Famiglia

Pensioni: le Acli aderiscono allo sciopero

L'associazione sostiene che "sarebbe urgente realizzare politiche di welfare in grado di rispondere ai bisogni delle giovani generazioni"

di Redazione

Le ACLI aderiscono convinte allo sciopero ?unitario? contro una riforma delle pensioni, inopportuna e ingiusta, sia per la condizione di precarietà di prospettive in cui colloca i lavoratori alla soglia del pensionamento (nel giro di un decennio, per la terza volta, i cittadini prossimi alla pensione sono costretti a rivedere il loro piano di vita!) ma soprattutto perché non offre assolutamente nulla alle giovani generazioni! La scelta più rilevante del Governo nel prospettare la nuova riforma delle pensioni infatti, consiste nell?abrogazione, dal 2008, delle pensioni di anzianità con 35 anni di contributi e 57 anni di età. Sarà allora possibile ottenere la pensione di anzianità, a prescindere dall?età, solo con i 40 anni di contributi, ovvero la pensione di vecchiaia a 60 anni per le donne ed a 65 anni per gli uomini (e comunque non certo “indipendentemente dai contributi versati”, come ha sostenuto Berlusconi). Le ACLI osservano che, di solito, chi fatica a raggiungere i 40 anni di contribuzione sono coloro che hanno avuto lavori intermittenti, precari e magari faticosi: si somma così, ad una sfortunata vita lavorativa, un ritardo al pensionamento ed una pensione più bassa! La riforma Dini, con i due canali di uscita, aveva invece un proprio equilibrio che non può essere stravolto senza pesanti conseguenze. Le altre disposizioni, anche di un certo rilievo, rischiano a questo punto di essere tutte di secondaria importanza. Gli incentivi a rimanere in servizio, oggi molto potenziati, sembrano destinati a rimanere lettera morta. Quante volte è stato detto che non possono stare insieme incentivi e tagli! Chi si fiderà a rimanere in servizio, senza aspettare il 2008, in assenza dei 40 anni di contributi? Il clima della discussione e degli accordi ragionevoli sembra che oramai sia stato lasciato alle spalle. Tutto il fiato è stato utilizzato per trovare un precario equilibrio all?interno della maggioranza senza un confronto reale con le forze sociali. Il Governo, che giustifica la riforma nella prospettiva di garantire una pensione decoro-sa anche alle giovani generazioni, quali investimenti fa in questa direzione? Insisterà sulla decontribuzione per i neo-assunti o prevede qualcosa per garantire coperture assicurative idonee alle vittime del precariato, dei lavori intermittenti? La Confindustria, quale impegno è disposta ad assumere per evitare che ogni minima ristrutturazione aziendale diventi occasione per espellere la manodopera più anziana di età? E a queste persone che tipo di reimpiego o di ammortizzatori sociali si è in grado di garantire? Oggi, più che mai, sarebbe urgente realizzare politiche di welfare in grado di rispondere ai bisogni delle giovani generazioni, delle famiglie, delle persone più deboli, per evitare che i risparmi delle pensioni finiscano per essere un taglio netto alla spesa sociale. Visto che non è così, è giusto ed inevitabile che la protesta faccia sentire chiara la sua voce!


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