Cultura
Pedofilia, il Papa anticipa tutti
Parole dure sull'aereo che lo portava in Gran Bretagna
Visita storica di Benedetto XVI in Gran Bretagna, fin dal volo aereo, con la schietta ammissione della scarsa vigilanza sul tema dei preti pedofili. I giornali oggi in edicola seguono con attenzione il viaggio e l’incontro con la regina Elisabetta.
- In rassegna stampa anche:
- TARIFFE POSTALI
- SARKOZY
- FEDERALISMO
- ECONOMIA
- AFRICA
- FIAT
- ROM
- SCUOLA
- FAMIGLIA
- AFGHANISTAN
Una bellissima foto verticale nella prima del CORRIERE DELLA SERA mostra il Papa e la Regina, con tanto di cappellino improponibile, che sembrano passeggiare come due amici anziani che si ritrovano dopo tanto tempo. Il titolo della foto notizia, invece, va dritto al tema più forte emerso dalla prima giornata della visita di Ratzinger in Gran Bretagna: “Il Papa e i preti pedofili «Abbiamo vigilato poco»”. Sotto la foto i richiami ad altri due pezzi di commento: “Quando Wojtyla venne da pastore” di Luigi Accattoli, e “I due imperi partner globali” di Marco Ventura. I servizi sono su due pagine, la 5 e la 6. Gian Guido Vecchi racconta le dichiarazioni del Papa durante il volo in aereo: “Quasi a togliere alibi sia ai contestatori sia ai teorici del complotto, e cercar subito di sopire le polemiche che hanno scandito l’attesa del suo arrivo, nell’aereo che lo porta in Scozia non si sottrae alle domande dei giornalisti sugli scandali dei preti pedofili, «rivelazioni che sono state per me un grande choc e una grande tristezza, è difficile capire come sia possibile questa perversione del ministero sacerdotale». Così Benedetto XVI invoca per la Chiesa «un tempo di penitenza e di umiltà, per rinnovare e re-imparare l’assoluta sincerità» e aggiunge secco: «Una grande tristezza è anche che l’autorità della Chiesa non fosse sufficientemente vigilante e non sufficientemente veloce, decisa nel prendere le misure necessarie»”. Parole che non si prestano a dubbi o interpretazioni. Il tema centrale del viaggio, ricorda Vecchi, è delicato, è l’affermazione del ruolo pubblico della fede. Non a caso Benedetto XVI oggi pomeriggio “parlerà al mondo politico e della cultura nella Wesminster Hall, a Londra, là dove fu processato e condannato a morte il grande umanista cattolico Thomas More, martire della libertà di coscienza che fu decapitato il 6 luglio 1535 dopo aver rifiutato il giuramento all’«Atto di supremazia» e lo scisma di Enrico VIII”. Interessante la scheda di Fabio Cavalera su Rowan Williams: “Il primate teologo e artista che tiene uniti gli anglicani”.
“Il Papa dalla Regina: sui pedofili la Chiesa ha sbagliato”: è la foto notizia su LA REPUBBLICA (che apre su “Rom, scontro Sarkozy – Merkel”). Riferisce Marco Ansaldo che comincia dall’affermazione di Benedetto: «le rivelazioni sugli abusi sessuali nella Chiesa sono stati uno shock» ha detto il Papa ancora sull’aereo. «Ed è soprattutto triste pensare che l’autorità della Chiesa non sia stata sufficientemente vigile né sufficientemente veloce e decisa nel prendere le misure necessarie». Arrivato a Edinburgo, l’incontro cordiale con Elisabetta, il bagno di folla e la messa a Bellahouston Park. Il Papa ha anche anticipato alcuni temi del dialogo con gli anglicani: entrambe sono «strumento per rendere accessibile la voce di Gesù». Quanto alle reazioni delle vittime dei pedofili, riferisce Enrico Franceschini: “Le scuse non bastano alle vittime «Verità sulle inchieste insabbiate»”. Dire sorry non basta: le vittime inglesi chiedono incontri, esigono che il Vaticano consegni tutti i documenti che li riguardano e domandano «verità e giustizia». In un comunicato il Survivors Network of Those Abused by Priests replica nettamente a Benedetto: «è falso dire che i vertici della Chiesa non hanno vigilato abbastanza sui crimini sessuali commessi dai sacerdoti. In realtà i vertici della Chiesa sono stati molto attenti nel nascondere questi orrori e non nel prevenirli».
