Pedala e vai, il tandem strumento di inclusione sociale
L'associazione Domu Mia di Muravera ripropone in Sardegna il progetto avviato con successo tre anni fa nel Veneto. L'iniziativa prevede il recupero di persone con disabilità fisica o psichica e/o con dipendenza patologica, ma anche di soggetti problematici socialmente, in un’ottica di reciproca responsabilizzazione
Il tandem, la bicicletta per due persone, non è più semplicemente un mezzo di locomozione utilizzato da una coppia affiatata, desiderosa di movimento e libertà all’aria aperta. Ora è diventato un preziosissimo strumento di supporto nel recupero di persone con disabilità fisica o psichica e/o con dipendenza patologica, ma anche di soggetti problematici socialmente, possibilmente con il coinvolgimento dei loro familiari o di altre persone che abbiano una significativa relazione con essi. Il tandem è al centro del progetto “Pedala e vai!” lanciato di recente dall’associazione “Domu Mia – Amici di Sant’Egidio Aps” di Muravera (Cagliari). L’iniziativa si ispira alla (quasi) omonima iniziativa di Cycling Pangea, “Pedale vai!”, che si svolge in collaborazione con i Centri di salute mentale – Csm, i Servizi per le dipendenze – Serd e l’Ufficio esecuzioni penali del Veneto (Uepe), in collaborazione con la Uisp e la Società italiana di montagnaterapia.
«L’anno scorso abbiamo incontrato Roberta Sabbion, psichiatra e direttrice del Dipartimento dipendenze dell’Asfo di Pordenone, e Alessandro Da Lio (esploratore e cicloamatore che ha fatto il giro del mondo in bici e ora prepara fisicamente i partecipanti del progetto)», spiega Ninni Santus, presidente di Domu Mia. «Era venuta in Sardegna per un breve periodo di vacanze-lavoro con alcuni suoi pazienti. Ci ha mostrato ciò che si può fare con i tandem. Siamo rimasti a bocca aperta, non ci aspettavamo risultati di quella portata: rispetto a una comune bicicletta, infatti, il tandem consente anche a un cieco o a un ipovedente di pedalare e fare un’esperienza che, a volte, non hanno mai fatto in vita loro. Così abbiamo deciso di rimboccarci le maniche e partire con questa nuova iniziativa. Ora stiamo cercando i finanziatori per acquistare un sufficiente numero di mezzi ed estendere l’attività a tutto il Sarrabus Gerrei».
Nei primi mesi, “Pedala e vai!” ha offerto ad alcuni soggetti con specifiche fragilità (compresi alcuni messi alla prova o in misura alternativa alla detenzione) l’opportunità di svolgere un’attività di auto-aiuto e di recupero, non solo per loro stessi ma anche per altre persone in condizioni di bisogno. Non mancano i casi di coloro che, in un momento di particolare difficoltà, non riescono più ad interagire con la collettività. È stata creata una piccola comunità in movimento che, tramite percorsi di crescita e team settimanali, è riuscita a riattivare soggetti che avevano difficoltà ad essere inclusi nella società.
«Sono cieco dalla nascita, non avevo mai provato l’ebbrezza di salire sul sellino di una bicicletta e sentire le piacevoli sferzate del vento sul viso», racconta Alberto. «Lo confesso: provavo un po’ di invidia nei confronti di chi poteva pedalare senza problemi. Grazie a questo progetto mi sono levato questa grande soddisfazione. Ora avverto quasi la necessità quotidiana di montare in sella, ovviamente in compagnia di un’altra persona. Ho trovato nuove, forti motivazioni che non riuscivo a individuare in altre attività e hobby».
Differente è la storia di Renata: la sua vista è perfetta ma era caduta in un pericoloso stato depressivo che l’aveva portata ai margini della società. «Mi stavo spegnendo come una candela», racconta. «Non uscivo più di casa, se non quando proprio non potevo farne a meno. Non avvertivo più il piacere di stare insieme ad altre persone. Sono stato coinvolta dal presidente Santus, che ha un carattere travolgente e persuasivo. Dopo tanti no, una mattina mi sono decisa a provare: è stata una faticaccia, non ero allenata, ma quando siamo rientrati a Muravera ho provato una stanchezza appagante. L’appetito vien mangiando, si dice così no? Beh, ora sono la guida di una persona che ha problemi legati all’alcolismo (in verità è in doppia diagnosi, dunque deve curare anche una patologia psichica, ndr) e sento la responsabilità di darle una mano d’aiuto come altri hanno fatto con me».
