamento di Francesco

Un progetto di cura degli spazi pubblici delle città che ormai è su scala nazionale. Gli operatori sono persone in condizioni di vulnerabilità che così fanno un percorso di reinserimento nel mondo del lavoro. Francesco li ha ricevuti e stimolati a continuare

di Giuseppe Frangi

I Custodi del Bello sono tipi che non t’aspetti: persone fragili, italiane e straniere, che si prendono cura di aree pubbliche come parchi, giardini, strade e piazze rendendo più belli i luoghi in cui tutti viviamo. Nello stesso tempo fanno un percorso di reinserimento nella comunità e nel mondo del lavoro.

Il 30 settembre per tutti loro e per le associazioni che hanno promosso questo progetto nazionale, il Consorzio Communitas, la Fondazione Angeli del Bello e l’associazione Extrapulita è stata una giornata importante, perché segnata dall’incontro con papa Francesco in Vaticano. Un incontro che, come ha detto Luciano Marzi del Consorzio Communitas e responsabile del progetto, «ha rappresentato un passo decisivo nel percorso di crescita dell’iniziativa sociale dei Custodi del Bello». Nelle parole del Papa infatti sono risuonate come autorevoli conferme del grande valore sociale e culturale di un progetto come questo. «Essere Custodi del Bello», ha detto Francesco, «è una grande responsabilità, oltre che un messaggio importante per la comunità ecclesiale e per tutta la società». Nel suo discorso il papa si è soffermato sul valore delle due parole che compongono il nome dato al progetto. «Custodire significa proteggere, conservare, vigilare, difendere. È un’azione multiforme, che richiede attenzione e cura, perché parte dalla consapevolezza del valore di chi o di ciò che ci viene affidato. Per questo non ammette distrazioni e pigrizia. Chi custodisce tiene gli occhi ben aperti, non ha paura di spendere del tempo, di mettersi in gioco, di assumersi delle responsabilità». Quanto alla bellezza, ha sottolineato il Papa, «oggi se ne parla molto, fino a farne un’ossessione. Spesso però la si considera in modo distorto, confondendola con modelli estetici effimeri e massificanti, più legati a criteri edonistici, commerciali e pubblicitari che non allo sviluppo integrale delle persone. Si tratta, invece, di imparare a coltivare il bello come qualcosa di unico e sacro per ogni creatura, pensato, amato e celebrato da Dio fin dalle origini del mondo come unità inscindibile di grazia e di bontà, di perfezione estetica e morale». 

Francesco ha toccato anche il punto socialmente più rilevante di questa esperienza che offre un’opportunità di riscatto e reinserimento a persone vulnerabili che oltre ad essere retribuite, seguono un percorso prima di formazione e poi di incontro con aziende locali alla ricerca di lavoratori. «Vi raccomando», ha detto Francesco, «nel vostro lavoro di riqualificazione di tanti luoghi lasciati all’incuria e al degrado, di mantenere sempre come obiettivo primario la custodia delle persone che vi abitano e che li frequentano. Solo così restituirete il creato alla sua bellezza». 

Una raccomandazione subito raccolta da Luciano Marzi: «Il papa ci ha esortato a investire sulla bellezza dove c’è degrado e sul lavoro per valorizzare ogni persona, per la sua dignità e ciò che può offrire agli altri. Con i Custodi del Bello proviamo a mettere in pratica entrambe le cose, grazie al sostegno di realtà del terzo settore, imprese e amministrazioni che oggi sono qui con noi in questa straordinaria giornata».

Oggi i Custodi del Bello sono attivi a Milano, Firenze, Roma, Brescia, Savona, e sono approdati in tempi più recenti anche a Bari, Bitonto, Matera, Caltanissetta e Cagliari. Un progetto innovativo, di rinascita urbana e umana che oggi può proseguire con ancor più convinzione il suo percorso.

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