Formazione

Pechino: 200 esecuzioni in due settimane

La denuncia di Amnesty: la Cina adegui le sue regole sui diritti umani con la stessa velocità con cui si è adattata alle richieste del Wto

di Sara De Carli

Amnesty International ha denunciato oggi un notevole aumento delle esecuzioni in Cina in occasione delle celebrazioni per il nuovo anno lunare. Secondo dati comunque incompleti, le esecuzioni nelle ultime due settimane sono state 200. Tra le 200 persone messe a morte, molte erano state condannate per reati che non contemplavano violenza contro persone o di natura economica. Tra dicembre e gennaio, i mezzi d’informazione cinesi hanno riferito di almeno 650 esecuzioni. Questa cifra e’, in ogni caso, molto inferiore alla realtà, in quanto le autorita’ cinesi rifiutano di fornire dati completi. ”C’e’ un baratro tra quello che la Cina afferma e quello che fa’ – ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International – il governo di Pechino dichiara di applicare la pena di morte con ‘cautela’, ma il picco di esecuzioni cui stiamo assistendo in questi giorni rende questa parola priva di significato”. Il recente, intenso dibattito all’interno della Cina sull’eccessivo ricorso alla pena di morte si e’ concentrato sulla riforma che permettera’ alla Corte suprema del popolo di riesaminare tutte le condanne a morte, al posto dell’attuale sistema in cui ogni tribunale applica differenti standard. Tuttavia – evidenzia Amnesty – questa riforma, cosi’ come il suggerimento che in alcuni casi la pena di morte potrebbe essere sostituita da lunghe pene detentive, non affronta ancora alcuni nodi cruciali: le ‘confessioni’ estorte con la tortura, il limitato accesso alla difesa e le interferenze politiche nel sistema giudiziario. L’Unione europea da tempo considera quella della pena di morte la principale preoccupazione per i diritti umani in Cina. ”Speriamo che i leader dell’Unione europea si ricordino di queste persone quando decideranno se abolire l’embargo sulle armi, che venne imposto in risposta agli abusi dei diritti umani commessi nel 1989” – ha proseguito Bertotto. ”Il governo cinese ha agito con grande velocita’, negli ultimi anni, per adeguare le proprie leggi sul commercio alle regole del Wto. Ora ha il dovere, nei confronti dei propri cittadini, di mostrare analoga determinazione adeguando le proprie leggi al diritto internazionale dei diritti umani. Quando il mondo si riunira’ a Pechino nel 2008 per “celebrare l’umanita” sotto la bandiera olimpica, le esecuzioni dovranno essere cessate e la pena di morte abolita nelle leggi e nella prassi”, ha concluso Bertotto.


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