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Pena di morte: 300 città si illuminano per abolirla

A Roma la Comunità di Sant'Egidio si riunisce questa sera al Colosseo

di Gabriella Meroni

L’università di Tirana, intitolata a Madre Teresa di Calcutta. Il palazzo di giustizia di Lione. La torre del municipio a Berlino. Il Palazzo Nazionale e l’Angelo dell’Indipendenza di Città del Messico. Sono solo alcuni dei monumenti che in circa 300 città di tutto il mondo resteranno accesi oggi come simbolica testimonianza contro la pena di morte. Per il terzo anno consecutivo la comunità di Sant’Egidio ha celebrato oggi la Giornata Internazionale delle Città contro la Pena di Morte con un convegno questa mattina e una manifestazione al Colosseo questa sera. Toccanti le testimonianze rese questa mattina da persone che in vario modo hanno vissuto sulla propria pelle l’atrocità della morte come scelta e via per la giustizia: “Mentre fucilavano mio figlio, ero fuori dal carcere di Taskent: non mi hanno fatto entrare in tempo per vederlo ancora vivo. E dal 2000 ad oggi non ho ancora potuto piangerlo su una tomba perché in Uzbekistan il luogo di sepoltura dei condannati è segreto di stato. E segreto è tenuto anche il momento in cui la sentenza viene eseguita: nessuno sa quando dovrà morire fino a poco prima dell’esecuzione”. Sono le parole di Tamara Chikunova che 4 anni fa ha fondato l’Associazione Madri contro la Pena di Morte e la Tortura. Da allora sono 19 le persone salvate, ma non si hanno dati certi sul numero di esecuzioni capitali nel Paese. “Abbiamo parlato per due ore, alla fine mi ha abbracciato e si è messo a piangere. La mia tragedia non è per nulla più grande della sua e adesso so bene che la vendetta non può essere una risposta”. Bud Welch è il padre di Julie, una delle 168 vittime dell’attentato del 1995 ad Oklahoma City: è così che ha descritto l’incontro con Bill Mc Veigh, padre di Timothy Mc Veigh, autore dell’attacco e giustiziato nel 2001. “Bill Mc Veigh è un padre che ogni mattina si sveglia – ha detto Welch – e sa che lo stato in cui vive ha deciso di punire suo figlio con la morte. Ma quell’attentato rappresentava una forma di vendetta per quanto Timothy aveva dovuto subire durante la Guerra del Golfo: la pena inflittagli non è altro che una ulteriore vendetta”. Bud Welch fa parte dell’associazione abolizionista ‘Murder Victims Families for Reconciliation’ e si batte’ fino all’ultimo per evitare l’esecuzione di Mc Veigh. Tra gli intervenuti al convegno c’era anche Javier Moctezuma Barragan, ambasciatore del Messico per la Santa Sede: “Il nostro Paese ha riconosciuto il consolidamento a livello internazionale del consenso contro la pena di morte. Per questo – ha detto Barragan – il presidente Vicente Fox ha presentato in aprile al congresso un progetto di riforma costituzionale che prevede la modifica dell’articolo 22 e l’abolizione della pena capitale”. Questa sera il ‘no alla pena di morte’ organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio prosegue con una manifestazione al Colosseo.


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