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Pena di morte: molte personalità chiedono moratoria a Bush
Tra i firmatari anche sister Helen Prejan e l'arcivescovo di Los Angeles
Una ”immediata moratoria delle esecuzioni federali” e’ stata richiesta al presidente americano, George Bush, dai 33 firmatari di una lettera inviata alla Casa Bianca. Una lettera – firmata anche da un vice segretario della Giustizia dell’amministrazione Clinton, Robert Litt, da sister Helen, la suora autrice di ”Dead man walking”, e dell’arcivescovo di Los Angeles, il cardinale Roger Mahony – in cui si chiede la sospensione dell’esecuzione di Juan Raul Garza, il condannato per tre omicidi che potrebbe nei prossimi giorni potrebbe diventare il primo ad entrare, dal 1963, nella camera della morte di una prigione federale.
Prima della sua esecuzione, fissata per il 19 giugno, in calendario ci sarebbe in effetti quella dell’attentatore di Oklahoma City, Timothy McVeigh, lo scorso mese rimandata all’undici giugno. Mercoledi’ i giudici potrebbero pero’ rinviarla ancora, accogliendo la richiesta di nuova sospensione presentata dagli avvocati di McVeigh, che accusano di ”frode” l’Fbi per non aver consegnato alla difesa oltre 4mila pagine di documenti processuali, riapparsi solo solo pochi giorni prima della data dell’esecuzione, in un primo tempo fissata per meta’ maggio. Se l’esecuzione di McVeigh, reo confesso della strage che ha ucciso 168 persone, non solleva molte proteste – ed anzi i sondaggi mostrano che e’ approvata anche da americani tendenzialmente contrari alla pena di morte – ed e’ una causa piu’ che ardua per gli abolizionisti, diversa e’ la situazione per Garza.
La sua richiesta di grazia – con la commutazione della pena in ergastolo – e’ sostenuta da diversi gruppi per i diritti umani, che denunciano violazioni dei diritti dell’imputato ispanico commesse durante il processo. Nell’appello a Bush si fa esplicito riferimento infatti allo studio realizzato lo scorso anno dal dipartimento di Giustizia che ha analizzato presunte disparita’ razziali e geografiche nel quadro delle sentenze di morte federali. Quasi nell’80 per cento dei casi in cui viene chiesta la pena di morte – ha rilevato lo studio – l’imputato e’ appartenente ad una minoranza etnica, e quasi il 40 per cento di tutte le condanne sono state inflitte dai giudici federali in un terzo degli stati, quelli che poi hanno il maggior numero di sentenze capitali emesse dai giudici statali. E sono neri, ispanici o di altre minoranze 16 dei 20 detenuti del braccio della morte federale. ”Questi dati mi ha molto preoccupato – ha detto Litt – non si puo’ ancora dire che effettivamente ci siano queste disparita’, ma credo che sia una mancanza di coscienza andare avanti con le esecuzioni fino a quando non avremo delle risposte”.
Considerazioni analoghe spinsero Bill Clinton, lo scorso agosto, a rimandare l’esecuzione di Garza in attesa dei risultati di altri due studi, uno interno ed uno indipendente, ordinati dal dipartimento di Giustizia – ora guidato da John Ashcroft, un conservatore che ha sempre sostenuto la pena di morte – e che non sono stati ancora conclusi. E organizzazioni abolizioniste, come i ”Citizens for a moratorium on federal execution”, accusano l’amministrazione Bush di ritardare ad arte questi nuovi rapporti.
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