Politica

«Per avere trasparenza bisogna uscire dall’emergenza»

A parlare è Francesca Danese, assessore a Roma, entrata a far parte della Giunta Marino lo scorso dicembre dopo il rimpasto seguito all’inchiesta. In Italia i comuni assegnano quasi il 90% degli affidamenti per il welfare senza gare. E Roma è capitale anche di questo fenomeno. Ma sembra stia invertendo rotta

di Francesco Dente

Roma, caput mundi. Ma anche capitale degli appalti senza gara aperta. Con percentuali sul totale delle aggiudicazioni che vanno dal 96,5% del Dipartimento Promozione dei servizi sociali all’84,5% del Dipartimento servizi educativi, Roma guida con Milano la classifica dei capoluoghi che fanno più ricorso alle procedure negoziate nell’aggiudicazione dei servizi sociali. Vita ne ha parlato con Francesca Danese, assessore alle Politiche sociali, salute, casa ed emergenza abitativa, entrata a far parte della Giunta Marino lo scorso dicembre dopo il rimpasto seguito all’inchiesta “Mafia Capitale”. Danese, educatrice di comunità, epidemiologa sociale ed ex vicepresidente del coordinamento nazionale dei Centri di servizio al volontariato (Csvnet) ha una lunga esperienza nel Terzo settore.

Assessore Danese, il Comune di Roma nel 2011-14 ha fatto ampio ricorso a procedure di affidamento diretto e a procedure senza previa pubblicazione di gara nell’assegnazione dei servizi sociali. Come commenta il dato?
Negli anni scorsi, e in particolare prima dell’inchiesta Mafia Capitale, si è fatto eccessivo ricorso agli affidamenti diretti sull’onda di un clima emergenziale che veniva giustificato sulla base appunto di urgenze. Anche nel caso delle procedure negoziate senza pubblicazione di gara, pur diffuse in generale nella gestione dei servizi sociali, credo si siano invocate troppe volte ragioni di urgenza ed emergenza per far passare le proroghe degli affidamenti.

In quale direzione vi state movendo?
Fermo restando che in alcuni casi l’affidamento diretto si rende necessario nelle more dello svolgimento delle procedure di gara, intendiamo puntare su percorsi che prevedano come primo passo la coprogettazione con il Terzo settore e in un secondo momento la pubblicazione di bandi aperti. Riteniamo inoltre, quanto alla macchina amministrativa, che sia necessario promuovere la formazione del personale che si occupa degli appalti sociali e scongiurare, cosa che stiamo già facendo attraverso la rotazione degli incarichi, che i dirigenti siedano a lungo sulla stessa sedia.

Come coniugare qualità, quantità e trasparenza negli affidamenti?
Puntiamo a far leva sull’accreditamento. Intendiamo insomma alzare l’asticella per vedere se i soggetti affidatari rispettano determinati requisiti di qualità. Penso, per fare solo un esempio, alla presenza di
persone disabili fra gli operatori che gestiscono i servizi. Il nuovo assessore alla Legalità, il magistrato Alfonso Sabella, ha licenziato una direttiva che rende più trasparenti le procedure per gli appalti.

Quale ritiene che sia il passaggio più importante?
Si riducono le distanze tra politici e tecnici. I tecnici elaboreranno le procedure, ma dovranno sottoporle al vaglio dei politici.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.