Il fogliettone di prima pagina de IL GIORNALE è «la lettera di un bimbo malato a Benedetto XVI in Scozia». Titolo: «Caro Papa, perché Dio mi fa morire?». Si incomincia dal dettaglio: «La letterina è simile a quelle che si scrivono a Babbo Natale. Un cagnolino dalmata nell’angolo del foglio in fondo e le righe riempite da una semplice calligrafia infantile come quella di un bambino di nove anni può essere». A pagina 17 invece l’apertura è sulla cronaca della visita. «Arriva il Papa e la protesta svanisce nel nulla». Questo il tono dell’articolo dell’inviato Andrea Tornielli: «la processione si snoda lentissima attraverso il mare di folla che agita bandiere vaticane e scozzesi, mentre il coro accompagnato dalle immancabili cornamuse intona “Amazing Grace”, uno dei più famosi inni cristiani protestanti in lingua inglese. C’è un vento freddo che spazza via le nubi e riporta il sole a Bellahouston Park dove nel pomeriggio Benedetto XVI celebra la sua prima messa papale in terra britannica». Nel box si riferisce invece del «mea culpa per i preti pedofili: “La Chiesa non è stata vigile”».
AVVENIRE apre con una sorridente immagine del Papa accolto dalla regina Elisabetta e con il titolo “Le radici del bene” e dedica al viaggio nel Regno Unito le pagine 3, 4 e 5. L’editoriale “Senza timori o reticenze“ è affidato a Davide Rondoni che scrive: «Con grande coraggio e gioia. Il viaggio di Papa Benedetto nel Regno Unito è così. Chi si aspettava un cammino inumidito, complicato da nubi di polemiche, da avvisaglie di scontro, si trova un Papa, un cristiano, che non si affida a omissioni o furbizie. E che affronta con cordiale sincerità le questioni chiave sul tappeto». I servizi nelle pagine interne cominciano con il racconto dell’inviato Salvatore Mazza che parla di «scambi di battute in un’atmosfera definita “familiare” se non “quasi natalizia” nell’incontro tra il Papa e la Regina. Un’accoglienza speciale, capace di coniugare protocollo e cordialità, ma soprattutto di dare un senso forte al reciproco riconoscimento dei meriti nella ricerca del bene comune». Elisabetta II sottolinea “la comune eredità cristiana e lo “speciale contributo della Chiesa cattolica per i più poveri”, mentre il Papa ribadisce che “se si esclude Dio l’uomo resta monco”. La cronaca di una giornata “memorabile” termina con il bagno di folla a Glasgow per la messa a cui hanno partecipato centomila persone. Il taglio basso riporta un’intervista alla baronessa Warsi, presidente del Partito Conservatore, di origini musulmane, che spiega il nuovo ruolo delle fedi nel progetto di “Grande società” del governo inglese. Un’intera pagina sotto il titolo “Regno Unito, radici cristiane e vocazione globale di pace” riporta il discorso del Papa che ha ripercorso le tappe della storia britannica, dalle opere di carità e giustizia degli antichi santi alla lotta la nazismo e alla fondazione dell’Onu. La pagina 5 è invece dedicata all’incontro con i giornalisti e allo choc del Papa per gli abusi commessi dai preti. Rispondendo a una domanda precisa, Benedetto XVI non ha nascosto che «le rivelazioni sui casi di pedofilia tra i sacerdoti sono state per lui uno choc, una grande tristezza. Sia per i fatti in sé (è difficile capire questa perversione in uomini che per anni si sono preparati ad essere voce di Cristo e sua presenza nel mondo) sia perché l’autorità della chiesa non è stata sufficientemente vigilante e veloce e decisa nel prendere le misure necessarie».
