Famiglia

Per chi suona la campana

Alle 12 del 1° marzo e per 3 minuti da migliaia di campanili saluterà l’entrata in vigore del patto che metterà fine a una feroce guerra mai dichiarata.Che provoca 26 mila morti al giorno

di Federico Cella

Sono passati sei mesi dalla fatidica quarantesima ratifica, e così il Trattato di Ottawa, ?Convenzione sulla proibizione dell?uso, stoccaggio, produzione e trasferimento e sulla distruzione di mine antipersona?, il 1° marzo 1999 diventerà realtà. Le campane di tutto il mondo, dalla Gran Bretagna al Canada, dalla Colombia alla Norvegia, risuoneranno, per la prima volta dopo la fine della seconda Guerra mondiale, per rendere questo strano lunedì un giorno di festa, la festa di tutti per l?ufficiale messa al bando dei terribili ordigni che ogni venti minuti, da qualche parte nel mondo, fanno di una persona una vittima innocente. Suoneranno le campane anche da noi, grazie alla mobilitazione dei volontari della Campagna Italiana per la Messa al Bando delle Mine, e suoneranno anche come augurio per una rapida approvazione anche in Senato del Disegno di legge che finalmente porterà anche l?Italia tra le fila dei Paesi che hanno ratificato il Trattato canadese.
Il giorno di festa andrà ad aggiungersi al ricco calendario che ha scandito i passaggi della Campagna internazionale contro quella che è forse la forma più infida e sanguinaria di portare la guerra in un Paese. Nel 1992 nasce la Campagna internazionale a opera di sei tra le maggiori ?multinazionali? umanitarie (da Human Rights Watch a Handicap International), un movimento che oggi conta oltre 60 Paesi aderenti e più di mille organizzazioni impegnate in campo locale. La mobilitazione ha quindi portato, il 4 dicembre?97, alla sottoscrizione da parte di 122 stati del Trattato di Ottawa (grandi assenti: Stati Uniti, Cina, Russia, Turchia, Egitto, Finlandia, unico stato dell?Unione europea), e una settimana più tardi al grande riconoscimento del Nobel per la Pace. Si brinda, quindi, al Burkina Faso (40° ratifica, il 17 settembre ?98), e al Trattato internazionale entrato in vigore più velocemente, rapidità giustificata dai numeri della ?guerra delle mine?, ordigni capaci di rimanere attivi, e in agguato, per circa 50 anni: sono 119 milioni sparsi in 71 Paesi (i più colpiti sono l?Afghanistan, il Mozambico, l?Angola, la Cambogia, l?ex Jugoslavia e il Rwanda), 100 milioni quelli depositati negli arsenali militari; dunque, una mina ogni 48 abitanti del Pianeta, 2 mila vittime al mese e 26 mila all?anno, il 20% delle quali sono bambini. Sono un?arma subdola, perché in grado di ?minare? anche l?economia di un Paese: in Angola e in Cambogia il 35% del territorio non è coltivabile a causa delle mine.
In Italia, intanto, superato lo ?choc? di non essere tra i primi quaranta Paesi (ma soprattutto quello di essere stato, fino al ?94, tra i maggiori cinque produttori mondiali di mine), i lavori parlamentari proseguono, con il disegno di ratifica approvato il 10 febbraio e in viaggio verso il Senato. Una legge che, se dovesse passare intonsa, viene ben giudicata dai soggetti della Campagna nazionale, che già avevano ottenuto di fare salva la definizione, la più completa in campo internazionale, di ?mina antipersona? come ?ogni ordigno adattabile a esplodere in prossimità di esseri umani?. «È un testo molto avanzato, ma che arriva in Senato con due importanti omissioni», ci spiega Barbara Laveggio, coordinatrice nazionale della Campagna. «La prima riguarda la proposta, cui la Camera ha rinunciato, di istituire una Commissione di controllo che fosse esterna al ministero della Difesa. Chi è deputato allo smaltimento degli arsenali è il ministero stesso, che quindi dovrà controllare se stesso. Il secondo punto che non condividiamo, è la completa mancanza di una definizione delle attività che l?Italia si impegna a portare avanti per lo sminamento e la riabilitazione delle vittime. Quando, invece, dovremmo assumerci la grossa fetta delle nostre responsabilità per ripulire il mondo».
Solo festa, invece, si udirà nei rintocchi delle campane delle 35 città e paesi italiani che hanno già aderito alla chiamata: da Milano a Bologna, da Firenze a Roma, passando per Brescia (sede di molte aziende ?a rischio?) e Avellino. Ma i festeggiamenti inizieranno il fine settimana precedente (28-29 febbraio), orchestrati dai banchetti della Campagna italiana, che spunteranno in molte città italiane per distribuire opuscoli informativi e delle spille a forma di campanella, funzionanti, come contributo al progetto di sminamento ?Afghanistan: metroxmetro? (vedi box).
Per ulteriori informazioni è possibile contattare Barbara Laveggio,telefono:
0131 232640, fax 0131235497. Web:http://www.citinvit/associazioni/manitese/mine/homemine.htm.

