Cultura

Pensioni: i “figli” riceveranno il 23% in meno

E' quanto emerge da un'analisi dell'Ufficio studi dell'associazione artigiani Cgia di Mestre

di Francesco Maggio

A parità di situazione lavorativa e anagrafica (60 anni di età e 35 anni di contributi) tra chi va in pensione con il sistema retributivo e chi andrà con il sistema contributivo la differenza è di un 23% in piu’ a favore del primo. E’ quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio studi dell’associazione artigiani Cgia di Mestre. L’Ufficio studi ha messo a confronto la stessa situazione lavorativa e anagrafica, a parita’ di retribuzione, di un lavoratore ”anziano” che ha costruito la sua pensione con il sistema retributivo e di un lavoratore ”giovane” che avra’ il suo vitalizio calcolato con il sistema contributivo (cosi’ come previsto dalla ”riforma Dini” per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995): a parita’ di retribuzione lorda annua pari a 20.000 euro la pensione mensile lorda del ”padre” sara’ cosi’ di 1.138,26 euro mentre quella del ”figlio” sara’ di 871,09 euro. Insomma, per quest’ultimo del 23% in meno. Si e’ giunti a questo risultato ipotizzando un incremento minimo annuo della retribuzione pari all’1%. . ”Va detto – commenta il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi – che la riforma pensionistica del governo Berlusconi prevede l’avvio della previdenza complementare attraverso il trasferimento volontario del Tfr nei fondi pensione. Da qui a sostenere che questa seconda gamba del sistema pensionistico compensera’ lo squilibrio esistente tra padri e figli e’ tutto da dimostrare”. Ecco una breve tabella con i calcoli fatti ipotizzando un incremento annuo della retribuzione dell’1% durante la vita lavorativa e una retribuzione lorda annua pari a 20.000 euro. Lavoratore dipendente: Eta’ di 60 anni e 35 di contributi (dati in euro) PADRE FIGLIO Pensione Lorda mensile 1.138,26 871,09 Perdita pensionistica 267,17 pari al 23%


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