“Il Papa: Sui pedofili non abbiamo vigilato” è il titolo che apre la prima pagina de LA STAMPA di oggi. All’interno due pagine di primo piano con le luci e le ombre della visita del Papa in Inghilterra. “Nell’isola senza Dio vince la diffidenza” è il titolo scelto per il pezzo del corrispondente da Londra. Accanto alle dichiarazioni di accoglienza dei leader politici, le contestazioni. Quelle a priori, che hanno avuto come obiettivo gli scandali pedofili e le posizioni del Pontefice su unioni gay e contraccezione e quelle a posteriori del suo discorso, che hanno preso di mira la frase di Benedetto XVI sul nazismo («L’esclusione di Dio porta a una visione riduttiva dell’uomo e del suo destino» ha detto il Papa, citando l’ateismo dell’ideologia nazista) che ha fatto insorgere la British Humanist Society: «L’idea che fu l’ateismo a portare i nazisti alle loro odiose visioni estremiste è una terribile diffamazione verso quanti non credono in Dio».
E inoltre sui giornali di oggi:
TARIFFE POSTALI
AVVENIRE – Altra doccia fredda per l’accordo concluso a fine luglio tra editori e Poste. Un documento della Ragioneria dello Stato informa che manca la copertura finanziaria. Il quotidiano cattolico sottolinea in un box la situazione delle organizzazioni non profit che rischiano paradossalmente un doppio danno: «Allo stop del decreto che riduce gli aumenti, si assomma infatti quello dei rimborsi già decisi tra mesi fa e da allora fermi. Il governo ha riconosciuto agli organi di congregazioni, fondazioni, associazioni culturali e di volontariato il diritto di vedersi compensato il balzo alle stelle dovuto alla soppressione delle agevolazioni postali. Ma per la Ragioneria dello Stato finché non ci sono i soldi in cassa, non se ne fa nulla e il Ministero delle finanze non può staccare l’assegno già firmato».
SARKOZY
LA STAMPA – “Parigi ringrazia: Silvio sei stato un vero amico”. Un pezzo di Ugo Magri, da Bruxelles, racconta le esternazioni di Berlusconi a margine del Consiglio Ue e dell’abbraccio, non solo fisico, fra il presidente del consiglio italiano e Sarkozy. L’appoggio italiano nel botta-risposta con la commissaria Reding ha rotto l’isolamento dell’Eliseo e a Bruxelles Berlusconi ha rilanciato la sua linea: stop alle dichiarazioni dei membri della Commissione Europea, a parlare deve essere solo Barroso. Il premier italiano ha detto che gli stati membri non devono essere criticati dall’Ue senza prima essere consultati e preavvisati.
FEDERALISMO
ITALIA OGGI – “Federalismo è subito rissa”, titola il quotidiano giallo. Fin dal sommario si accenna ad un aumento delle tasse per i lavoratori dipendenti e pensionati e meno per i professionisti e le imprese. Potrebbe essere questo l’effetto per i contribuenti del federalismo fiscale regionale che ieri è stato presentato dall’esecutivo ai governatori e agli enti locali. Le regioni in sostanza avranno una compartecipazione al gettito Irpef, potranno ridurre o azzerare l’Irap, ma in cambio scende la loro partecipazione al gettito Iva (dal 44,7 al 25%).
