Famiglia

Pensieri di fine anno

di Paola Crestani

Sono tante le immagini ed i ricordi di questo anno che finisce.

Sono i volti dei bambini incontrati da poco in Costa D’Avorio e in Burkina Faso, bambini che vivono in condizioni di estrema povertà, con famiglie che faticano ad assicurare il necessario per sopravvivere ed il rischio continuo di finire sfruttati in lavori pericolosi (come dimenticare gli occhi allucinati e la pelle coperta di polvere dei bambini in miniera!!!), di finire sulla strada, di essere vittime di trafficanti senza scrupoli o, per le bambine, di iniziare gravidanze troppo precoci.

Oppure sono i volti dei bambini incontrati a giugno in Etiopia. Non riesco a passare un giorno senza ricordare i piccoli che ho visto nell’orfanotrofio di Addis Abeba, bambini abbandonati dalle famiglie, trascurati dalla comunità, con pochissime speranze di uscire da lì vivi (le adozioni internazionali sono chiuse, le adozioni nazionali hanno numeri bassissimi), nulle per chi ha qualche, anche piccolo, problema di salute. E’ l’immagine della disperazione, dell’impotenza, del male fatto che causa altro male, dell’egoismo degli adulti giocato sulla pelle dei bambini.

Sono ancora gli sguardi dei ragazzi arrivati a Palermo da tanti Paesi dell’Africa, dai quali ho sentito raccontare storie di lunghi e tragici viaggi o tacere sofferenze troppo grandi per essere dette.

Sono le parole disperate, perché mi sono arrivate solo quelle, nemmeno una foto, delle bambine in carcere in Afghanistan, la maggior parte in prigione per “crimini morali”, spesso perché scappate di casa, in fuga da violenze quotidiane. Chiedono delle coperte e dei vestiti, perché l’inverno lì, nel carcere di Kabul, è freddo e lungo e non hanno abbastanza da coprirsi.

Allo stesso tempo sono tante anche le immagini di bambini felici e al sicuro, nelle loro famiglie, nelle scuole, nelle loro comunità.

Sono tanti i volti dei cooperanti, volontari, assistenti sociali, animatori, psicologi, medici, che si prendono cura dei bambini, lavorando instancabilmente per la loro protezione ed il loro benessere, perché ognuno possa sentirsi accolto e al sicuro e nessuno si senta più solo.

Mi vengono in mente i volti dei tanti bambini incontrati in Italia, con le loro nuove famiglie, con quegli occhi che si accendono, adesso che si sentono al sicuro, accolti e amati come avrebbero dovuto sempre essere.

E anche gli occhi attenti ed affettuosi dei tanti genitori che li hanno accolti, ai quali non bisogna mai far mancare il sostegno e la certezza di non essere soli ad affrontare la speciale avventura dell’adozione perché..….per crescere un bambino ci vuole un villaggio!

E allora l’augurio per il nuovo anno è di non mollare mai, di continuare, nonostante le difficoltà che sono sempre tante, a mettere a disposizione tutte le risorse e le energie per costruire una società aperta, umana, accogliente, in cui nessuno si senta solo.

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