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Peluffo: «E’ ora di un servizio civile europeo. Obbligatorio»
Intervista esclusiva al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'informazione. Che aderisce al Manifesto di Vita e auspica «almeno sei mesi di servizio in diversi paesi europei, per una vera integrazione che salvi l'Unione»
“Bisogna lanciare un servizio civile europeo. Obbligatorio. L’obiettivo? Salvare l’Europa dalla sua fine”. Paolo Peluffo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri del governo Monti (con delega all'Informazione e alla Comunicazione), interpellato da Vita.it scende in campo a favore della salvaguardia e del rilancio del servizio civile, “un’esperienza importantissima che andrebbe tutelata con ogni mezzo”.
Sottosegretario Peluffo, come immagina un Servizio civile europeo?
Il mio ragionamento parte dal fatto che la crisi attuale dell’Europa è anche di comprensione tra gli stessi popoli che la abitano: stiamo arretrando non solo dal punto di vista economico, ma anche nell’integrazione. Va invertita la rotta, ovvero bisogna trovare nuovi modi per rinsaldare i legami tra le diverse realtà presenti, nell’ottica di una futura nazione europea a tutti gli effetti. Il servizio civile può essere il primo agente di integrazione di un’Europa davvero unita: lo vedo come uno strumento strutturato, coordinato e finanziato dalla Ue, tramite il quale i giovani possono fare esperienze comuni per almeno sei mesi della loro vita, alcuni di questi in patria, altri all’estero. Una sorta di Erasmus dove al centro ci sono i diritti civili delle persone e la cura dell’altro. Ma non solo: anche un’ottima occasione per aumentare il multilinguismo delle nuove generazioni, elemento indispensabile per dare all’Europa futuri cittadini consapevoli. I giovani devono arrivare a saper parlare due lingue oltre alla propria.
Volontario o obbligatorio?
Obbligatorio. La finalità è l’integrazione, tutti devono concorrere. Altrimenti se lo tieni volontario la maggior parte delle volte peschi nel sociale, dove le persone sono già formate o sensibilizzate, ma non intercetti le marginalità. Io ho svolto l’anno di servizio militare, ma reputo da sempre il servizio civile un’esperienza straordinaria, e lo sarebbe di più ancora se obbligatoria come lo era prima la leva. Ho letto il Manifesto per il servizio civile universale di Vita, e lo sottoscrivo senza indugi.
Tempi duri, però per il Scn, Servizio civile nazionale…
Ne sono al corrente, e mi preoccupa molto. È un elemento necessario e indispensabile della nostra Repubblica, uno strumento di educazione civica senza paragoni, dove si sviluppa un senso di fraternità e solidarietà che ti accompagna per tutta la vita, facendoti sentire parte della comunità in cui vivi. Con la crisi attuale può essere che costi tanto mantenere questa esperienza in vita, ma attenzione, costa ancora di più nel lungo periodo non avere basi condivise, sentinelle di democrazia che arginano il rischio di oligarchismi, in particolare a livello europeo dove la strada da seguire, nella mia visione mazziniana, è una federazione di Stati. A livello nazionale, è urgente ricominciare con i bandi: come me la pensano molti politici, si è visto anche l‘impegno del ministro per la Cooperazione e l’integrazione Andrea Riccardi, spero che si continui in quella direzione.
Dove si potrebbero trovare i fondi necessari?
A questo punto sarebbe necessario un passo forte del Consiglio europeo, per questo reputo che i tempi siano maturi per un servizio civile continentale, soprattutto in un momento in cui l’esperienza nazionale arranca. C’è necessità di esperienze comuni: progresso e integrazione sono le parole chiave, lo ribadisco. Il mio auspicio è che questo nuovo strumento si realizzi presto, sono pronto a operare in tal senso, sulla scia di una guida importante come l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che durante il suo mandato aveva dedicato molti discorsi al tema del servizio civile europeo.
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