Formazione
Per 9 bambini su 10 tornare in classe non è mai stato così bello
In occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia, 20 novembre, Sos Villaggi dei Bambini rilancia l’attenzione su scuole e infanzia e diffonde l’indagine Ipsos sulle nuove consapevolezze degli italiani in materia di povertà educativa e divario digitale, cibo e alimentazione. Nonostante il Covid-19, il 76% degli studenti si sente sicuro a scuola
Quello che hanno vissuto famiglie e studenti è stato un ritorno a scuola complicato. E mentre l’attenzione è sempre più rivolta alle scelte del Governo sul fronte scolastico divene più presente non solo tra i diretti interessati (genitori, insegnanti e studenti) la consapevolezza che le decisioni che man mano vengono prese vanno oltre la funzione educativa.
Anche per queste ragioni alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Infanzia, che si celebra domani 20 novembre, Sos Villaggi dei Bambini rilancia l’attenzione su scuole e infanzia diffondendo l’indagine Ipsos sulle nuove consapevolezze degli italiani in materia di povertà educativa e divario digitale, cibo e alimentazione a casa e a scuola.
Tra i primi dati che saltano all’occhio del sondaggio "Nutrire l'Infanzia. Povertà educativa, divario digitale” (realizzata dal 27 ottobre al 2 novembre su un campione di 1000 genitori di bambine/i e ragazze/i frequentanti scuole elementari e medie distribuiti tra Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio, Puglia e Calabria), vi è il 90% dei ragazzi che sono stati contenti di tornare a scuola, un rientro affrontato con entusiasmo (50%), nonostante le stringenti misure di sicurezza, verso le quali c’è stata una sostanziale adesione e comprensione (70%).
Maggiormente preoccupati i genitori, più per il timore di contagi (25%) che per gli effetti della didattica a distanza (14%). Mentre il pasto consumato a scuola si conferma un elemento fondamentale nella vita delle famiglie, dal punto di vista organizzativo ma soprattutto nutrizionale, laddove per molti ragazzi esso rappresenta l’unico pasto veramente completo della giornata (11%).
Nel video alcune interviste sui temi dell'indagine
«È stato un ritorno tra i banchi tra luci e ombre, tra la paura del contagio e la consapevolezza del ruolo insostituibile dell’istruzione», spiega Samantha Tedesco, responsabile Programmi e Advocacy di Sos Villaggi dei Bambini. «Abbiamo scelto di divulgare questi dati in occasione del 20 novembre, anniversario dell'adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'Infanzia, per celebrare il protagonismo dei bambini e invitare i governi a rinnovare i loro impegni per i diritti dei più piccoli, primo fra tutti quello allo studio, riconosciuto anche dal quarto Obiettivo di Sviluppo delle Nazioni Unite (“Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento eque per tutti”, ndr). La profonda crisi globale che stiamo vivendo rischia di sospingere i temi dell’Infanzia ai margini dell'agenda, per questo a oggi è più importante che mai, per Sos Villaggi dei Bambini, rivendicare il diritto dei più giovani a partecipare ai processi che incidono, o che incideranno, sulla loro vita».
A scuola in tempi di pandemia: l’entusiasmo dei figli, le paure dei genitori
9 genitori su 10 dichiarano che il proprio figlio era molto (53%) o abbastanza (37%) contento di rientrare a scuola, indipendentemente dal ciclo di studi o classe frequentata. 1 genitore su 2 parla di “entusiasmo” come stato d’animo prevalente nei figli che hanno affrontato il rientro a scuola. Il 16% dei genitori ritiene invece che il proprio figlio abbia affrontato il rientro con incertezza su quello che avrebbe potuto aspettarsi e l’8% dei genitori cita addirittura un rientro con paura.
Guardando al ciclo scolastico/classe frequentata, maggiore l’entusiasmo riconosciuto ai più piccoli (58% per i bambini di prima e seconda elementare), a fronte di un maggior senso del dovere dei bambini più grandi (dalla terza elementare alle medie).
Più di 7 genitori su 10 ritengono che il proprio figlio si senta molto (14%) o abbastanza (62%) sicuro a scuola. Il 55% di quelli che ritengono che il proprio figlio non si senta abbastanza sicuro a scuola (1 su 4), attribuiscono l’insicurezza alla paura che i compagni non rispettino le misure precauzionali (soprattutto alle scuole medie), mentre il 27% lamenta misure di prevenzione e, in generale, organizzazione poco chiare (soprattutto alle elementari) e il restante 18% crede invece che il proprio figlio tema di non essere in grado di rispettare le misure previste (soprattutto in prima e seconda elementare).
Per quanto concerne protocolli e misure, 7 genitori su 10 ritengono che i propri figli stiano rispettando le regole con entusiasmo. L'impossibilità di organizzare gite e uscite scolastiche rappresenta la restrizione che maggiormente infastidisce bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie (67%), seguita dal distanziamento sociale che non permette la socializzazione con i compagni (63%). Vengono quindi l'impossibilità di scambiarsi oggetti coi compagni (58%) e l’uso delle mascherine (52%). Decisamente meno impattanti l’utilizzo dei gel disinfettanti, gli ingressi e le uscite scaglionati, il lavaggio delle mani e la misurazione della temperatura corporea.
Meno sereni dei ragazzi sembrano essere i genitori: la totalità di mamme e papà lamenta almeno una preoccupazione, tra questi, il 25% dichiara di essere preoccupato per il rischio di contagio all’interno degli istituti e il 17% negli assembramenti al di fuori da essi (soprattutto i genitori dei ragazzi delle medie). In misura minore si temono possibili problemi di apprendimento collegati all’attivazione della Dad (14%), che con il nuovo anno scolastico ha assunto la veste di Didattica Digitale Integrata (Ddi).
