Per Costalli il lavoro è il primo fattore di ripresa

Si è concluso domenica 23 marzo il XII Congresso del Movimento Cristiano Lavoratori. Carlo Costalli guiderà ancora il sodalizio nei prossimi anni. Al centro degli interventi il lavoro, ma anche la famiglia e i soggetti più fragili

di Elisa Furnari

“Per un’economia a Servizio dell’uomo – Il Lavoro primo fattore di ripresa”, questo il tema del XII Congresso del Movimento Cristiano Lavoratori che si è concluso domenica 23 marzo a Roma e che ha fatto registrare numeri importanti con 548 delegati in rappresentanza di 318mila iscritti, 68 Consiglieri Generali e 88 Presidenti Provinciali non delegati, 17 Presidenti Regionali e 36 delegati in rappresentanza degli italiani all’estero.
 
Un congresso che ha mostrato la forza nelle idee e nelle persone di questa associazione, che sceglie di stare in campo non solo a difesa del lavoro, ma anche della famiglia, dei soggetti più fragili, dei giovani e dello sviluppo. Un congresso che ha dettato le linee guida del prossimo quadriennio sostenendo la necessità di rafforzare il Movimento attraverso la formazione e l’impegno di giovani e donne ma anche e che attraverso i grandi “progetti di Rete”. «Nei momenti difficili del Paese e di crisi delle istituzioni e della politica, i cattolici devono tornare a impegnarsi per stare dentro. Ripartiamo da Todi, evitando errori passati, senza pensare ad un partito», ribadisce Carlo Costalli, che guiderà ancora il Mcl (in allegato la relazione congressuale del presidente).

Ai lavori hanno preso parte, tra gli altri, il Patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, Francesco Belletti, presidente del Forum delle Famiglie, Pier Ferdinando Casini presidente dell'Internazionale democratica centrista e il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Nonostante “l’apertura di credito” che il Mcl ha espresso nei confronti del Governo Renzi, Carlo Costalli nella sua replica finale ha chiesto con forza un piano credibile di riforme che possa salvare il Paese. «Serve una nuova cultura del lavoro e una nuova cultura del merito, una maggiore attenzione a ricerca e investimenti Più attenzione ai prodotti di qualità (made in Italy). Ma anche più formazione e di qualità nelle scuole, nelle università, più ricerca scientifica».
 


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