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Pena morte: studio rivela, più facili condanne se vittima ricca
A sorpresa, i motivi della discriminazione negli Stati Uniti non riguardano la razza ma il censo: viene condannato a morte più spesso chi uccide un ricco
Un nuovo studio sulla pena di morte negli Stati Uniti denuncia ingiustizie nel modo in cui viene applicata, con evidenti diseguaglianze in base al censo delle vittime e la zona, rurale o urbana, in cui viene commesso il crimine.
Lo studio, realizzato dalla Commissione Crimine del Nebraska -che ha preso in analisi 177 casi di omicidio affrontati nei tribunali dello stato fra il 1973 ed il 1999, dei quali 27 si sono conclusi con una sentenza capitale- non ha pero’ riscontrato diseguaglianze nel trattamento degli imputati bianchi e ”non bianchi”, oppure un maggior accanimento nei confronti degli imputati appartenenti a minoranze accusati di aver ucciso bianchi. Le diseguaglianze messe in luce dal rapporto -il primo degli otto studi sulla pena di morte commissionati da altrettanti stati americani- si concentrano soprattutto sul fatto che i procuratori sono piu’ propensi a chiedere la pena di morte, ed i giudici a darla, nei casi in cui le vittime erano benestanti.
Questo perche’, spiega il professor David Baldus dell’universita’ dell’Iowa, autore del rapporto, ”l’attenzione della stampa e l’interesse dell’opinione pubblica” sono maggiori quando la vittima era una persona ricca o importante. L’altra diseguaglianza riguarda il rapporto fra tribunali di citta’ e di provincia: nelle zone urbane dello stato e’ stata riscontrata una maggiore tendenza a chiedere la pena di morte di quelli delle aree rurali. Ma, allo stesso tempo, i giudici dei tribunali di citta’ sono meno inclini di quelli di provincia a condannare a morte, forse perche’, essendoci piu’ crimini gravi nelle zone urbane, aspettano crimini particolarmente efferati per dare la sentenza capitale. In Nebraska il sistema giudiziario funziona in modo diverso rispetto agli altri stati dove si applica la pena di morte. Prima di tutto la decisione viene presa non dalla giuria, come avviene nella maggior parte degli stati, o da un giudice, ma da una commissione di giudici appositamente nominati dal governatore. I quali sono tenuti anche a comparare il caso che stanno prendendo in considerazioni con altri simili proprio per evitare ingiustizie.
Per questo gli esperti considerano che il sistema e’ piu’ controllato e giusto rispetto ad altri stati dove sono state riscontrate macroscopiche diseguaglianze. Lo studio era stato commissionato nel 1999 dal Congresso locale dopo che il governatore Mike Johanns pose il veto ad una proposta di moratoria delle esecuzioni.
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