Welfare

Penso dunque lavoro

Prima lezione, l’efficienza migliora il sociale

di Carlo Borgomeo

Questa fase del nostro sviluppo economico e sociale, tanto densa di innovazioni, di tensioni e di vasti cambiamenti, sarà ricordata anche come quella in cui con maggiore evidenza si manifesta una spinta del cosiddetto Terzo settore a uscire definitivamente da una situazione di minorità e di marginalità rispetto alle regole del gioco dello sviluppo.
Molti i segnali in tal senso: molti percorsi che si vanno consolidando in direzione di una nuova attenzione alla dimensione finanziaria, a una logica manageriale, alla promozione di una cultura di rete, alle possibili innovazioni tecnologiche.
Il pubblico fa la sua parte, anche se qualche volta con fatica e con percorsi non lineari: anche i primi passi per l?allargamento alle imprese sociali di strumenti agevolativi, o la introduzione di progetti dedicati come il progetto Fertilità vanno in questa direzione.
Il tema sul quale probabilmente occorre oggi concentrare i massimi sforzi e la massima attenzione è, però, quello della formazione delle risorse. Vi sono molte iniziative in corso, anche di eccellente livello.
Molte università introducono corsi specifici, mentre si segnalano alcuni master per manager di imprese sociali, o per operatori di fund raising, particolarmente qualificati.
Tale sforzo deve essere accentuato e generalizzato: certamente sul versante dell?offerta, moltiplicando le iniziative e, soprattutto, replicando gli esperimenti e le innovazioni di maggiore efficacia; ma probabilmente lo sforzo maggiore va fatto in direzione della domanda. è necessario, cioè, che il mondo del Terzo settore, sempre più consapevole del proprio ruolo e del proprio spazio, manifesti esso stesso una forte domanda di qualificazione. Assuma come decisivo in questa fase l?obiettivo del massimo rigore professionale: soprattutto per quanta riguarda l?area della gestione delle imprese e delle organizzazioni, superando del tutto il complesso rispetto alle regole del gioco ?ufficiali?. Ormai è ovvio, come testimoniano mille e mille esperienze, che l?efficienza delle imprese sociali, la cultura del risultato, l?attenzione alla gestione non sono valori antitetici ai valori propri del Terzo settore. Che un?impresa è ?sociale? non perché attenua l?attenzione sui rapporti tra costi e ricavi, ma per i suoi obiettivi, per i soggetti che la animano per le relazioni tra i soci e i dipendenti.
Questa sfida può essere vinta; anzi, appare sempre più evidente la capacità attrattiva del Terzo settore verso tanti giovani che rifiutano modelli ormai stereotipati di competizione sfrenata, di carriere stressate e guardano con interesse a un modo diverso di lavorare in cui sia più forte il ?senso? del lavoro, più motivanti gli obiettivi, uguale il riconoscimento dei valori professionali.
Se i tanti soggetti del Terzo settore assumeranno questa priorità, non saranno certamente le risorse pubbliche a mancare per sostenere percorsi formativi dedicati: in fondo i nostri sistemi di formazione professionale, anche se in modo ineguale, manifestano una forte esigenza di innovazione di programmi e di target.

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