ECONOMIA
LA REPUBBLICA – La ripresa rallenta, Paese in declino: persino 480mila posti di lavoro in 3 anni ed «evasione sbalorditiva» arrivata al 20%. L’ufficio studi di Confindustria rende noti questi dati preoccupanti che richiamano il governo a un maggiore impegno contro l’economia in nero che fa sì che il paese abbia un Pil più povero (il livello è tornato al 1998) nel quale si allargano le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi tra le famiglie. «L’Italia è oggi più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri maggiori paesi avanzati». Una notizia che può essere collegata all’inchiesta di R2:”Baci vietati e Superenalotto così i sindaci equilibristi cercano di salvare i bilanci”. I primi cittadini fanno di tutto per non chiudere: introducono tasse discutibili, alzano le multe e perfino giocano al superenalotto…
IL SOLE 24 ORE – Nel 1981, il 52% delle persone nei paesi in via di sviluppo viveva in condizioni di estrema povertà; nel 2005 quella percentuale era scesa al 25 per cento E’ questo l’assunto su cui si basa l’articolo di Robert Zoellick (presidente della Banca mondiale). «I paesi a basso reddito – dice Zoellick – devono mettere in piedi sistemi di welfare più efficaci per proteggere i più poveri fra i loro abitanti e metterli nelle condizioni di sviluppare le proprie capacità in modo da uscire dalla trappola della povertà e svolgere lavori meglio retribuiti». Tutto questo a pagina 22.
AFRICA
ITALIA OGGI – Interessante pezzo di Andrea Brenta sulla redditività degli investimenti in Africa, che pare essere non solo l
a più alta al mondo, ma anche in crescita. Le statistiche del fondo monetario parlano di un tasso di crescita annuale che fra il 2000 e il 2009 ha raggiunto in media il 5,1%. Non solo, da anni, lo dice la Mc Kinsey, i governi africani hanno saputo attuare un risanamento dei conti e nel frattempo è aumentata la produttività del lavoro. Risultato? I capitali degli investitori stranieri sono passati da 9 miliardi di dollari nel 2000 a 62 nel 2008, una crescita analoga a quella cinese.
FIAT
IL MANIFESTO – Titolo di apertura per lo spin off di Fiat “Il gioco del meccano”, con anche il commento in prima di Loris Campetti (“Fiat, padroni e barboni”): «”È un grandissimo giorno per l’auto”. Fa impressione quest’inno alla gioia di Sergio Marchionne, cantato mentre le agenzie battevano lanci sul crollo del mercato dell’auto in Europa e sulla pesante perdita di quota dei marchi Fiat. Che c’è da festeggiare? C’è che “Finalmente l’auto è libera dalle escavatrici e dai trattori”. Come se bastasse lo spin-off votato ieri dagli azionisti del Lingotto per far tornare a correre le quattro ruote, quelle Fiat in particolare. Senza modelli nuovi, dove corri? A correre è solo la cassa integrazione, mentre fioccano i licenziamenti per rappresaglia. La “liberazione” dell’auto dal resto della Fiat può essere letta in molti modi. Uno di questi è che, da decenni la famiglia Agnelli, proprietaria del pacchetto più robusto di azioni Fiat, nell’auto non vuol mettere una lira, è interessata solo alla finanza e ai dividendi. Dividendi puntualmente arrivati anche quest’anno, uno dei peggiori, così difficile che agli operai è stato cancellato il premio di risultato. Ma se la Famiglia non scuce un euro, i soldi vanno cercati altrove. Sui mercati finanziari. E in giro per il mondo dai governi disponibili ad aprire le borse per difendere e incentivare la produzione di auto: Usa, Polonia, Serbia. Meglio fabbricare dove a pagare è lo stato. E in Italia? In Italia Marchionne fa lotta di classe per convincere qualche buontempone che la lotta di classe non c’è più. Apre il fonte dei contratti, lavora alla distruzione della Fiom e cerca di convincere tutti che gli unici problemi della Fiat arrivano da Landini che pretende di discutere, contrattare, scioperare».
ROM
IL SOLE 24 ORE – Ampio spazio viene dedicato dal quotidiano diretto da Gianni Riotta alla questione Rom. Un editoriale che punta il dito sulle motivazioni di politica interna che muovono la scelta sulle espulsioni da parte di Sarkò. Un’infografica per illustrare quanti e dove sono i rom in Europa, e ovviamente a pagina 10-11 anche la cronaca del presunto scontro verbale fra Barroso (presidente della Comissione europea) e Sarkozy. Immancabile l’appoggio di Umberto Bossi alla Francia, con relativo auspicio che l’Italia possa fare altrettanto.
