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Pdl, lo strappo di Fini

Il presidente della Camera prende le distanze da Berlusconi, ma il Pdl non lo segue

di Franco Bomprezzi

La distanza fra il presidente della Camera Gianfranco Fini e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si sta facendo di giorno in giorno più evidente, e dentro il Pdl il malessere cresce. I giornali dedicano oggi molto spazio alla politica, fra l’intervento di Fini a Gubbio e le esternazioni di Berlusconi con i giornalisti.

 

 

“Fini accusa: contro di me un indegno stillicidio”, titola in prima pagina il CORRIERE DELLA SERA di oggi a fianco del titolo di apertura dedicato all’intervista in esclusiva a Marina Berlusconi che dice: “Io difendo mio padre” e aggiunge: «Tentativi di pugnalarlo alle spalle. Le nostre aziende? Non sono trofei da spartire». Tornando al presidente della Camera, dopo le accuse di Bossi e Feltri: «Un indegno stillicidio contro di me. Non sono un folle né un compagno travestito e non aspiro a fare il capo dello Stato. A Berlusconi ho detto: Il pdl deve cambiare marcia, è impensabile che un partito non decida nulla». E su mafia e stragi: «Mai far pensare di non avere a cuore la verità». Massimo Franchi firma l’editoriale “Il muro dell’incomprensione”: «Più che da contrasti politici, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini appaiono divisi da un muro di incomprensione: lessicale, culturale, istituzionale. E personale…Riaffiora, irrisolto, quello che dovrebbe essere il Popolo della libertà. Per il Cavaliere, una forza libera e insieme caotica, modellata sulla sua leadership; per Fini: “un partito e non un organigramma”». Paola di Caro a pag 3 ricostruisce la reazione del premier all’uscita  di Fini alla scuola di formazione del Pdl di Gubbio: “Gelo in platea. Il premier ai suoi: a cosa mira?”. Berlusconi, proprio non se l’aspettava, da qui il suo risentimento: «Non si capisce cosa voglia Fini, come gli è venuto in mente di dire certe cose, di farmi un attacco del genere, proprio adesso che sono nel mirino delle procure. Ma dove vuole arrivare, a che mira?». Infine a pag 5 Daniele Manca intervista Marina Berlusconi: «Mio padre è libero, come tutti, di avere una vita privata così come di reagire alle calunnie…C’è un’aria irrespirabile perché l’opposizione non si fa più con la politica, ma con dossier e pettegolezzi».  

Un’altra apertura sul premier per LA REPUBBLICA (“Berlusconi-show sulle escort”) relega l’intervento di ieri del presidente della Camera al sommario: “Fini al contrattacco: indegno stillicidio contro di me, il premier si muova”. La cronaca arriva, dopo tre pagine dedicate alla conferenza stampa di Berlusconi, a pagina 6: “Fini sfida il Pdl a cambiare rotta «Su di me un indegno stillicidio»”. Riferisce Francesco Bei: aveva l’aria di chi si è tolto parecchi sassolini dalle scarpe il presidente della Camera lasciando l’ex convento dei cappuccini di Gubbio dove ieri è intervenuto alla scuola del Pdl. Lanciando in verità messaggi molto forti e gelando la platea: «Non dobbiamo lasciare nemmeno il minimo sospetto sulla volontà del Pdl di accertare le verità sulle stragi di mafia. Se ci sono elementi nuovi, santo cielo, si devono riaprire le indagini, anche dopo 14-15 anni»; «Sono convinto quanto voi dell’accanimento giudiziario contro Berlusconi, ma soprattutto se non si ha nulla da temere, come è per Forza Italia e certamente per Berlusconi, mai, mai, mai si deve dare l’impressione di non avere a cuore la legalità e la verità». Gli applausi non arrivano, nonostante le concessioni, chiosa il cronista. Tanto più che Fini ha smontato punto per punto l’impianto “forza-leghista” che ha sorretto finora l’azione del governo e difeso il voto agli immigrati e la discussione sul biotestamento. Fini promuove l’azione del governo in economia, ma sottolinea che non c’è stato dibattito sulle politiche economiche e sociali, che l’ultima Finanziaria non è «un esempio di lotta alle degenerazioni del mercato», che «ci sono sacche di sofferenza e non solo nel Meridione». In conclusione, «serve un cambio di marcia. Ma parlare di democrazia interna non significa minare la leadership o fare atto di lesa maestà. A Berlusconi dico:  attento ai plauditori e cioè a quelli che dicono che va tutto bene e poi, quando giri le spalle, dicono tutt’altro». Un altro pezzo sul retroscena spiega le reazioni di Berlusconi: “L’ira del Cavaliere su Gianfranco «Vuole la mia morte politica»”. Un titolo che dice tutto anche per quanto riguarda il futuro sempre più incerto del Pdl. Ormai all’interno del partito, sembra prevalere la tesi della separazione anche se i colonnelli pdl non hanno compreso quale sia la strategia di Fini. Berlusconi furioso sottolinea che l’ex leader di An è presidente della Camera per merito suo e che tutti gli uomini di An sono passati in Forza Italia («Non gli sono rimasti che quattro gatti»).

