Famiglia
Pensioni. Maroni: “Niente riforma senza federalismo”
Per i sindacati "l'iter della delega previdenziale va profondamente cambiato"
Senza devolution, si riapre anche la partita della riforma delle pensioni. E’ il messaggio che il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha lanciato agli alleati della maggioranza precisando che la Lega ”non da’ nulla per scontato”. ”Come ministro ho interesse ad approvare rapidamente la riforma – ha osservato Maroni – ma devo tenere conto delle posizioni politiche. Sono ottimista, la riforma sara’ calendarizzata in Aula entro luglio. Se da qui a sabato le cose vanno bene, la riforma sara’ approvata entro luglio. Se invece si mette in discussione tutto…”. Maroni ha ricordato che la Lega aveva proposto di introdurre modifiche inserendo la possibilita’ di uscire dal lavoro con 57 anni di eta’ e 35 di contributi per le donne senza penalizzazioni o comunque a 57 piu’ 35 con la penalizzazione del calcolo contributivo, ma anche per gli uomini. ”Questa era la richiesta fatta dalla Lega – ha spiegato – e poi respinta. Aveva accettato una riduzione delle pretese. Manteniamo la parola data e gli impegni presi, ma si devono mantenere tutti anche sul federalismo”. Il ministro ha spiegato, quindi, che sara’ oggetto dell’incontro di domani se sulla riforma previdenziale ”si dovra’ aprire a modifiche o se si debba andare alla fiducia per chiudere entro luglio”. Intanto, i sindacati sono tornati a chiedere correzioni profonde alla delega previdenziale. In vista dell’audizione di domani delle parti sociali in commissione Lavoro della Camera, Cgil, Cisl e Uil stanno mettendo a punto unitariamente una sorta di memorandum da lasciare ai deputati nel quale ribadiscono le loro posizioni sulla riforma. Le confederazioni confermeranno domani il loro deciso ‘no’ allo scalone del 2008, sottolineando anche come non ci sia nella delega alcun elemento di armonizzazione della contribuzione sul lavoro autonomo. Non solo: mentre per tutti e’ previsto l’aumento dei requisiti contributivi – faranno presente ancora i sindacati – per gli iscritti ai fondi privatizzati non e’ stabilito alcun intervento. I sindacati ribadiranno anche le loro critiche alle modifiche apportate, in occasione del voto di fiducia al Senato, sul meccanismo del silenzio-assenso per la destinazione del tfr alla previdenza integrativa. In particolare, sono contrari alla parificazione dei fondi integrativi con le polizze assicurative individuali. ”Andiamo in commissione confidando che il parlamento possa svolgere il suo ruolo”, ha sostenuto la segretaria confederale della Cgil, Morena Piccinini. La sindacalista ha spiegato, infatti, che ”pur mantenendo un giudizio totalmente negativo sulla delega”, i sindacati stanno operando perche’ siano apportate ”modifiche profonde cosi’ da correggere gli errori macroscopici contenuti nella delega”. Per il leader della Cisl, Savino Pezzotta, ”il governo dovrebbe rendersi conto che questa e’ una riforma sbagliata, e che sarebbe meglio per loro, per i pensionandi e per il Paese rinviarla alla verifica del 2005”. Con la verifica il prossimo anno, ha detto il segretario confederale della Cisl, Pierpaolo Baretta, si potrebbe fare una ”discussione seria sull’intero impianto delle pensioni e del welfare”. Cio’ che e’ certo, secondo Baretta, che non ci potra’ essere una riforma ora e un’altra nel 2005. Il numero due della Uil, Adriano Musi, ha confermato che il sindacato domani indichera’ le sue priorita’ di correzione del testo ”che aiutino a risolvere i problemi di attuazione della legge Dini e diano la risposta piu’ giusta per la permanenza al lavoro attraverso veri incentivi. O la delega si corregge oppure quel testo e’ inutile”. A chiedere una pausa di riflessione per le pensioni e la riapertura di un confronto con i sindacati sono i Ds con il responsabile economico, Pierluigi Bersani. A suo giudizio, e’ necessario ”un alt all’ iter parlamentare della delega e la riapertura di un confronto con i sindacati”. Quanto al possibile ricorso alla fiducia, conclude, ”e’ un segnale palese di una debolezza ormai enorme di questo governo”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.