Famiglia
Per fare felice un nonno, basta un euro al dì
A Bologna lassociazione Accanto propone a tutti un impegno mensile per adottare un anziano che non ce la fa con la pensione minima. Liniziativa è stata un successo.
Il giorno del suo ottantaduesimo compleanno, Anselmo entrò in tabaccheria e puntò secco su quel numero. Spese cinque euro e per quella settimana non comprò le sigarette. A casa, in una tazza, c?era un mucchietto di mozziconi fumati a metà, accantonati con previdenza nei giorni precedenti. Il numero non uscì. “Ma ho fatto bingo lo stesso”, ama dire Anselmo. “M?infilai in tasca un volantino che era lì sul tavolo del negozio, e da allora la mia vita è cambiata, come se avessi vinto al lotto”. E lo mostra, quel foglietto sgualcito, dove l?associazione Accanto chiede alla gente di ?adottare? un nonno. A distanza. Minimo 30 euro al mese, per almeno un anno, per aiutare chi vive della propria pensione e davvero non ce la fa, nemmeno tagliando di qua e di là.
“Facevo l?imbianchino. Mi sono sposato, con una donna tedesca, poi lei è tornata al suo paese. Sono andato in pensione a 65 anni, un milione e 200mila lire al mese”. Che è come dire 600 euro: 380 vanno per la casa, 60 per le spese di luce e gas. Restano cinque euro al giorno per mangiare, vestirsi, curarsi. Sul tavolo in formica lucida della cucina, ci sono un cesto di mele, arance e kiwi e un sacchetto di biscotti secchi. “Oggi me lo posso permettere”, dice “mi entrano 150 euro in più al mese. C?è un ingegnere che insegna all?università che tutti i mesi mi manda i soldi. Non vuole mica niente indietro, lo fa per aiutare la gente come me”.
Quelli come lui: un quarto degli anziani bolognesi vive al limite della soglia di povertà, altrettanti sono realmente poveri. Persone che dopo avere lavorato una vita devono fare i conti con 500 euro al mese, a volte meno. In una città dove il mercato immobiliare è impazzito e trovi un monolocale a 700 euro e frutta e verdura, a giudicare dai prezzi, sono considerati beni di lusso.
Una cinquantina di questi nonni e nonne affamati dall?euro sono stati adottati da altrettanti cittadini, attraverso l?associazione Accanto. Se si aiuta un bambino in India, perché non dare una mano al vecchietto di casa nostra? L?idea è partita così. E se donatore e ?adottato? ne hanno voglia, possono incontrarsi e dar vita a un?amicizia. Per Anselmo la vita è davvero cambiata e non solo perché adesso mangia la frutta. Ha una dentiera nuova, delle scarpe per l?inverno e dei sandali per l?estate, va al bar a farsi un caffè e una partita a carte con gli amici e a Natale ha qualche regalo da comprare: giochi e dolci per le bambine dell?ingegnere, che lo aspettano tutte le domeniche per pranzare insieme.
“L?aspetto affettivo e amicale”, dice Cinzia Tisselli, dell?associazione Accanto, “è da tenere in gran conto, perché la solitudine resta la bestia nera dell?anziano che vive solo. Per questo, in collaborazione con il coordinamento Servizi sociali del Comune di Bologna, diretto dall?assessore Franco Pannuti, abbiamo messo a punto Un nonno in famiglia, progetto sperimentale di prossimità tra anziani soli e famiglie tradizionali con bambini, che si offrono di diventare punto di riferimento per chi non ha una rete parentale, o amicale, attraverso telefonate, passeggiate, visite a casa, inviti a pranzo e a cena”.
Il progetto rappresenta una sfida per chi crede nella solidarietà, anche in una città metropolitana dove tutti vanno di corsa e il tempo per sé fatica a inglobare lo scambio umano e il dono disinteressato di qualche ora della propria vita.
L?Associazione Accanto ha la sua sede in via Mario Bastia 22
40135 Bologna
tel. 348.3057123
È stata fondata nel 1995
La presidente è Cinzia Tisselli
È partner nel progetto di prossimità ?Un nonno in famiglia?
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