“Fini spara ma perde ancora colpi” è il titolo a tutta pagina della copertina del GIORNALE. Le “sparate” sono snocciolate nell’occhiello: «Per lui è tutto sbagliato, il PdL, la politica del Governo, persino le critiche ai giudici che perseguitano il Premier». Il direttore Feltri decide di dedicare al caso Fini le prime sei pagine del GIORNALE  e fra i pezzi anche il suo editoriale che continua a pag. 3: «Se qualcuno avesse avuto dei dubbi sulle posizioni eccentriche di Gianfranco Fini rispetto alla linea del Pdl ieri ha potuto trasformarsi in certezze. Fini dovrebbe  ricordarsi che le elezioni  sono state vinte dal centrodestra non sulla base delle sue idee attuali, bensì quelle  che ispirano i provvedimenti approvati o in corso di approvazione e da lui oggi criticati con gli stessi argomenti propinati dall’opposizione». Sulle «posizioni eccentriche» di Fini, come le chiama Vittorio Feltri nel suo editoriale di oggi, qualche giorno fa IL GIORNALE pubblicava una lettera di Giancarlo Lehner, deputato PDL che difendeva il  presidente della Camera. Oggi viene pubblicata una nuova lettera di Lehner  con il titolo “Mi pento di averlo difeso: sta sprofondando nel follismo” e in cui si legge: «Gianfranco fa lo struzzo, ma senza Cavaliere e Bossi avrebbe futuro solo ai giardinetti». Ovviamente IL GIORNALE fa l’aruspice che ha le vesti di Laurea Cesaretti che scrive: «Il meteo dei retroscenisti politici prevede di tutto e di più per i prossimi mesi. Tranne il bel tempo. L’obiettivo è fare cadere Berlusconi e dar vita un governissimo evitando il voto anticipato. In campo Casini D’Alema, ma anche Enrico Letta, Rutelli. Con il supporto di Montezemolo».

Un editoriale di Sergio Soave su AVVENIRE sostiene a pagina 2 che «il discorso molto puntuto» di Fini «ha reso inevitabile l’avvio di una nuova fase» per il Pdl, un partito «finora placidamente assopito nella contemplazione dei successi vantati dall’esecutivo». Secondo Soave l’attacco di Fini al pragmatismo di Berlusconi non è da prendere in considerazione tanto come lotta alla successione ma, alla radice, come ricerca di un equilibrio e di un confronto anche con l’opposizione sui temi etici. Anche il pezzo di cronaca (a pagina 8) sottolinea i rilanci di Fini sulla cittadinanza e sul testamento biologico. Su questo secondo tema, Fini dice: «Non si è trovato un punto di equilibrio che si poteva trovare». E il giornalista chiude: «Quasi un addio a Silvio?».

«Aveva promesso chiarezza e l’ha servita a tutti, con quel tratto freddo che lo contraddistingue»: descrive così il SOLE24ORE l’intervento di Gianfranco Fini ieri a Gubbio. I fronti aperti da Fini contro i compagni di schieramento sono elencati chiaramente: immigrati (cittadinanza e questione dei medici-spia), testamento biologico, democrazia interna al Pdl). Andato via Fini, ecco però gli interventi degli altri maggiorenti, tutti contro di lui: Gasparri, Verdini, Frattini. Unica voce fuori dal coro – ma lontana da Gubbio- quella di Alemanno.

