La Giornata della Terra
Pensare insieme sociale e ambiente non è più una scelta
Così Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in dialogo con Fabrizio Barca del Forum Disuguaglianze Diversità
di Alessio Nisi
La giustizia sociale e l’ambiente possono dialogare? Ci può essere una transizione ecologica giusta in un tempo complesso pieno di sfide, dove la complessità è nei principali nodi sociali, culturali, economici e politici che sono stati determinati da un lato dalla crescita esponenziale delle disuguaglianze nelle loro molteplici forme, e dall’altro dalla sempre più preoccupante accelerazione della crisi climatica. L’obiettivo? Costruire una transizione ambientale che non lasci indietro nessuno, a prescindere dalle possibilità economiche, e che non porti solo a decisioni tardive o prese esclusivamente dall’alto. Questi i temi sul tavolo di In dialogo per costruire giustizia sociale e ambientale, convegno sul tema della transizione ecologia giusta, organizzato a Bologna dal Forum diseguaglianze e diversità, insieme a Caritas e Conferenza episcopale nella Giornata della Terra. A confronto sull’argomento l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei Matteo Zuppi e l’economista e Fabrizio Barca, co-coordinatore del Forum.
Il confronto è stato preceduto dal racconto di quattro esperienze già attive sul campo della transizione ecologica giusta: la cooperativa sociale La fraternità di Bologna, la cooperativa Il raccolto, il caso di Italian green factory, e le Comunità energetiche rinnovabili raccontate da Alessandro Caspoli (diocesi di Bologna).
Taranto
Sullo sfondo, sulla necessità di dialogo e su come muoversi, l’esempio in negativo di Taranto. «Ancora oggi il rischio che la giustizia sociale, che comprende anche diritto al lavoro, sia in contrasto con l’ambiente, la tutela della salute e l’ecologia, non è risolto. Pensiamo al caso Taranto dove abbiamo un disastro. È un laboratorio, un’esposizione di tutto quello che non bisognava fare, di previsioni non ascoltate» spiega Matteo Zuppi, facendo riferimento all’Ilva della Città dei due Mari, l’acciaieria da anni al centro di in una grave vicenda ecologica per l’inquinamento atmosferico e delle zone circostanti.
Disamina seria degli errori compiuti. Per Zuppi «se la politica non sa prevedere, non svolge il proprio ruolo, vuol dire che sono altre le pressioni che determinano le scelte. Si sta molto poco attenti alle previsioni, quindi c’è molto opportunismo immediato. Sul caso Taranto è necessario fare una disamina seria di tutti gli errori compiuti in giustizia sociale e ambientale».
La transizione impegno di tutti
Dunque l’obiettivo comune è favorire la transizione senza lasciare indietro nessuno. Ma come fare? Per l’arcivescovo di Bologna Zuppi la giustizia sociale e ambientale «si può raggiungere soltanto capendo i problemi», «bisogna fare qualcosa. Pensiamo di avere sempre tempo, che queste siano scelte facoltative. Invece sono decisive. Se non c’è giustizia vuol dire che molte persone stanno male, e rischiamo di stare male tutti. Se l’ambiente viene distrutto non possiamo vivere, viviamo molto peggio e vivranno molto peggio quelli dopo di noi. Dobbiamo capire che non è facoltativo, ma è materia d’esame e d’impegno per tutti. Questo è un esame obbligatorio, non c’è niente da fare. E’ urgente e decisivo».
Ascensore sociale senza manutenzione
Negli ultimi anni, «sono cresciute le ingiustizie e le disuguaglianze», ricorda Zuppi, «e questo ci dovrebbe mettere in allarme. Vuol dire che l’ascensore sociale è guasto, che non abbiamo fatto manutenzione e che invece di ripararlo facciamo le scale. Bisogna rendersi conto delle disuguaglianze e delle loro cause. Ci sono perché abbiamo accettato che venissero messi in discussione certi meccanismi, o che ce ne fossero altri non corretti. Per cui il figlio di un povero resta povero. Il sistema accetta di non funzionare e questo ci deve preoccupare».
Dialogo tra istituzioni e comunità
Per Zuppi e Barca è necessario un maggior dialogo fra istituzioni e comunità, evitando decisioni solo prese dall’alto, sia dell’attuazione a livello comunitario della cosiddetta responsabilità sociale. Barca parla anche dei vari fondi europei stanziati o in arrivo proprio in nome della transizione e cita un esempio, in generale, di come si sarebbe potuto fare meglio.
«Il Paese in questo periodo», spiega, sta discutendo sul 110%, un provvedimento che aveva un’idea geniale, che ci sta copiando mezza Europa, aveva un’intelligenza, che era quella di consentire anche alle persone più povere di utilizzarla col trasferimento dei crediti, ma aveva un limite. Non c’era una commissione pubblica che valutasse la congruenza o la validità di quel progetto e quindi è stata tirata per la giacca e abbiamo speso soldi anche male. Ecco», prosegue Barca, «ragionare sulle misure già fatte come questa, non abolendole dalla mattina alla sera, ma modificandole in maniera appropriata, è un modo normale per amministrare».
In apertura foto di Patrick Hendry per Unsplash. Nel testo immagine da https://www.youtube.com/watch?v=HJF5CsOv9no
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