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pena di morte, mine e balene: «mr. right» delude i suoi

Non ha sottoscritto il Mine Ban Treaty. E sister Helen Prejean, la suora di «Dead men walking» sta ancora aspettando di parlargli...

di Gabriella Meroni

In principio furono le balene. Erano passati appena sette giorni dall’insediamento di Obama alla Casa Bianca, e già alcuni sostenitori erano delusi: nonostante le promesse di proteggere i cetacei minacciati, i due rappresentanti americani alla Commissione baleniera internazionale negoziavano «un ignobile accordo con il Giappone», come lo definì Greenpeace, che prevedeva la riapertura della caccia nelle acque nipponiche. Ancora in luna di miele post elezione, gli ambientalisti non accusarono il loro beniamino, scaricando la colpa su Bush, sponsor dei funzionari «infedeli». Ma a quella prima delusione ne sono seguite altre.

Volontariato di Stato
I più estremisti l’hanno paragonato a Hitler, stampando un manifesto in cui il primo presidente nero diventa ispiratore di una «gioventù di Obama» sinistramente simile alla gioventù hitleriana. Ma certo il piano governativo per incentivare il volontariato nazionale, in vigore dal 1° ottobre, si è attirato non poche critiche, condensate in una parola: mandatory, cioè «obbligatorio». Il «community service» proposto dal presidente in realtà è volontario, ma assicura ai giovani vantaggi tali (una retribuzione di oltre 11mila dollari l’anno, la copertura parziale delle spese mediche e perfino, in alcuni casi, un prestito per il college) da rendere difficile dire di no. Un bel controsenso per la terra delle libertà.

Pena di morte
La posizione del candidato Obama era cerchiobottista: il futuro presidente, evitando di contrapporsi al “forcaiolo” Bush, si dichiarava infatti «a favore della pena di morte» per i reati più efferati (terrorismo compreso) ma anche preoccupato «di non giustiziare la persona sbagliata». Finora Obama ha confermato questa linea, evitando di prendere posizioni drastiche, tanto più che in Usa le esecuzioni sono in costante calo. Ma la Casa Bianca si è dimostrata anche sorda agli appelli degli attivisti pro moratoria: sister Helen Prejean, la suora cui si ispirò il film Dead man walking, l’estate scorsa ha chiesto a Obama di riceverla per parlargli della sofferenza dei condannati a morte. Sta ancora aspettando.

Trattato anti mine
Se sulla pena di morte Obama ha potuto mantenere un cauto attendismo, è dovuto uscire allo scoperto sulle mine antiuomo. E l’ha fatto allineandosi al suo predecessore e deludendo gran parte dei suoi supporter: ha deciso infatti di non sottoscrivere il Mine Ban Treaty, il trattato anti mine del 1999 che vieta l’utilizzo, la vendita e la produzione di questi ordigni, siglato da 156 Paesi del mondo. Tranne gli Stati Uniti (e Cina, Russia, Birmania, India, Pakistan). Una doccia fredda arrivata, ironia della sorte, poco dopo l’annuncio dell’attribuzione del Nobel per la pace.

Ancora balene
Da gennaio 2009 a oggi, la posizione americana sulla caccia alle balene non è cambiata. I funzionari nominati da Bush alla Commissione baleniera sono ancora lì. A novembre Obama è volato in Giappone, ma l’accordo sui cetacei «non era in agenda». Difficile, stavolta, dare la colpa al solito Bush.

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