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Per fermare le Vlt non serve litigare

Regione e Comune litigano sulla sala Vlt di corso Vercelli a Milano. La Questura autorizza l'apertura nonostante una legge regionale e regolamenti comunali. Il caso arriva in Parlamento e al ministero dell'Interno. Il nostro consiglio, Regione e Comune siano insieme per contrastare il mostro, il 30% dei terminali Vlt del mondo sono in Italia!

di Marco Dotti

L’affaire della Vlt di corso Vercelli – la maxisala giochi a Milano chiusa dal 13 febbraio scorso – finisce in Parlamento. Quattro eletti del Pd (Lucrezia Ricchiuti, con Donatella Albano, Laura Puppato e Franco Mirabelli) hanno presentato in Senato un’interrogazione al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per chiedere conto del rilascio della licenza da parte della Questura alla società Uninvest (avvenuto il 13 gennaio) nonostante: 1) le ordinanze del Tribunale civile che davano ragione ai condomini schierati contro l’apertura; 2) la legge regionale «anti slot» all’epoca in fase di approvazione in Regione. Il caso è arrivato anche al Pirellone, martedì, oggetto di un’interpellanza dell’M5S all’assessore Viviana Beccalossi, promotrice della legge. La risposta ha innescato una dura polemica con il Comune e il vicesindaco De Cesaris.
Rispondendo alla Carcano la Beccalossi si è lanciata in una polemica contro il Comune: «La sospensiva del Tar – risponde – non tocca l’impianto normativo della legge regionale ma le motivazioni di ordine pubblico scarsamente dimostrate dal dispositivo usato dal Comune (ordinanza contingibile e urgente, ndr). Avrebbero dovuto negare l’autorizzazione alla Scia (la comunicazione di cambio attività, ndr) . Purtroppo la Regione non può assumere iniziative dirette ma organizzeremo un incontro con i questori», per superare le «posizioni pilatesche e bizantine» a cui li incita «una circolare del ministero dell’Interno». Altrettanto dura la risposta del vicesindaco Ada Lucia De Cesaris: «Beccalossi non dice che la legge regionale fa acqua da tutte le parti. Che non si occupa delle sale scommesse (cioè quelle autorizzate dalla questura, ndr); è priva dello strumento per intervenire retroattivamente come nel caso di corso Vercelli; lascia immutato il meccanismo della Scia per questo tipo di attività, fatto che consente elusioni. Infine, nel periodo tra l’approvazione e i decreti attuativi della legge, non si è pensato a impedire la corsa alle autorizzazioni». Sino a qui la notizia a cui ci permettiamo di aggiungere un nostro commento e un invito.

Sui discorsi che toccano i massimi sistemi le nostre opinioni spesso divergono, ma non è nemmeno difficile trovare un accordo. Sul modo in cui declinare quei discorsi sul terreno della pratica un po' meno. Talvolta, viene però il sospetto che nessuno voglia davvero scendere per strada e passare all'atto. Perché per strada si rischia, ma la strada – cantava Gaber – è l’unica salvezza. Allora tutto si riduce a slogan, proposte, conferenze stampa, dibattiti, polemiche più o meno inutili, o forse utili solo ai fini della propaganda politica e a segnare le proprie posizioni.
Non è il caso di Ada de Cesaris, assessore all'edilizia nonché vicesindaco del Comune di Milano, che è stata tra le poche nel capoluogo lombardo a attivarsi praticamente, col regolamento edilizio che ha trovato il modo di chiudere la contestatissima sala giochi di corso Vercelli. La decisione del Tar poi ha dato torto al comune, ma la partita, anche quella giuridica, è ancora aperta proprio perché qualcuno ha avuto il coraggio di iniziarla. Non è nemmeno il caso di Viviana Beccalossi, che è in prima linea, non solo a parole, nel contrasto all'azzardo di massa. La Beccalossi si è spesa in prima persona – quando avrebbe potuto benissimo non farlo – per dotare la regione di strumenti che potessero avviare una politica seria di contrasto all'azzardo, legale o illegale che sia.
Mentre sul piano dei massimi sistemi possiamo discutere finché ci pare, non si capisce perché – visto che anche su quel piano siamo tutti d'accordo – si debba procedere in modo, per dir così autoriferito.
Non si capisce perché Ada de Cesaris debba dichiarare che "la normativa regionale fa acqua da tutte le parti", anziché indicare una strada possibile per migliorarla. Dal canto suo Viviana Beccalossi, che ha maturato una grande competenza su questo tema, potrebbe davvero indicare al Comune la via da seguire… Basta poco, in fondo. Ma in quel poco c'è tutto il senso della nostra comune battaglia contro un sistema che, alimentato dallo Stato, ha oramai ben poco di civile e di umano. Noi però abbiamo il dovere non solo di tenere alta l'attenzione o la guardia, ma anche di lavorare per il concreto. E Ada de Cesaris e Viviana Beccalossi – due donne, sia detto fuor di retorica – potrebbero darci una lezione in tal senso.
 
Pensiamo alla Regione Liguria, all'avanguardia rispetto alla questione dell'azzardo legale:  ha legiferato non una, ma sei volte, grazie all'aiuto di assessori e sindaci e cittadini. Ma questa che non è ipertrofia legislativa, bensì necessità di adattare gli strumenti a propria disposizione a una realtà brutale ma complessa come quella dell'azzardo legale, è stata possibile  proprio perché – come diceva Norberto Bobbio – nessuno ha preteso di iniziare un processo virtuoso mettendoci sopra un bollino o un marchio, ma tutti ma tutti hanno contribuito a far si che quel processo continuasse e ancora continui (si veda il caso- Genova), senza fossilizzarsi in norme che alla fine  siamo noi a dover rendere vive e vitali.  5
Non sarebbe il caso di finire la pessima pratica delle polemiche a distanza e iniziare una vera stagione di dialogo su un tema che non ha colore, se non quello della miseria a cui i quartieri delle nostre città e le vite dei nostri padri, figli e madri vengono consegnati? Perché non mettersi insieme, Comune e Regione intorno a un tavolo e avviare un dialogo, un "che fare?". Serve lo sforzo di tutti e noi di Vita e Movimento No Slot vi invitiamo non solo a discuterne, ma anche a pensare a un modello semplice ma efficace di azione comune. Magari proprio qui, a VITA. Poi, sui massimi sistemi, potremo divergere o trovare il consenso di sempre, ma nella pratica avremo, anzi avrete dato una lezione che pochi hanno saputo dare in questi anni, ma molti attendono.

L’avversario, ovvero chi produce miseria e corrompe l’antropologia umana, ha ormai dimensioni che non permettono si perda tempo. I terminali delle Vlt, introdotte nel 2009 per finanziare le new town nell’Aquila terremotata volute da Berlusconi-Tremonti (soldi poi mai arrivati), sono oggi 57 mila distribuiti in oltre 5mila sale, nel mondo in totale sono circa 160 mila essendo vietate nella gran parte dei Paesi.


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