Cultura

Per chi suona la campanella?

Scuola Viaggio tra studenti “sospesi” e programmi che cambiano in corsa

di Alessandro Sortino

Sono le otto, fuori dal liceo Mamiani di Roma un gruppo di ragazzi aspetta di entrare. Loro non lo sanno, ma non entreranno mai. Perché la scuola non c?è. C?è l?edificio, è già qualcosa. Ricorda la scuola che fu, annuncia la scuola che sarà. Ma il presente? Di quello non importa a nessuno, tanto passa presto. Carlotta è una degli studenti fantasmi di questa scuola-limbo: ha quindici anni, le trecce bionde, gli occhi azzurri, e in mano porta un volume di storia. Ma non è quello giusto, perché da quando sono cambiati i programmi anche i venditori di libri fanno confusione, e scambiano i testi vecchi con i nuovi. Carlotta si appresta a studiare a tempo di record la storia che va dalla fondazione di Roma (700 a.C.), all?epoca comunale (1200 d.C.). Due millenni in pochi mesi, perché i programmi sono cambiati all?improvviso e l?ultimo anno va dedicato tutto al Novecento, quindi bisogna correre per arrivare puntuali all?appuntamento. Carlotta ha un debito formativo, cioè è stata promossa in latino con sei ?rosso?. Non sa esattamente cosa vuol dire, e in che modo questo debito peserà sulla sua carriera. Sa poi che il suo liceo ha ottenuto l?autonomia, ma non sa che questo non produrrà alcun cambiamento perché i decreti attuativi dell?autonomia non sono ancora stati emanati. Carlotta ha un fratello più grande, Fabio, che deve sostenere la maturità. Anche lui aspetta di entrare, ma quale esame sosterrà a giugno, nessuno può dirlo con esattezza. Tutto uguale a sempre. In apparenza Certo: a metà settembre, in tutta Italia, la campanella delle 8 ha ripreso a suonare puntuale. All?apparenza, tutto normale. La scuola è quella vecchia, identica e immutabile, vista da fuori, ma esistono dei pezzi di riforma che crescono per loro conto al suo interno. «È una scuola mutante», afferma un ragazzo fuori dal liceo Righi di Roma. «Una scuola ?trans?». La definizione non sorprenderebbe il ministro Berlinguer. L?anno passato, di questi tempi, lui dichiarava a chi domandava lumi sulla strategia riformatrice: «Non ho intenzione di presentare un disegno di riforma organico, per evitare l?impantanamento che è stata la sorte dei progetti di chi mi ha preceduto. Farò una riforma a macchia di leopardo». Detto, fatto: il cosiddetto ?iper testo normativo?, (la definizione è del massmediologo Maragliano, entusiasta coordinatore della commissione di saggi incaricata dal ministro di riscrivere i programmi scolastici), continua a comporsi. Ma la generazione attuale degli studenti, è sacrificata sull?altare dell?estro politico del ministro. Dal sei politico a quello rosso Prendiamo, per esempio, i ?debiti formativi?. Era il 1994 quando fu abolito per decreto (dall?allora ministro D?Onofrio) il purgatorio dell?esame di riparazione. L?aut aut era chiaro: inferno o paradiso, ?e più non rimandare?. Dopo anni di inutili e dispendiosi corsi di recupero, si è deciso di far tornare il purgatorio, mischiandolo però col paradiso senza chiarire quali fossero le reali chance di redenzione. Chi ha avuto un ?sei rosso? in qualche materia, cioè un sei finto, sarà promosso, ma manterrà un piede nei programmi dell?anno precedente. «È un gran casino», spiega Giovanni Ansaloni, studente dell?ultimo anno al liceo scientifico Roiti di Ferrara. «In tutti questi anni ci hanno fatto credere che i debiti formativi erano ininfluenti. Ora ci hanno detto che andranno a verbale per l?esame di maturità. Dunque peseranno anche sulla possibilità di accedere alle facoltà con numero chiuso. Ogni consiglio classe però decide per sé e dunque l?omogenità dei criteri valutativi va a farsi benedire». In effetti, per i sei rossi, le soluzioni utilizzate nei licei sono le più disparate. Si va dall?assoluta ininfluenza, al rischio