Cultura

Pena di morte: due storie di condannati

Sui giornali e le agenzie di oggi, due appelli. Uno dall'Iran e uno dal Texas

di Redazione

Delara Darabi, iraniana, 17 anni all?epoca del presunto reato: omicidio di un?anziana parente insieme ad Amir Hossein Sotoudeh, un ragazzo diciannovenne.

Prima storia: Delara Darabi, Iran, minorenne

Avere 20 anni, essere probabilmente innocente, aver tentato il suicidio, essere in condizioni di salute precarie ed essere a rischio imminente di esecuzione. L?omicidio sarebbe seguito ad un rapina e a commetterlo sarebbe stato Amir, che avrebbe chiesto ed ottenuto dalla Delara di ammettere la sua responsabilità nell?omicidio per proteggerlo dall?esecuzione, ritenendo che la ragazza non potesse essere condannata a morte poiché minorenne. Eppure ci sono Paesi in cui essa viene ancora applicata anche nei confronti dei minorenni: Iran, Cina, Pakistan e Sudan i sono i soli paesi in cui, dal 2003, sono state registrate esecuzioni di minorenni all?epoca del reato secondo le denunce di Amnesty International. In particolare in Iran, secondo il rapporto pubblicato ieri dall?associazione, sono 71 i minorenni all?epoca del reato in attesa di esecuzione.
Nel 2007 le esecuzioni registrate da Amnesty in Iran sono già due Mohammed Mousavi, diciannovenne, messo a morte ad aprile per un reato commesso a 16 anni; Sa?id Qanbar Zahi, impiccato il 27 maggio nella prigione di Zahedan, che aveva solo 17 anni quando venne condannato a morte. Il rapporto menziona inoltre altre 17 esecuzioni di minorenni all?epoca del reato negli anni precedenti al 2007.
Possiamo sperare di salvare Delara. A gennaio 2007 a seguito di proteste nazionali ed internazionali la diciannovenne Mahabad Fatehi (conosciuta col nome di Nazanin Fatehi), minorenne all?epoca del reato, è stata prosciolta dal reato di omicidio di un uomo che aveva ucciso per legittima difesa. Per firmare l?appello in suo favore vai sul sito di Amnesty.

Seconda storia: Kenneth Foster, Texas, 20 anni, innocente

Quella di Foster è una vicenda che ha dell’incredibile. La riporta oggi Alssandra Farkas sul Corriere. Foster, 30 anni e una figlia, sarà giustiziato il 30 agosto per un delitto che non ha commesso: l’uccisione di Michael LaHood Jr, nel 1996. A proclamare l’innocenza di Foster non è solo lui o il suo avvocato: la sua innocenza l’hanno riconosciuta anche il giudice, gli avvocati, la giuria popolare del processo che si è chiuso il 5 maggio 1997. E però. E però negli Usa c’è una legge che si chiama “law of parties” o legge delle bande: lagge che stabilisce che un individuo è responsabile del crimine commesso da altri qualora egli abbia agito con l’intenzione di promuovere o assistere il compimento di tale crimine”. Nel caso specifico, Foster la notte del 15 agosto 1996 era in auto con altre tre amici: a un certo punto uno di loro, Mauricio Brown, si allontanò per una ventina di minuti, senza che gli altri sapessero le sue intenzioni, e uccise LaHood. Brown è stato giustiziato nel 2006. Foster sarà giustiziato in agosto. Nel 2005 il giudice federale Furgeson aveva annullato la condanna a morte perché “non fu provato che Foster uccise LaHood o intenedesse farlo”. L’accusa fece ricorso e ottenne l’annullamento della sentenza.
Per salvare Foster si è mobilitato il Comitato Paur Rougeau. Foster ha anche un sito, www.freekenneth.com.

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.