Non profit

Per al-Qaeda il deserto è un terreno fertile

Aiuti allo sviluppo per estirpare le cellule fondamentaliste. Ecco la strategia europea per il Sahel: «Ma soprattutto serve la reale volontà dei governi locali»

di Joshua Massarenti

Colpire gli infedeli a colpi di bombe, sequestri e attentati suicidi. Per al-Qaeda la conquista del mondo è un chiodo fisso che non conosce tregua. Né frontiere. L’ultima regione chiamata in causa è il Sahel, una regione desertica che offre l’opportunità di allargare la geografia del terrore laddove il “nemico” non se l’aspetta. Da ormai due anni, Mauritania, Mali e Niger stanno pagando a caro prezzo la loro povertà endemica e le debolezze strutturali di governi incapaci a fermare un pugno di terroristi che fanno capo ad al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). Tra mille difficoltà, i Paesi europei stanno provando a fermare la macchina del terrore. Gilles de Kerchove, dal 2005 coordinatore della lotta antiterrorismo dell’Unione europea, spiega come.
Vita: Quali sono le capacità di finanziamento dell’Unione europea per sostenere azioni di sviluppo alternative quando si sa che per far fronte alla crisi economica numerosi Paesi Ue stanno procedendo a tagli budgetari nella cooperazione allo sviluppo e nella difesa?
Gilles de Kerchove: C’è una tale quantità di solleciti, talmente tante sfide da raccogliere nel mondo che il Sahel non è in cima all’agenda politica internazionale dell’Ue. Lo diventa se i politici maliani, mauritani o nigerini portano i loro dossier a Bruxelles per imporli tra le priorità dell’Europa, dimostrando nel contempo una reale volontà di far muovere le cose e passare all’azione. Se al contrario prevale la passività, al momento delle scelte ci sarà la tentazione da parte dell’Ue di mobilitare più risorse per quei Paesi o regioni dove gli sforzi si traducono in risultati più convincenti. A Bruxelles c’è una forte volontà di intensificare gli aiuti nel Sahel, un’area vicina all’Europa. È importante per i Paesi della regione e per gli interessi europei che vi sono presenti. Ci si può anche interrogare sui legami tra l’Aqmi e alcune cellule di supporto in Europa. I servizi di intelligence europei stanno seguendo con grande attenzione l’evoluzione dell’Aqmi e dei suoi rapporti con cellule europee.
Vita: Un mese fa Francia e Mauritania hanno condotto un’operazione militare in Mali contro al-Qaeda che si è conclusa con l’uccisione di un umanitario francese. Qual è la posizione dell’Unione europea nei confronti di questa iniziativa congiunta?
de Kerchove: Non spetta a me commentare questo intervento militare. Tuttavia prendo atto che l’operazione traduce uno sforzo delle autorità mauritane a prendere misure forti per lottare con mezzi militari l’Aqmi. Questo sforzo si iscrive in un quadro più generale nel quale l’Unione europea è impegnata da un anno e mezzo fa attraverso la strategia Sicurezza e sviluppo per aiutare la Mauritania, il Mali e il Niger a rafforzare i loro dispositivi di prevenzione e di lotta contro il terrorismo, nonché contro una serie di fattori di instabilità quali il traffico di droga, il traffico di armi o l’immigrazione clandestina.
Vita: Nonostante le minacce terroristiche che pesano sui Paesi del Sahel, l’Ue sembra iscritta agli abbonati assenti. Che cosa aspettate per aiutare questi Paesi come lo fanno gli Stati Uniti?
de Kerchove: Guardi che l’Ue fa già tanto, di sicuro sul piano dell’assistenza i suoi forzi sono superiori a quelli forniti dagli Usa. La strategia Sicurezza e sviluppo traduce la volontà di ripensare il nostro aiuto allo sviluppo e di intensificare il nostro sostegno al rafforzamento dei dispositivi di sicurezza, il tutto in modo integrato. Ma l’impegno dell’Unione europea presuppone una determinazione da parte delle autorità nazionali dei Paesi del Sahel a investire nella sicurezza e ad identificare progetti adeguati.

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