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Pena di morte: marcia indietro degli Usa. Boia, go home?

Calo nelle esecuzioni e divieto di giustiziare i disabili mentali. Negli Usa sta cambiando qualcosa o è solo opportunismo politico?

di Redazione

Segnatevi queste date: 20 e 24 giugno 2002. Nello spazio di 4 giorni gli Stati Uniti hanno dato «l?ennesima dimostrazione di schizofrenia», per usare una metafora di Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant?Egidio. Ma veniamo ai fatti. Il 20 giugno, la Corte Suprema americana dichiara incostituzionale la pena capitale per i ritardati mentali. Motivo: non sono in grado di comprendere la pena che quindi perde la sua valenza deterrente. Quattro giorni più tardi lo stesso tribunale stabilisce che spetta ai giurati popolari, e non ai giudici, decretare la condanna a morte. Almeno 150 persone rinchiuse nel braccio della morte delle carceri di cinque Stati (Arizona, Colorado, Idaho, Montana e Nebraska) riacquistano la speranza. Come dobbiamo interpretare questi due provvedimenti? Elisabetta Zamparutti ha curato, per conto dell?associazione Nessuno tocchi Caino, il Rapporto 2002 sulla pena di morte. «Non sono sorpresa dalla sentenza sui disabili mentali», commenta, «è una decisione che ci attendevamo». La speranza è che lo stesso principio possa essere applicato ai minori, «anche se», frena Marazziti, «il movimento per la penalizzazione dei reati minorili è ancora forte per effetto della facilità con cui i ragazzi comprano le armi». Più ottimista appare invece Marco Bertotto, presidente di Amnesty International Italia, che riconosce nella decisione del 20 giugno il primo passo verso l?abolizione della pena di morte anche per i minori. Diversa è la genesi della sentenza che toglie ai giudici la facoltà di portare al patibolo uomini, donne e ragazzini, al pari di quella che dichiara incostituzionale per un giudice federale comminare la pena di morte. In questi casi la spinta è politica e non frutto di una svolta abolizionista. Come spiega lucidamente Marazziti, «il provvedimento mira a sollevare i giudici dall?imbarazzo di fronte ai molti casi di provata innocenza dei condannati». Se diamo uno sguardo agli ultimi dati, però, il pendolo è oscillato decisamente verso posizioni abolizioniste. Per la prima volta dal 1976, le esecuzioni sono diminuite per 2 anni di fila raggiungendo il numero più basso degli ultimi 5 anni. Cifre che permettono a Bertotto di vedere la fine del tunnel di una battaglia che «non so quando e con quali costi in termini di vite umane, ma sono certo vinceremo».


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