Non profit

Per avere più tetti non servono più mattoni

Il modello innovativo del consorzio Sir di Milano

di Carmen Morrone

In Italia, tolte le seconde abitazioni, ci sono 2,5 milioni di case sfitte. Che rimangono tali perché
i proprietari temono l’insolvibilità degli inquilini. Un buco che il consorzio ha coperto con un sistema di garanzie economiche e giuridiche all’avanguardia.
E così per rispondere ai bisogni non è più necessario costruire Per rispondere all’emergenza abitativa non è necessario cementificare. C’è un’altra via: il recupero degli immobili esistenti e non utilizzati. In Italia, secondo le stime di Sicet – Sindacato inquilini Casa e territorio, le case non abitate sono 5 milioni. Se si escludono le seconde case, le abitazioni disponibili rimangono due milioni e mezzo. Il problema è già stato affrontato in alcune città di medie dimensioni. Per risolvere la questione in una metropoli come Milano è stato messo a punto un progetto da parte del consorzio Sir. Si tratta di servizi che favoriscono l’incontro della domanda e dell’offerta sul mercato privato della locazione prevedendo garanzie e incentivi economici per proprietari e inquilini.
L’idea e la sfida dell’Agenzia immobiliare sociale vuole rivitalizzare i 70mila alloggi sfitti. «A fronte di un’aumentata offerta di alloggi in affitto», si dice nel documento di presentazione del progetto, «buona parte di questi rimangono inaccessibili a quei soggetti appartenenti alle cosiddette “nuove povertà” come le famiglie a mono-basso reddito, le giovani coppie, i giovani single che vogliono raggiungere l’indipendenza abitativa dalla famiglia di origine. Questa fascia di popolazione è destinata ad aumentare, soprattutto in una città come Milano, per effetto di politiche ridistributive inadeguate e a causa di politiche occupazionali maggiormente flessibili che generano un diffuso precariato».

Milano sulla scia di Madrid
Il problema si complica per una sfiducia da parte dei proprietari a rendere disponibili gli immobili perché non si sentono sufficientemente garantiti dalla solvibilità dell’inquilino. Per questi sono state pensate una serie di garanzie bancarie – fideiussorie, ma anche giuridiche – offrendo consulenza specifica in caso di contenziosi. L’Agenzia immobiliare sociale del consorzio Sir riguarda la gestione complessiva del sistema integrato di offerta abitativa, come spiega il presidente del consorzio, Umberto Zandrini: «Oltre alla gestione diretta del patrimonio immobiliare sono previste azioni di sostegno agli inquilini che spesso sono portatori di bisogni altri da quelli più direttamente connessi al bisogno abitativo. Infatti l’idea è quella di proporre soluzioni in cui la condivisione dello spazio comune o di spazi comuni di quartiere diventino l’occasione per innescare relazioni fra gli ospiti e invertire così percorsi di marginalizzazione perché il lavoro di accompagnamento non si concentra solo sull’individuo ma anche e soprattutto sulla comunità, anche grazie al lavoro sul territorio da parte del privato sociale».
La “mamma” di questa esperienza è Provivienda, un’agenzia di housing sociale con sede a Madrid e particolarmente attiva a Barcellona e nelle isole Baleari. Provivienda dal 1989 ha rimesso sul mercato 70mila abitazioni ad affitto convenzionato facendo incontrare piccoli proprietari con chi cerca casa. Non solo. L’agenzia nasce anche per agevolare l’integrazione dei migranti, per questo offre attività di mediazione culturale attraverso il Centro di attenzione sociale.

Gli altri casi
Il modello spagnolo è stato già replicato su piccole dimensioni anche in Italia. A Bergamo è nata l’agenzia di housing sociale Casa Amica, promossa, nel 1993, dalla Consulta provinciale dell’immigrazione per facilitare l’accesso alla casa da parte di immigrati e di italiani in situazioni di disagio o esclusione abitativa. A Casa Amica aderiscono ad oggi oltre 40 associazioni fra cui quelle degli immigrati di Senegal, Burkina Faso e Costa d’Avorio.
A Bologna invece è attiva Ama – Agenzia metropolitana per l’affitto, costituita da soggetti pubblici e privati, che si rivolge a potenziali inquilini che hanno redditi troppo alti per accedere all’edilizia residenziale pubblica, ma troppo bassi per sostenere gli attuali canoni di libero mercato. Ama è stata recepita come un’opportunità da molti proprietari di immobili privati che possono affittare minimizzando i rischi connessi alla selezione degli affittuari e al mancato pagamento del canone poiché è previsto un fondo di garanzia.
A credere nel recupero delle case sfitte come risposta alla domanda di case è anche il Comune di Torino che dal 2000 ha attivato Lo.C.A.Re, centro servizi che opera, a titolo completamente gratuito, a favore di inquilini e proprietari. Attraverso Lo.C.A.Re. il Comune di riconosce un incentivo economico e una serie di garanzie a favore del proprietario, nonchè un contributo a favore dell’inquilino. Dal 2007 al servizio di Lo.C.A.Re hanno aderito anche una decina di comuni dell’hinterland torinese.


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