Formazione

Per educare bisogna vietare

Il ministro Giovanardi a Vita: ecco perché ho attaccato don Mazzi sulle discoteche

di Redazione

Caro direttore, credo che i lettori, per farsi una idea delle mie divergenze con don Mazzi, debbano conoscere quello che don Mazzi ha scritto sul mensile del Silb (il sindacato imprenditori locali da ballo, ndr), Night Time del mese di aprile 2005, che non è quello che don Mazzi ha riportato virgolettato sul vostro settimanale. «Personalmente», scrive don Mazzi, «non capisco come ci si possa veramente divertire quando c?è di mezzo un orario, il tempo. Ci stressiamo tutto il giorno tra impegni, appuntamenti, programmi scolastici, orari di lavoro, scadenze varie. Liberarsi dai ceppi dell?orario è senza dubbio un obiettivo interessante. Forse esagero, ma dove c?è orario non ci può essere felicità. Capisco perciò da una parte la gente della notte che si arrabbia, con il ministro Giovanardi che li vuole far tornare a casa alle tre di notte». Per la verità l?orario proposto erano le quattro di notte. Poi don Mazzi cita Tom Hodkinson che si diverte a chiosare sulla apertura delle palestre come attività rivali dei pub: «Dopo il lavoro, invece di filarsela al pub, un numero crescente di lunatici che odiano il piacere sembra preferire la palestra dove, anziché bere una schiumosa birra scura in allegra compagni, si corre in sudaticcia solitudine sui tapis roulant? poveretti!» Conclude don Mazzi: «Credo che la nostra gente , poiché vive giornate tiratissime e sempre più nervose, abbia bisogno di sedersi su una sedia, di chiacchierare con gli amici, di fare quattro salti, al di là di ogni orario o, meglio, in barba a ogni orario. È capitato a tutti voi, com?è capitato a me, di doverci alzare dal tavolo, dopo essere stato con gli amici, perché il barman ci annunciava: ?Tra poco chiudiamo?. La maledetta campanella, che ti fa piombare in qualche modo su tristi ricordi scolastici e rientrare nel tempo. Con essa, non possono non ritornarti odiosi tutti i limiti, i divieti, le paure, le paranoie, di coloro che temono il divertimento». Per mia fortuna in famiglia,in parrocchia, nei quattro anni di scuola passati dai Salesiani mi hanno insegnato esattamente il contrario. Probabilmente le decine di ragazzi e ragazze di quattordici e quindici anni morti all?alba in incidenti catastrofici nelle stragi del sabato sera avrebbero potuto diventare maggiorenni, e decidere allora cosa fare della loro vita, se qualcuno gli avesse insegnato l?importanza dei limiti e dei divieti e non l?etica di quei discotecari che pensano soltanto ad aumentare i loro profitti. La controreplica di don Mazzi Teoria senza senso Poveri noi! Mi auguro soltanto che il ministro Giovanardi vada presto a fare un altro mestiere e chiedo che il governo gli tolga la delega sulle dipendenze prima della Conferenza governativa prevista nel mese di dicembre. A una prima lettura mi verrebbe da rispondere così alla lettera che scrive al vostro giornale. Non mi sottraggo però al merito della questione. Il punto è: come insegnare ai ragazzi il modo giusto per divertirsi. Su questo terreno la mia posizione diverge diametralmente con quella del ministro. Io penso che i giovani vadano educati al divertimento. Mi piacerebbe che si aprisse una discussione vera, onesta, scevra da pregiudizi – il palcoscenico di Vita mi sembra ideale – su come gestire questo processo educativo. Giovanardi invece crede che sia sufficiente porre paletti, introdurre divieti. Così non si risolve alcunché. I giovani vanno ascoltati mettendosi al loro livello.


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