Insieme per le donne
Per combattere la violenza economica non c’è più tempo
È stata lanciata a Roma la campagna di raccolta fondi “Insieme per le donne”, promossa da Bper Banca a favore dell’associazione D.i.Re. Attiva dal 24 al 30 novembre, l’iniziativa è destinata alle donne che hanno intrapreso un percorso di uscita dalla violenza e che non dispongono delle risorse economiche sufficienti per una vera autonomia economica e abitativa
«Siamo orgogliosi di promuovere per il secondo anno questa iniziativa che mira a sensibilizzare, unire e agire contro una forma subdola di violenza che colpisce le donne e rappresenta un ostacolo significativo per la loro autonomia e sicurezza finanziaria. L’impegno di Bper nei confronti della comunità va, infatti, oltre il tradizionale ruolo bancario e dimostra l’impegno concreto nel creare un ambiente finanziario inclusivo e sicuro», ha detto Flavia Mazzarella, presidente di Bper Banca, in apertura della presentazione della campagna Insieme per le donne, nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Per il secondo anno la raccolta fondi, attiva dal 24 al 30 novembre, è a favore del Fondo Autonomia di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, l’associazione delle organizzazioni che gestiscono centri antiviolenza e case rifugio per oltre 20mila donne ogni anno. «Il tema della violenza economica non è legato al 25 novembre», ha proseguito Mazzarella. «Abbiamo iniziato un percorso importante contro la violenza sulle donne che non guarda solo ai numeri: è un processo culturale che richiede tempo, determinazione, coraggio».
Il 31,6% delle donne accolte nei centri gestiti da D.i.Re ha subito violenza economica, una forma di costrizione che limita fortemente la possibilità delle donne di intraprendere percorsi di autonomia, non rendendole realmente libere di scegliere. «È importante che la società tutta agisca per contrastare la violenza maschile alle donne. Parlare di violenza economica, delle sue caratteristiche e delle vie per contrastarla è sicuramente un modo efficace per disseminare conoscenza e consapevolezza», ha affermato Antonella Veltri, presidente di D.i.Re. «Qui rappresento 87 organizzazioni di donne, 106 centri anti violenza, più di 60 case rifugio. Viviamo in un momento storico molto delicato, dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin, che ci deve far riflettere su un termine di cui si sta abusando: cambiamento culturale. Il termine da usare è rivoluzione. La rabbia, la tristezza ci portano a un atto di celebrazione, in vista del 25 novembre, ma qui siamo tutti uniti per fare una partnership. Non bastano le scarpette rosse, le panchine rosse. Ognuno di noi è responsabile in un contesto sociale in cui non è più tollerabile nessun atto di violenza nei confronti delle donne. C’è bisogno di una contaminazione sociale», ha spiegato Veltri.
Non bastano le scarpette rosse, le panchine rosse. Ognuno di noi è responsabile in un contesto sociale in cui non è più tollerabile nessun atto di violenza nei confronti delle donne. C’è bisogno di una contaminazione sociale
Antonella Veltri
«Dei 370 centri anti violenza presenti in Italia, quasi un terzo sono gestiti da D.i.Re, siamo abbastanza rappresentativi. La violenza economica è un fenomeno multidimensionale. Quando un uomo inibisce la possibilità a una donna di intraprendere un percorso di autonomia professionale, le restringe l’orizzonte della propria libertà. Una manifestazione di violenza economica è anche il fatto di non possedere un conto corrente da sola, ma di dover chiedere una sorta di paghetta al partner. Quando si è separati, capitano molti casi in cui, in una condizione di violenza attraverso atti di controllo e ricatto, gli uomini non versano alle donne gli alimenti. La violenza economica è riconosciuta come reato dalla Convenzione di Istanbul. L’Italia è stata richiamata dal Consiglio d’Europa perché le sentenze (relative, ad esempio, all’obbligo di allontanamento dall’ex partner o di indossare il braccialetto elettronico), non vengono attuate», ha proseguito Veltri. «Ieri il ministro Valditara ha presentato un progetto di formazione nelle scuole, facoltativo e extracurriculare. Leggendo i giornali oggi, non è chiaro chi dovrebbe andare a erogare la formazione. Ci sono tetti di cristallo e pavimenti appiccicosi che impediscono alle donne di raggiungere i piani più alti nell’avanzamento di carriera. C’è bisogno di fare diffusione, di un grande coinvolgimento sociale per contrastare la violenza di genere».
