Politica

Pensieri dal letto 14

di Franco Bomprezzi

Il tempo. Una volta era scandito dal ticchettio delle sveglie, o degli orologi meccanici. Adesso siamo circondati dai display. Quello del computer, il cellulare, il televisore, perfino il lettore di ebook. Tutto è tempo attorno a te. E paradossalmente lo noti di più quando le ore si dilatano nella loro interminabile spietatezza. Il letto 14 aiuta a ragionare sul tempo e sui suoi derivati. L’improvvisa, imprevista, perfida immobilità determinata dal mio banale incidente domestico sta cominciando a depositare i suoi frutti autunnali.

Giornata mediocre, priva di novità positive, quando invece desideravo costruire qualche altro veloce passaggio in direzione di una ritrovata autonomia, tale da consentirmi il ritorno a casa, aspirazione legittima e unificante di tutti coloro che affollano le camere degli ospedali, anche quando, come nel mio caso, si trovano in un posto civile e accogliente.

Ieri il lampo inatteso di una veloce e fraterna visita privatissima del sindaco Giuliano Pisapia, con sua moglie, la mia amica e collega Cinzia Sasso. Senza codazzi né annunci, Giuliano è arrivato verso l’una, nel pieno di una giornata politica complessa e impegnativa, come tante altre. Ho constatato prima lo stupore, poi l’evidente piacere da parte di quasi tutti coloro che lo hanno incrociato, nei corridoi, nel reparto dell’Unità spinale, che gli ho fatto rapidamente conoscere perché è davvero un fiore all’occhiello della sanità pubblica milanese e lombarda, nata grazie al patto di ferro fra utenti, persone con lesione midollare, e medici, infermieri, volontari. Il tempo per lui di testimoniare che non si è dimenticato di questo consulente a rotelle, e per me di recuperare l’energia morale per non fermarmi, e continuare, per quanto possibile, a lavorare a quel grande progetto che abbiamo condiviso da tempo: sconfiggere l’invisibilità delle persone disabili.

E qui dentro, in questa officina specializzata della salute, incrocio speranze e progetti ogni giorno. Vengono per un “tagliando” da ogni regione, uomini e donne, giovani e meno giovani. La paraplegia crea tanti visconti dimezzati, per citare Calvino. Non ci si arrende, magari si perde qualche colpo, ci si arrabbia con il destino cinico e baro, ma poi ci si rimbocca le maniche, e si costruiscono idee. Ho conosciuto un attrezzatissimo professionista abruzzese, che sta mettendo mano a un progetto forte per ricostruire dopo il terremoto pensando all’accessibilità per tutti. Ho scambiato buone sensazioni con Silvia, che a Genova sta lanciando, con il Comune, una mappatura autogestita sul web delle barriere esistenti. Ho chiacchierato a lungo con Giovanna, la combattiva e allegra presidente dell’Associazione Unità spinale di Niguarda.

Concretezza e voglia di futuro: proprio qui, vicino al letto 14, passa un pezzetto dell’Italia migliore, che non si rassegna. E dunque quasi surreale mi risulta il sottofondo sonoro delle notizie che passano sul piccolo teleschermo, cronache di un mondo politico ed economico che sembra quasi irrimediabilmente lontano da questa realtà positiva e umana.

Vorrei solo star meglio, aver meno dolore alle gambe, meno debolezza, meno difficoltà. Ma ce la farò, per prove ed errori, e tornerò a casa, spero presto, carico di una nuova spinta, e consapevole che mondi come questo, apparentemente invisibili e quasi ignoti, ogni giorno raccontano l’Italia che vorrei. Guai a dimenticarselo.

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