Welfare

Penitenziari minorili

Quei parcheggi per stranieri non accompagnati: «La visita del Papa il 18 marzo al minorile romano di Casal del Marmo segna un cambiamento di rotta»

di Daniele Biella

Un limbo. È quello che il Papa si troverà davanti il 18 marzo quando visiterà Casal del Marmo a Roma, uno dei 18 istituti penitenziari per minori sparsi per l?Italia, non-luoghi in cui un ragazzo che si macchia di qualche pena si ritrova parcheggiato per mesi o anni.

I dati ministeriali parlano chiaro: al 20 febbraio, dei 386 minori presenti negli istituti, solo 33 (il 9%) hanno una condanna definitiva. Il 75% è in attesa del primo giudizio, gli altri sono in appello. «Questo significa che con loro non si possono iniziare programmi personalizzati», nota Vincenzo Scalia dell?associazione Antigone. «Per i minori non accompagnati, molti dei quali stranieri e non in regola, la situazione è disastrosa», aggiunge. La mancanza di familiari preclude l?accesso a ogni tentativo di reinserimento sociale. Per gli irregolari, poi, la legge in vigore non permette eccezioni: qualunque sia il percorso di recupero, tutto si annulla al compimento dei 18 anni. «Molti istituti sperimentano buone pratiche di accoglienza e integrazione, sotto forma di progetti, convenzioni con enti, sportelli», interviene Melita Cavallo, dal 23 gennaio alla guida del Dipartimento per la giustizia minorile, «ma il problema della mancanza dei documenti rimane».

Il numero dei detenuti minori stranieri, che in media è del 50% rispetto al totale, aumenta man mano che si risale lo Stivale: dall?unica presenza su 15 all?Ipm di Palermo, si passa ai 43 (su 64) del Beccaria di Milano. Dei 191 stranieri, ben 73 sono rumeni (quasi tutti rom), 46 marocchini, 26 della Bosnia Erzegovina. Per loro l?uscita dal carcere dovrebbe coincidere con l?ingresso in comunità. «La maggior parte però scappa», rivela don Gino Rigoldi, cappellano del Beccaria, «preferiscono tornare in strada che seguire le rigide regole dei centri d?accoglienza». Il problema, per don Rigoldi, è la mancanza di basi su cui costruire il futuro: «Da qualche anno i reinserimenti lavorativi non esistono più», spiega. «Ci sono solo borse lavoro che spesso non si tramutano in un impiego stabile. Le rare volte che, invece, il ragazzo viene assunto, le condizioni di lavoro sono al limite dello sfruttamento». Senza un valido accompagnamento, il ritorno alla delinquenza è lì a un passo.

Tornando ai numeri, il 65% è detenuto per reati contro il patrimonio (furti, rapine, estorsioni), il 17% per reati contro la persona, la stessa percentuale per spaccio o consumo di droga (il restante 1% è sotto la voce ?altro?). L?età media si aggira sui 16 anni, e le ragazze sono l?8%. Fra le attività interne agli istituti quelle più gettonate sono «la scolarizzazione, la formazione professionale e l?animazione culturale», conclude la Cavallo, «fra tutte, l?esperienza più importante rimane quella del ?giornalino d?istituto?, dove i giovani detenuti possono raccontarsi e conoscersi meglio».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA