Cultura

Pensioni: Pezzotta, giudizio su riforma in base a equit

Il leader della Cisl Savino Pezzotta attende che il governo scopra finalmente le carte sulla riforma delle pensioni

di Paolo Manzo

”Giudicheremo la proposta del governo in base all’equita’. Vedremo comunque domani quale sara’ la stesura definitiva della riforma e poi giudicheremo. Di proposte ne ho sentite fin troppe”. Attende che il governo scopra finalmente le carte sulla riforma delle pensioni il leader della Cisl Savino Pezzotta. Ma la partita che si giochera’ domani a palazzo Chigi e’ lontana dall’assomigliare ad una forma di concertazione. ”Sulle pensioni non c’e’ stato negoziato -ha detto nel corso del convegno sulla concertazione svoltosi al Cnel- c’e’ stato solo un confronto sull’obiettivo di tagliare lo 0,7% del pil. E si e’ discusso solo di questo che non c’entra niente con la riforma del sistema previdenziale. Siamo passati dalla concertazione al dialogo sociale e ora siamo allo scambio di opinioni”. E il confronto, per il leader della Cisl, sara’ reso domani piu’ difficile dalla presenza di 37 sigle sindacali: ”solo se ci diciamo buonasera… e’ possibile concertare cosi’?”. La riforma delle pensioni, per Pezzotta, e’ stata inoltre anche la cartina tornasole degli errori del bipolarismo. ”E’ stata fatta della governabilita’ un mito -ha proseguito- inteso come dominio delle maggioranze. Si dice ho vinto le elezioni, ho l’investitura del popolo e so io cosa e’ bene e cosa e’ male. E’ questo il dominio della maggioranza che mi spaventa per il presente e mi preoccupa per il domani”. Senza contare che, per la Cisl, la riforma delle pensioni e’ stata fatta sotto l’urgenza delle valutazioni delle societa’ di rating. ”Dicono che le pensioni bisogna tagliarle per non mettere in fibrillazione le societa’ di rating. Ma io con le societa’ di rating non concerto”. Annullata la concertazione, dunque, e’ sparita anche per Pezzotta la politica dei redditi. ”Come facciamo a fare politica dei redditi se non interveniamo sul tasso di inflazione programmata?”, si chiede. Ed indica una sola via d’uscita: ”Le radicalizzazioni non servono. Servono linee riformiste molto chiare. Piattaforme propositive unitarie che individuino snodi veri e costringano il governo a seguire il percorso indicato”.


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