Nel Veneto il progetto, sostenuto nel frattempo anche da Coop Alleanza 3.0, ha già raggiunto la triennalità con un impegnativo percorso sulle pendici delle Dolomiti e uno tra Venezia e Matera, attraverso un itinerario culturale e sociale negli immobili sequestrati alla criminalità organizzata. Ora Domu Mia cerca di bissare quel successo, portando una proposta innovativa dapprima nel Sarrabus Gerrei e poi in altri territori della Sardegna.
«La volontà della nostra associazione, sotto la guida di Cycling Pangea, è quella di costituire il recupero di persone con diverse disabilità che risultano del tutto emarginate dal contesto sociale, non con un’attività sportiva fine a se stessa bensì con un percorso di terapia individuale e di comunità», spiega Andrea Camedda, responsabile della progettazione di Domu Mia. «Ogni comunità deve comporsi di almeno dieci persone e quindi cinque tandem. Contiamo di arrivarci entro i prossimi due anni, salvo che qualche ente istituzionale o Fondazione privata non sposi l’iniziativa e ci dia una spinta economica. I beneficiari ci vengono segnalati dai Servizi sociali locali, dai Csm, dal Serd di Quartu Sant’Elena e dall’Uepe di Cagliari. Nel frattempo abbiamo avviato la formazione dei tutor e delle guide dei tandem, in collaborazione con la dottoressa Sabbion, e stiamo creando una rete con altri enti del Terzo settore, Comuni e scuole per la promozione dell’intento progettuale. Nello scorso autunno, Cycling Pangea ha avviato un primo percorso promozionale con il coinvolgimento del Villaggio La carovana, del Fenicottero Onlus e della Sarcapos Asd. Hanno risposto presente le amministrazioni comunali di Quartu Sant’Elena, Ballao, San Vito e Villasalto, oltre ad alcuni istituti di istruzione superiore (in particolare l’Iits “G. Bruno – L. Einaudi” di Muravera e l’Iiss “Primo Levi” di Quartu Sant’Elena). Proporremo una serie di incontri con psicoterapeuti e istruttori sportivi di Cycling Pangea per poi redigere le schede di programma, i percorsi di terapia e l’avvio definitivo del progetto. Abbiamo programmato anche l’animazione di comunità rivolta alla cittadinanza e alle associazioni del territorio per far conoscere lo strumento e le sue opportunità. In una seconda fase potenzieremo la formazione e le sinergie in un’ottica di collaborazione per altre iniziative».
Tra le attività svolte in questi primi mesi, alcune escursioni dimostrative all’interno dell’Oasi della Luna, a Monte Arcosu (Cagliari), in collaborazione con la Fondazione Domus de Luna, e nelle strade tra Assemini, Dolianova, San Nicolò Gerrei, Villaputzu, Villasalto, Ballao, Muravera, Armungia, Perdasdefogu ed Escalaplano. I beneficiari vengono avviati nella pratica del tandem in un’ottica di responsabilizzazione: talvolta la guida del tandem è affidata a un soggetto che viene preso in carico, ad esempio per motivi legati alla tossicodipendenza o giudiziari. Affidargli il trasporto di un soggetto in condizione di fragilità richiede coordinamento e collaborazione nel movimento: senza una piena sintonia, non si riesce a procedere. In questo modo risulta più facile affrontare le sfide della vita quotidiana. Il rapporto che si crea non è soltanto duale ma anche di comunità, in quanto i tandem lavorano in sinergia tra di loro. Il supporto di uno psicoterapeuta, parte integrante del gruppo, ad ogni escursione consente un momento di analisi individuale e collettiva di quanto si è sviluppato lungo il percorso, oltre all’esternazione delle problematicità interiori. I “tanDemoni”, così si definiscono, sfidano la propria condizione fisica o la malattia mettendosi in discussione. Un percorso a volte più duro della salita sul Monte Zoncolan.
Dell'associazione Domu Mia parla, tra gli altri, il Focus book di Vita dedicato alla Sardegna, uscito a novembre. Cliccando qui è possibile scaricare gratuitamente l’edizione in formato digitale.
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