Mondo

Pena di morte, i quattro paesi dove si uccidono i minorenni

Sono Arabia, Yemen, Iran e Sudan: 24 casi in due anni

di Emanuela Citterio

Almeno 2390 esecuzioni, in 25 Paesi del mondo. E altre 8865 persone sono state condannate alla pena capitale, in 52 Nazioni dove la morte è ancora una sentenza possibile. Sono i dati del 2008, gli ultimi registrati da Amnesty International.

Cina, Pakistan e Usa sono i Paesi con il più alto numero di esecuzioni al mondo.

Il 10 ottobre è la giornata mondiale contro la pena di morte e quest’anno la Coalizione mondiale per l’abolizione della sentenza capitale allaccia questa data a un’altra: il prossimo 20 novembre sarà il 20esimo anniversario della convenzione sui diritti dell’infanzia. Le organizzazioni che fanno parte della coalizione (96 fra organismi per i diritti umani, associazioni legali, sindacati e autorità locali e regionali di tutto il mondo) lanceranno un pubblico appello ai quattro paesi che ancora oggi mettono a morte minorenni per fermare queste  esecuzioni e allinearsi alla grande maggioranza dei paesi che hanno posto fine a questa pratica.

Arabia Saudita, Iran, Sudan e Yemen continuano a emettere ed eseguire condanne a morte nei confronti di persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato. In Iran, spesso, sono stati messi a morte imputati minorenni anche al momento dell’esecuzione. Tra l’inizio del 2007 e giugno del 2009, Amnesty International ha documentato 24 esecuzioni di minorenni in Arabia Saudita, Iran e Yemen.

Il continente che sta facendo i progressi più rilevanti, verso la moratoria totale della pena di morte è l’Africa.

All’inizio di dicembre del 2008 la Commissione per i Diritti umani dell’Unione Africana ha approvato ad Abuja, Nigeria, una risoluzione che richiama gli Stati di tutta l’Africa ad osservare una moratoria della pena di morte.

Nel 2009, il Burundi e il Togo sono diventati abolizionisti per tutti i reati. Ad agosto, il presidente del Kenya ha ordinato la più grande commutazione della storia: 4000 condanne a morte sono state tramutate in ergastolo.

In questi giorni dal Sinono dei vescovi del continente africano in corso a Roma è emersa la proposta di «lanciare un appello a nome di tutto il Sinodo per l’abolizione della pena di morte, troppe volte usata come strumento per eliminare gli avversari politici».

Sono 139 i paesi che hanno abolito la pena capitale per legge o nella pratica. Di questi, 94 sono abolizionisti per tutti i reati, 10 solo per i reati ordinari e 35 sono classificati abolizionisti nella pratica, poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno 10 anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte.

In Europa, solo la Bielorussia continua a emettere ed eseguire condanne a morte. Il 2 ottobre scorso, la Corte suprema ha respinto la richiesta d’appello di Vasily Yusepchuk, condannato a morte per omicidio nel 2009.
L’uomo e’ analfabeta e affetto da ritardo mentale. Amnesty International
ha lanciato un appello in suo favore (leggilo QUI) e, alla vigilia della Giornata mondiale contro la pena di morte, chiede con urgenza al presidente Lukashenka che gli sia concessa la grazia e che nel paese venga istituita una moratoria sulle esecuzioni.

Per saperne di più: vai sul sito della Coalizione contro la pena di morte


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