SCUOLA
IL MANIFESTO – Servizio a pagina 2-3 dedicato alla scuola (“Se la scuola perde pezzi”), con focus sul tema sostegno, “Le insostenibili lezioni per gli studenti disabili”: «Il tetto fissato dal ministro Gelmini al numero degli insegnanti di sostegno è una delle misure più ingiuste e più difficili da sostenere per le scuole pubbliche. Solo in Lombardia sono 761 le classi con 3 o più disabili, in totale i ragazzi che richiedono sostegno sono il 2,4%. Il loro numero è in costante aumento. Solo quest’anno in Lombardia sono aumentati del 10-15%. E questo nonostante il fatto che i criteri per la certificazione del loro stato siano stati ulteriormente ristretti. (…) Per far fronte all’emergenza all’ultimo momento la direzione scolastica lombarda ha dovuto chiedere nuovi insegnanti al ministero e in Lombardia sono stati assegnanti 500 nuovi insegnanti di sostegno, 150 a Milano. Ma non bastano e fino a novembre in molte scuole i posti rischiano di restare scoperti. Non solo. Gli enti locali, costretti a tagliare su tutto da Tremonti, diminuiscono anche il numero degli educatori che si occupano di seguire i disabili nelle scuole. (…) Miriam è insegnante di sostegno precaria. “Noi docenti ci organizziamo in piccoli gruppi per tentare di coprire i buchi e gestire i ragazzi. Ma è sempre più difficile. Molti miei colleghi hanno spezzoni di orario in scuole diverse, organizzare lezioni e assemblee diventa un delirio e la continuità didattica per questi ragazzi che più ne avrebbero bisogno è impossibile. Tutto questo si scarica su ogni altro studente e sui professori ordinari che si trovano questi ragazzi in classe. E poi manca tutto. Nella mia scuola abbiamo un laboratorio di abilità domestica per i ragazzi disabili. Abbiamo dovuto portare tutto da casa, noi e i genitori, gli scaffali li ha comprati e montati il preside, gli altoparlanti, la prof di matematica”».
IL GIORNALE – Due pagine dedicate all’«Istruzione che cambia». Si va dal commento di Stefano Zecchi su Adro: «Scuola con il “marchio”? Sì, è gratis e si studia meglio», perché «Ormai le famiglie guardano alla qualità didattica e ai servizi degli istituti. E poco importa se dietro c’è un mecenate. O un partito». Segue il reportage: «Il timbro della Lega in aula: “Ma solo noi abbiamo robot e lavagne digitali”». Sotto l’occhiello «REALTA’» si scriva: «Al bando ogni strumentalizzazione politica, questa è la vera formula vincente». Nella pagina accanto si parla degli studenti della Cattolica: «I forestieri ci soffiano i posti», dicono. Dove per «forestieri» si intende «fuori sede».
FAMIGLIA
AVVENIRE – L’inserto settimanale “è famiglia” apre con un documentato servizio sui “Figli senza nozze”. In Europa un bambino su tre nasce da coppie non sposate. LA tendenza è in crescita, ma raddoppiata negli ultimi 220 anni. Gli esperti sottolineano come «i legami “liberi” rischiano di essere evanescenti: così il futuro di tutti, dentro e fuori le mura di casa, è più incerto. La politica non l’ha ancora capito».
AFGHANISTAN
CORRIERE DELLA SERA – “Voto afghano, le donne sfidano i talebani”. Bel pezzo di Davide Frattini alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento. 406 candidate donne, affrontano le minacce di morte per conquistare uno dei 64 seggi loro garantiti su 249. “Candidate in Parlamento in nome dei diritti, ma anche del vero Islam”. A pagina 15.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.