di bocciature anticipate. In alcuni istituti sono previste prove scritte durante il primo quadrimestre. I ?debitori?, promossi l?anno precedente con riserva, dovranno sostenere prove scritte nella materia in cui avevano il sei rosso. Col rischio (ancora soltanto teorico) di venire bocciati a metà anno scolastico. La grande corsa verso il Novecento «Non sappiamo cosa fare», racconta il professor Alfio Pennisi del liceo Spedalieri di Catania, «nel caso gli studenti non le superino. Rischiamo di avere degli studenti già bocciati a febbraio». Dei ?Dead student walking?, (studenti morti che camminano) parla il preside del liceo Dante di Roma, il professor Zampone: «Dall?alto, dal provveditorato, ci hanno consigliato di risolvere il problema con forme di tutoraggio. Chiedendo cioè ai più bravi di seguire i titolari dei debiti. Ma noi ci siamo rifiutati: avrebbe significato esaltare la mortificazione di chi ha dei problemi, invece che aiutarlo a risolverli». Sei rossi o sei neri, poi, quest?anno tutti gli studenti saranno impegnati nella grande corsa. Il traguardo: il Novecento. Per arrivarci in tempo tutti i programmi degli anni precedenti sono stati compressi . Il preside Zampone è pessimista: «I professori che insegnano la storia al ginnasio non hanno dovuto superare all?università un esame di storia medioevale, e ora sono completamente impreparati». E in più le classi che non si sono adeguate l?anno passato, quest?anno devono compiere lavoro doppio. La maturità, un terno al lotto Molti studenti continuano a sognare la maturità anche anni dopo averla sostenuta. Ma quello di quest?anno rischia di essere un incubo vuoto. In 570 mila, al momento in cui si scrive, sono in classe da una settimana e non sanno ancora che maturità toccherà loro in sorte. Se ci sarà una terza prova scritta, e di che cosa si tratterà. Come saranno composte le commissioni. Quante e quali materie dovranno studiare. La generazione di fantasmi aspetta e spera: di uscire da questa scuola prima possibile. Benvenuti in classe: lezione di caos Roma, 15 settembre. Riparte la scuola. Con o senza gli insegnanti di ginnastica? Un accordo tra ministero della Pubblica Istruzione e Coni, infatti, segnerebbe la fine dell?educazione fisica così com?è: i professori dipenderebbero direttamente dal Comitato olimpico e diventerebbero dei veri e propri ct delle squadre delle scuole. Ma forse no. Benvenuti nella scuola olimpica. Bergamo, 15 settembre. La scuola media statale di Antegnate viene chiusa dal provveditorato. Ma i genitori dei 54 studenti non ci stanno: iniziano a pagarsi da soli gli insegnanti e a fare loro stessi i bidelli. Benvenuti nella scuola che non c?è. Milano, 15 settembre. Allo squillo della prima campanella la sorpresa: «Ragazzi, non c?è l?aula. Finché fa caldo andrete in giardino a fare lezione. Poi si vedrà…». È successo al prestigioso liceo Parini. Benvenuti nella scuola en plein air. Legnano, 16 settembre. All?Itis Bernocchi, in una stessa classe ben 41 studenti. Il secondo giorno a tre portatori di handicap viene ?suggerito? di stare a casa: come si fa a seguirli correttamente con così tanti alunni? Benvenuti nella scuola politicamente scorretta. Milano, 16 settembre. Alle elementari «Rinnovata» arrivano un bimbo cinese e uno filippino. Non conoscono una parola d?italiano e forse non l?impareranno mai, visto che è stato soppresso il posto dell?insegnante che doveva gestire il laboratorio linguistico. Benvenuti nella scuola monorazziale. Roma, 22 settembre. Gli insegnanti di geografia denunciano l?uccisione della loro materia, scomparsa definitivamente dai programmi dei licei sperimentali. Il ministro Berlinguer si giustifica dicendo che a cambiare sarà soltanto il nome. Equivoco o nuova grana? Benvenuti nella scuola che non sa dov?è. Roberto Beccaria


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