Cultura
Pena di morte, boom nell’Islam
Presentato il Rapporto di Nessuno tocchi Caino. 5851 le esecuzioni certe, contro le 5635 del 2006

Diminuiscono i Paesi che applicano la pena di morte ma aumentano i condannati che ne sono vittime. Questo il principale elemento che emerge dal rapporto 2008 “La pena di morte nel mondo” di Nessuno tocchi Caino, presentato oggi a Roma curato da Elisabetta Zamparutti ed edito da Reality Book.
Il rapporto, che include il 2007 ed i primi sei mesi del 2008, indica quali Paesi che nel 2007 hanno portato a termine più esecuzioni capitali, nell’ordine, Cina, Iran e Arabia Saudita.
I paesi o i territori che hanno deciso di abolire, per legge o in pratica la pena di morte, sono oggi 148. Di questi, i paesi totalmente abolizionisti sono 95, gli abolizionisti per crimini ordinari sono 8. Un paese, la Russia, in quanto membro del Consiglio d’Europa è impegnato ad abolirla e, nel frattempo, attua una moratoria delle esecuzioni. Quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono tre, mentre i paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono cioè sentenze capitali da oltre dieci anni, sono 41. I paesi che mantengono la pena di morte sono 49, a fronte dei 51 del 2006 e dei 54 del 2005. Nel 2007, è diminuito il numero di paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali: sono stati 26, a fronte dei 28 del 2006.
Ciò nonostante, è aumentato il numero delle esecuzioni nel mondo. Nel 2007 ve ne sono state almeno 5.851, contro le 5.635 del 2006 e le 5.494 del 2005.
«L’incremento è dovuto soprattutto all’aumento delle esecuzioni registrate nei Paesi islamici», spiega Elisa Zamparutti. «Ma il problema non è il Corano, perchè non tutti i paesi islamici che ad esso si ispirano praticano la pena di morte o fanno di quel testo il proprio codice penale, civile o, addirittura, la propria Carta fondamentale. Il problema è la traduzione letterale di un testo millenario in norme penali, punizioni e prescrizioni valide per i nostri giorni, operata da regimi fondamentalisti o autoritari al fine di impedire qualsiasi processo democratico». Secondo il rapporto in Iran le esecuzioni sono aumentate di un terzo e in Arabia Saudita sono quadruplicate. Nel 2007, almeno 754 esecuzioni, contro le 546 dell’anno prima, sono state effettuate in 15 paesi a maggioranza musulmana, molte delle quali ordinate da tribunali islamici in base a una stretta interpretazione della Sharia. Sono 19 i paesi mantenitori che hanno nei loro ordinamenti giuridici richiami espliciti alla Sharia. Dei 49 paesi a maggioranza musulmana nel mondo, 24 possono essere considerati a vario titolo abolizionisti, mentre i mantenitori della pena di morte sono 25, dei quali 15 l’hanno praticata nel 2007. Lapidazione, impiccagione, decapitazione e fucilazione, sono stati i metodi con cui è stata applicata la Sharia nel 2007 e nei primi sei mesi del 2008».
E la Cina? «Dopo anni di notizie cha trapelavono in maniera ufficiosa. Nel 2007 c’è stato il primo dato ufficiale fornito dalla Corte suprema cinese, sulla riduzione del 15% delle condanne a morte -considera la Zamparutti-. Anche se non conosciamo il numero assoluto delle esecuzioni, che noi stimiamo almeno in 5mila, è stato fatto un importante passo avanti. Il nostro obiettivo è quello di vedere superato il segreto di Stato e poter avere dei dati». E ancora: «In nome della lotta al terrorismo e ‘legittimati’ dalla partecipazione alla Grande Coalizione nata in seguito agli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti, paesi autoritari e illiberali come la Cina hanno continuato nella violazione dei diritti umani al proprio interno e, in alcuni casi, hanno giustiziato e perseguitato persone in realtà coinvolte solo nella opposizione pacifica o in attività sgradite al regime. In particolare, la Cina fa passare la repressione dei Tibetani e degli Uiguri come lotta contro il terrorismo. Nei primi sei mesi del 2008, la polizia ha arrestato nello Xinjiang o Turkestan Orientale 82 attivisti musulmani, accusati di preparare ‘attentati e atti di sabotaggio’ contro le Olimpiadi di Pechino. Nel 1997, la Cina ha introdotto il metodo dell’iniezione letale che è stata applicata per la prima volta nello Yunnan».
A Elisa Zamparutti Vita ha chiesto anche una sorta di bilancio dopo la risoluzione e la campagna per la moratoria. «Pur continuando ad aumentare i Paesi rinunciatari grazie alla risoluzione e alla campagna che hanno dato una forte accelerazione, il problema oggi, come abbiamo rilevato e detto precedentemente, è legato ai Paesi totalitari e illiberali dove si consuma il 99% delle esecuzioni capitali rispetto al totale mondiale».
Nessuno tocchi Caino ha consegnato a Romano Prodi il premio L’abolizionista dell’anno, edizione 2008, quale “personalita’ che, più di ogni altra, si è impegnata sul fronte della moratoria delle esecuzioni capitali e dell’abolizione della pena di morte”, dato che in veste di presidente del Consiglio, il 18 dicembre scorso, “a nome del Governo, del Parlamento e del Paese ha portato al successo la risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale dell’Onu”. “L’approvazione della risoluzione, presentata dall’Italia e co-sponsorizzata da 86 governi di paesi rappresentativi di tutti i continenti – motiva Nessuno tocchi Caino – e’ stata indubbiamente l’evento più significativo del 2007, il coronamento di una campagna condotta per oltre 15 anni da Nessuno tocchi Caino e dal partito Radicale ‘Nonviolento’, ma anche una pietra miliare verso l’abolizione della pena di morte nel mondo”.
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