Mondo

Pena di morte: negli Usa tutto il potere alle giurie

La decisione della Corte Suprema potrebbe salvare 150 condannati

di Redazione

Spetta alla giuria, e noi ai giudici, avere la parola finale in una condanna a morte. Lo ha deciso oggi la Corte Suprema degli Stati Uniti spalancando la strada ad una revisione di almeno 150 condanne a morte comminate in cinque stati. La Corte Suprema ha ritenuto incostituzionali le leggi esistenti in cinque stati (Arizona, Colorado, Idaho, Montana e Nebraska) che assegnano ai giudici dei processi il potere di decidere se l’imputato, condannato dalla giuria, puo’ essere messo a morte. Sette giudici su nove ritengono che la giuria debba avere la parola finale in ogni fase del processo, compresa la determinazione della condanna a morte. I cinque stati riconoscono invece questa facolta’ al giudice del processo o ad una commissione di giudici (chiamati a valutare eventuali aggravanti). E’ questa la seconda sentenza importante giunta dalla Corte Suprema nel giro di pochi giorni in materia di pena di morte: la scorsa settimana i giudici avevano bandito (con un voto di 6 a 3) le esecuzioni nei confronti dei ritardati mentali. La decisione della Corte Suprema e’ retroattiva e potrebbe decidere la sorte di almeno 150 detenuti nei bracci della morte dei cinque stati (gran parte sono in Arizona, dove 129 detenuti potranno adesso chiedere una revisione dei loro processi). La sentenza potrebbe inoltre avere riflessi su altri quattro stati (Florida, Alabama, Delaware e Indiana) dove la giuria ha il potere di fare raccomandazioni ma spetta sempre ai giudici la parola finale. Questo amplierebbe ad 800 il numero dei condannati a morte che possono sperare in una revisione dei loro processi (tra i quattro stati c’e’ infatti la Florida che ha ben 383 carcerati in attesa del boia). La decisione della Corte Suprema e’ stata innescata dal caso di un rapinatore che nel 1994 uccise in Arizona il guidatore di un veicolo blindato per il trasporto valori. Dopo il verdetto di condanna della giuria, il giudice trovo’ due circostanze aggravanti e decise per la pena di morte. La Corte Suprema ha sottolineato che i diritti costituzionali dell’imputato erano stati violati perche’ la giuria non aveva avuto accesso a tutti gli elementi del caso.


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