«Le discriminazioni di genere sono un problema economico, sistemico. Ci perdiamo tutti: se una donna non lavora, non contribuisce al Pil del paese. Il 22% delle donne italiane (quasi una su quattro) si trova in una condizione di dipendenza economica: non sono in grado di far fronte a uno shock finanziario (se si rompe un elettrodomestico, se si ha una spesa improvvisa). La percentuale non è così alta in tutti i paesi, in Polonia è il 10%, in Slovenia il 7%, in Germania e Austria il 5%», ha detto Azzurra Rinaldi, economista e direttrice della School of Gender Economics all’Università Unitelma Sapienza. «In Italia quattro donne su 10 non possiedono un conto corrente personale, questo rappresenta uno dei fondamentali ostacoli per uscire da una forma di violenza. Il problema è strutturale, secondo il bilancio di genere del 2022 rilasciato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, una donna su due non lavora. Il 73,9% delle donne tra 25 e 49 anni ha un’occupazione, ma la percentuale scende disastrosamente di 20 punti percentuale se ha un figlio di massimo sei anni», ha continuato Rinaldi.
«Non possiamo più rimandare. Antonio Guterres (segretario generale delle Nazioni Unite, ndr) ha dichiarato che, se le cose non cambiano, per raggiungere le pari opportunità ci vorranno ancora 300 anni. Ognuno di noi deve mettere un impegno costante, un obolo quotidiano verso una trasformazione culturale. Il differenziale tra uomini e donne è di 8mila euro, per quanto riguarda gli stipendi, anche perché le donne non sono abituate a chiedere gli aumenti. Parlare di soldi aiuta noi donne ad abitare un ambito in cui non abbiamo finora abitato».
Azzurra Rinaldi è autrice del libro Le signore non parlano di soldi. Quanto ci costa la disparità di genere? (Fabbri Editori). «Noi donne dobbiamo iniziare a parlare di soldi, a normalizzare questa narrazione. Sarebbe utile avere, nelle scuole, un corso di educazione economico-finanziaria. Voglio fare mie le parole di Elena, la sorella di Giulia Cecchettin, dico che siamo state zitte per tantissimo tempo, non staremo più zitte. Sarebbe bello se usassimo le tragedie per costruire, al di là dell’impatto mediatico. Ma abbiamo bisogno di un disegno organico». «Tutti i giorni arrivano notizie a La Stampa che la maggior parte della redazione vede in un modo, io in un altro. Se lo sguardo delle donne non arriva dove si fa cultura, si racconta la realtà in modo parziale. Si continuano a usare espressioni come “è colpa della gelosia”, “raptus della follia”. Dobbiamo ammettere che c’è una responsabilità collettiva, per quanto riguarda la violenza di genere», ha detto Annalisa Cuzzocrea, vicedirettrice de La Stampa. «Io dico che “la” questione è che nella donna, spesso, subentra un senso di auto rinuncia, per il concetto che il lavoro di cura spetta a lei. Quindi le viene detto: “Ma che lavori a fare, per pagare la baby sitter? Tanto vale che non lavori e stai a casa con i tuoi figli”. La risposta è che non puoi stare a casa: devi pretendere di essere felice e fiera del tuo posto nel mondo: questa è “la” questione».
Bper Banca contribuirà per prima al successo della raccolta fondi attraverso una donazione diretta, a cui si aggiungeranno varie attività di educazione finanziaria volte a prevenire i fenomeni di violenza economica, tra cui la promozione di programmi di formazione e sensibilizzazione finanziaria destinati alle donne per aumentare la propria consapevolezza e le proprie abilità gestionali. Bper ha previsto il coinvolgimento di tutti i dipendenti del Gruppo in una serie di iniziative di sensibilizzazione, divulgazione e formazione, che inizieranno nei prossimi mesi. Inoltre, l’Istituto realizzerà, insieme all’associazione D.i.Re, un vademecum sulla violenza economica, utile per riconoscerla, superarla ed evitarla.
La foto di apertura è di Gerd Altmann da Pixabay. Le foto sono dell’ufficio stampa Bper Banca
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