L?Afghanistan affidato agli italiani

Sminare un metro quadrato di terreno in Afghanistan costa come un caffé: 1.300 lire. Lo assicura un rapporto dell?Agenzia delle Nazioni Unite per lo sminamento in Afghanistan (Mcpa), da cui la Campagna Italiana ha ottenuto in ?affidamento? la pulizia di 5 campi minati nella provincia di Kandahar, nel sud del Paese. È questo lo scopo del Progetto ?Afghanistan: metroxmetro?, teso a liberare i campi circostanti i villaggi di Sarpoza e Baladeh. Grazie alla generosità e all?impegno di molti è già stato versato il primo contributo alle operazioni di sminamento umanitario: 35 mila dollari (lire 58.442.085) per un totale di 45 mila mq. Adesso tocca anche a voi, approfittando magari dei banchetti della Campagna Italiana per la Messa al Bando delle Mine, presenti sabato 27 e domenica 28 febbraio nelle principali città, per raccogliere contributi vendendo i numerosi gadget ?antimine?: dalle spille con campanella funzionante ai puzzle, alle magliette. Per informazioni: Mani Tese, tel: 066868959, fax 066871477,maniteseroma@ flashnet.it Per i versamenti: Mani Tese – Campagna contro le Mine, c/c n. 16647 Banca Popolare di Milano Ag. 508, Cab 01708 ABI 05584 oppure c/cp 189241 Milano.

Questi gli impegni

?Ogni Stato si impegna a non usare, produrre, acquisire, detenere e trasferire, direttamente o indirettamente mine antipersona?. Questo il primo articolo del Trattato di Ottawa che ne contempla venti ed è stato firmato da 133 Paesi. Dal Trattato viene anche regolamentata la distruzione delle mine antiuomo che, come recita il quarto articolo, ogni Stato si impegna a fare entro quattro anni dall?entrata in vigore dalla convenzione. Il punto successivo chiede un impegno all?identificazione e alla successiva bonifica dei terreni minati entro dieci anni. Allo sminamento e soprattutto alla riabilitazione della vittime delle mine antipersona sono chiamati a contribuire tutti gli Paesi in grado di farlo, gli aiuti in questo caso possono pervenire agli Stati interessati attraverso le Nazioni unite, le Ong, le istituzioni locali e regionali oltre che con la cooperazione bilaterale.
In pratica dal Trattato si prevede l?eliminazione totale di qualsiasi ordigno possa essere considerato una mina antiuomo (escluso il minimo quantitativo necessario all?addestramento degli sminatori), tutti quegli ordigni cioè che sono stati ideati per ferire o uccidere una o più persone ed esplodere solo in vicinanza di uomini, donne e bambini.

Morire ogni 20 minuti

Mine attive:119 milioni
Mine nei depositi:100 milioni
Paesi da sminare:71
Vittime all?anno delle mine:26.000
Una persona muore ogni:20 minuti
Vittime tra i civili:90%
Vittime tra i bambini:20%
Paesi che hanno firmato il Trattato di Ottawa:133
Paesi che lo hanno ratificato:57
Paesi che non lo hanno firmato:6
(USA, Russia, Cina, Turchia, Egitto e Finlandia)

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