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Pena di morte Usa: per prima volta condanne in calo

Lo scrive il New York Times, ricollegandosi alla clamorosa decisione del governatore uscente dell'Illinois di svuotare il braccio della morte statale. Salvando con una firma 156 vite

di Paolo Manzo

La clamorosa decisione del governatore uscente dell’Illinois di svuotare il braccio della morte statale, liberando quattro condannati e commutando in ergastoli tutte le altre 156 condanne capitali, riporta la pena di morte sulle prime pagine dei giornali americani. Che oggi pubblicano un dato confortante per gli abolizionisti: per la prima volta – e dopo che ”il numero delle persone nel braccio della morte e’ cresciuto costantemente ed inesorabilmente per decenni”, come scrive il New York Times – e’ diminuito il numero delle condanne a morte. Nel 2001 sono state 155, la meta’ di quelle avute ogni anno dal 1994 in poi. Secondo i dati resi pubblici alla fine dello scorso anno dal dipartimento di Giustizia, sono ora circa 3600 i condannati a morte in tutto il paese. Il numero piu’ basso dal 1976, anno della reintroduzione della pena capitale negli Stati Uniti. Senza contare che le oltre 150 grazie che George Ryan, tre anni fa diventato, con la firma della moratoria delle esecuzioni in Illinois, il simbolo dei movimenti abolizionisti, ha firmato fara’ ulteriormente scendere il numero. Il Times, che alla pena di morte dedica anche un Forum sul suo sito on line, riconosce che il calo del numero delle condanna deve anche essere collegato al minor numero di omicidi registrati negli ultimi anni. Ma non ha dubbi sul fatto che sia anche un segnale del fatto che anche negli ambienti giudiziari americani abbiano attecchito se non le critiche almeno i dubbi sulla efficacia, se non addirittura l’equita’, del sistema giudiziario. Dubbi che tre anni fa portarono Ryan a firmare la moratoria, esempio poi seguito da altri governatori, convinto dai molti casi in cui le condanne furono revocate in seguito agli esami del Dna, le scoperte di abusi da parte della polizia durante gli interrogatori degli imputati e di violazioni dei loro diritti legali. Si sarebbe quindi fatta strada non solo nell’opinione pubblica, ma anche fra gli addetti il settore, la paura che quella che il giudice Harry A. Blackmun una volta defini’ ”la macchina della morte” possa portare alla condanna ed all’esecuzione di un innocente. ”Siamo in un periodo di riconsiderazione nazionale” ha detto Austin Sarat, professore di Scienze Politiche e Diritto all’Amherst College, l’autore di ”When the state kills: capital punishment and the american condition” (quando lo stato uccide: pena capitale e la condizione americana) . ”La gente sta chiedendo che la pena di morte sia compatibile con i valori che nella societa’ americana sono presi sul serio: giusto processo, diritto alla difesa e protezione degli innocenti – ha aggiunto – quello che e’ successo in Illinois ora sta succendendo nel resto della nazione”. Dal 1977 ad oggi sono state in tutto il paese 6754 le persone detenute nel braccio della morte, ma solo 749 le esecuzioni entro la fine del 2001. Molti detenuti sono stati graziati in seguito di appelli, riduzioni di pena, oppure sono morti per cause naturali. E si sottolinea anche l’aspetto economico: fra processo ed appelli, ogni causa di pena capitale arriva a costare due milioni di dollari allo stato. Sono 38 gli stati americani che hanno reintrodotto la pena capitale, insieme al governo federale. Ma la mappa delle condanne a morte nel paese mostra come la maggior parte delle sentenze si hanno in un numero ristretto di stati. Tendenza confermata anche nel 2001, dove oltre la meta’ dei condannati e’ stata giudicata in Texas, California, Florida e Carolina del Nord. Il Texas conferma, affiancato dal vicino Oklahoma, il triste record nel numero delle esecuzioni. Non si hanno ancora dati ufficiali per l’anno appena conclusosi, ma, secondo gli esperti, il trend e’ stato confermato. E’ sceso il numero delle esecuzioni: sono state 66, 19 in meno rispetto all’anno precendente, e 32 in meno rispetto all’anno record del 1999. Ed sembre in crescita il numero delle persone per le quali nuovi pronunciamenti della corte hanno spalancato le porte del braccio della morte, in tutto 90.


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