4 genitori su 10 riportano della scoperta di effettivi casi di Covid-19 nella scuola del proprio figlio, di più tra i genitori con figli frequentanti le scuole medie piuttosto che le elementari (47% vs il 37%). Alle scuole medie troviamo anche una maggior quota di genitori che riporta più di un caso per scuola (28% a fronte di un 19% delle elementari). Guardando invece alla presenza di casi Covid-19 nella classe del proprio figlio, la quota di genitori che riporta di almeno un caso si riduce al 14% (di cui 8% con più di un caso positivo).
Secondo mamme e papà, il 75% dei ragazzi di elementari e medie ha vissuto tale evento con preoccupazione (molta o moderata). Dal punto di vista dell’organizzazione familiare, le quarantene hanno generato difficoltà per quasi 8 famiglie su 10, prevedibilmente con maggiore impatto per i genitori degli alunni delle elementari.
Nutrire l’infanzia: l’importanza del pasto a mensa
Quasi 6 genitori su 10 hanno dichiarato che nel periodo di rilevazione il proprio figlio non stava fruendo del servizio mensa, per scelta (20%) o perché non previsto dalla scuola (37%). Eppure il pasto a scuola rappresenta un aiuto valido, talvolta indispensabile: in poco più di una famiglia su dieci (12%) la disattivazione del servizio di refezione comporta l’incapacità di garantire ai ragazzi un pasto giornaliero ben bilanciato in termini nutrizionali (7%) o addirittura la mancanza del principale pasto giornaliero (5%) a causa delle difficoltà economiche in cui versa la famiglia.
L’assenza del servizio mensa ha comportato anche altri problemi per le famiglie: doversi organizzare affinché il figlio torni a casa per pranzo (44%), necessità di trovare il tempo per preparare il pranzo al sacco da portare a scuola (23%), disagio che il figlio debba pranzare a casa da solo (13% dei casi).
In generale, la valutazione del pasto e del suo ruolo per la famiglia è positiva. Due terzi circa dei genitori intervistati lo considera tutto sommato equilibrato (66%); al pasto consumato nella mensa scolastica viene inoltre attribuita una funzione educativa (64%), in quanto utile ad abituare i propri figli a una alimentazione sana e completa. Allo stesso tempo la maggioranza dei genitori riconosce anche un buon livello di qualità (57%) ai pasti serviti nella scuola del proprio figlio (il 29% li considera addirittura di ottima qualità). Per buona parte del campione i pasti serviti nella mensa scolastica possono anche essere utilizzati quali fonte di ispirazione (56%) per imparare a equilibrare l'alimentazione del proprio figlio.
La didattica a distanza
Prima della suddivisione dell’Italia in regioni rosse, gialle e arancioni, tra gli intervistati in tutta Italia, 1 studente su 4 ha sperimentato la Didattica Digitale Integrata; in un caso su 10 come unica modalità di didattica.
Ripensando al lockdown della scorsa primavera, il 66% dei genitori valuta positivamente l’esperienza dei propri figli con la Dad. La quasi totalità delle scuole aveva attivato questa modalità di didattica, indipendentemente dalla regione di residenza e dal ciclo di studi. Laddove la scuola aveva attivato la DAD, 9 studenti su 10 avevano avuto la possibilità di seguire le lezioni online in modo regolare, seppur con alcune differenze legate alla classe frequentata: inferiore la quota di bambini di prima e seconda elementare che hanno frequentato le lezioni online in modo regolare durante il lockdown di primavera (79% vs quasi il 90% dei bambini più grandi). Tra chi non ha avuto la possibilità di seguire in modo regolare le lezioni, i principali impedimenti sono problemi di connessione internet e strumentazione inadeguata/scarsa/assente.
La Dad si conferma molto impattante rispetto al coinvolgimento dei genitori: quasi 9 intervistati su 10 dichiarano di aver aiutato il proprio figlio con le lezioni online, durante il lockdown di primavera e/o al momento della rilevazione, “spesso” in quasi 4 casi su 10. Non manca il segmento di genitori privi di educazione tecnologica e quindi non in grado di aiutare il proprio figlio con la didattica a distanza, parliamo di 1 famiglia su 10.
Altri aspetti organizzativi: orari e trasporti
Il 63% degli studenti di elementari e medie ha ripreso la didattica secondo l’orario canonico (sia in termini di ore che di fascia oraria). Gli studenti più piccoli (1a e 2a elementare) sono quelli che risultano meno colpiti dalle modifiche di orario (7 su 10 avevano ripreso/iniziato la scuola secondo il canonico orario scolastico sia in termini di ore che di fascia oraria). La modifica (totale o parziale) dell’orario scolastico ha creato problemi organizzativi al 74% delle famiglie interessate, legati principalmente alla necessità di dover accompagnare e riprendere i figli a scuola.
Tra i mezzi di trasporto, quello maggiormente impiegato al momento dell’indagine, risulta l’auto (per più di 1 studente su 2). Quasi un terzo degli studenti (29%) si reca a scuola a piedi o in bici mentre il trasporto pubblico è utilizzato in modo marginale (solo il 6% degli studenti di elementari e medie) e il trasporto scolastico in circa 1 caso su 10. Guardando al ciclo di studi, inferiore, seppur consistente e comunque preponderante, la quota di ragazzi delle medie che raggiungevano la scuola accompagnati in macchina (46%). Minore invece il ricorso al trasporto pubblico (2%) per i bambini delle prime classi elementari.
Nell'immagine in apertura la copertina dell'indagine Sos Villaggi dei Bambini – Ipsos
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