Che ne sarà alla fine del nostro formalismo, del nostro voler apparire, del nostro costruirsi facciate perfette?
Quando penso a quella famiglia sfrattata, a quel minore che non trova ospitalità in casa propria, senza che nessuno si accorga di loro, non posso fare a meno di chiedermi che cosa penseranno nella loro solitudine, mentre non trovano risposte ai loro bisogni.
Come dare risposte? Come continuare a spiegare, sulla base di cosa incoraggiarlo, se il loro essere al mondo non ha nessuna possibilità di benessere e nessun barlume di speranza?
Com’è possibile indurre un uomo ad aver maggior consapevolezza e senso di responsabilità verso se stesso quando non vede serenità nel suo prossimo futuro?
Ripenso ai loro sguardi, rifletto sulle sue parole e a quelle di rifiuto anche delle persone a loro più vicine e mi chiedo che senso dare a tutto ciò, che risposte dare a questa disperazione che non so definire ed affrontare e che mi trova desolatamente impotente.
Giro poi l’angolo e trovo gente incollata alla macchinette che si devasta sotto gli occhi delle lobby al gioco d’azzardo, interessi dei potenti che lucrano creando sofferenza in chi già sta male.
Questi disegni purtroppo sommersi e sconosciuti ai più, ma che si muovono fili invisibili della nostra società. Sguardi ciechi che sanno cogliere solo le strategie per soddisfare i loro interessi, orecchie sorde alla disperazione urlata della gente ma estremamente sensibili al tintinnio delle monete…
Sono davvero stanco di non poter dare risposte esaustive, di non riuscire a prendermi carico a pieno titolo di questa disperazione che attanaglia molte delle persone che incontro, purtroppo sempre più giovani.
Quanto è distante il mondo sommerso del potere da quello drammaticamente concreto e reale della gente. Dal basso tanto si sta muovendo, le persone sono stanche di non poter decidere e agire, di essere governate da questi burattinai invisibili.
Mentre scrivo ripenso a quel ragazzo che stasera cercherà di ripararsi dagli sguardi indiscreti della gente e si scontrerà con l’indifferenza di quei passanti che vedendolo cercheranno di andare oltre senza interrogarsi su che cosa l’ha portato a vivere in quel modo, mentre dall’altra parte della strada altri uomini come lui festeggiano la loro ‘vittoria’, ma chi vince alla fine?
È ora di decidere quali sono le priorità, di che benessere stiamo parlando, del benessere di chi soprattutto!
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