“Fini attacca, Berlusconi si difende”,  ITALIA OGGI titola così l’analisi sulla “semplice incomprensione” tra il premier e il presidente della Camera. Oltre alle bordate di Fini e le barricate di Berlusconi, di nuovo emerge che il premier sta considerando, ma una decisione non è stata ancora presa, un’azione legale nei confronti di Patrizia D’Addario, e che, invece di succedere a Napolitano, Fini aspira a prendere il posto di Ban Ki Moon all’Onu. Gustosa, per gli amanti delle saghe politiche del teatrino della politica italiana, una dichiarazione di Francesco Cossiga che interpellato da ITALIA OGGI, dice la sua su Fini:« Si tien ben tranquillo perché vuole diventare presidente della Repubblica. I numeri certamente li avrebbe, per le cose che dice la sinistra lo potrebbe anche votare, anche l’Italia dei Valori e una parte del Pdl». ITALIA OGGI però, specula anche su un’altra possibilità: che Fini voglia staccarsi dal Pdl per varare un nuovo schieramento.

La foto di gruppo del primo congresso del Pdl con al centro Berlusconi è l’apertura de IL MANIFESTO, mentre il titolo è “Fini a quando”. Due le pagine dedicate dal MANIFESTO riassunte in prima così «”Indegno stillicidio”: Fini denuncia il fuoco amico, mette in guardia i plauditori berlusconiani e presenta il conto su immigrazione, testamento e mafia. Gli risponde «il delirio machista del premier che promette la galera alla D’Addario, spara contro la stampa, si incorona leader maximo e latin lover mentre il nuovo procuratore di Bari lo assolve». Nelle pagine interne Il titolo di apertura è: «La marcia sul Pdl» che sovrasta una grande foto di Fini ieri a Gubbio che nel sommario «apre la crisi nella coalizione». Nell’articolo si ricorda che «Fini non trova molti pidiellini pronti alla discussione. Soprattutto, non si discute il premier: “Lo stillicidio vergognoso è quello contro Berlusconi”, si indigna Franco Frattini». Accanto l’articolo sulla conferenza stampa a margine del vertice della Maddalena con Zapatero, e sul record di Berlusconi a capo del consiglio «Lo corregge Francesco Cossiga: “a fare bene i conti il primo dovrebbe essere Massimo D’Azeglio poi forse, al secondo posto, metterei Cavour”». Nella stessa pagina IL MANIFESTO pubblica la lettera del Comitato per i diritti civili delle prostitute onlus che scrivono: «Siamo indignate della leggerezza con cui si fanno sulla stampa i nomi e i cognomi di donne, che avrebbero partecipato a feste e offerto servizi sessuali al capo del Governo e ad altri personaggi coinvolti in una inchiesta (….) Le signorine invitate a quelle feste sono molte, certo non tutte sono escort, certo ognuna di loro è una donna libera di scegliere cosa fare con il proprio corpo, se offrirsi a pagamento o gratis, comunque hanno diritto alla tutela della privacy (…) Mettere alla berlina la vita privata di private cittadine (le escort) non è giusto, esse non si possono trattare al pari di un politico, che poiché è stato eletto e ha un incarico pubblico deve rispondere delle proprie azioni e della propria onestà….».

LA STAMPA dedica l’apertura del giornale alla politica. Il titolo è “Fini: nel Pdl serve una svolta”. A fianco l’editoriale di Marcello Sorgi, dal titolo “Il cavaliere, la testa e la pancia”. Per Sorgi «l’idea che il presidente della Camera, per via delle posizioni che ha preso di recente, e ieri ha ribadito con esplicita ruvidità, si prepari a lasciare il partito che ha fondato insieme a Berlusconi, va detto chiaro: è fuori dalla realtà». (…) Se Fini ha fatto un discorso del genere, e soprattutto se non ha cercato la rottura, è certamente perché non è convinto – come invece da qualche parte gli viene attribuito – che Berlusconi e il suo governo siano al capolinea, e la legislatura si prepari a una svolta o alla fine. Non si capisce, quindi, come ipotesi siffatte possano affacciarsi, e farsi strada fino a diventare parole d’ordine o incubi di politici anche di una certa importanza. E non è chiaro neppure come possano trovar credito nella cerchia più vicina al premier, o addirittura essergli attribuite, come se appunto Berlusconi vedesse il baratro di fronte a sé e fosse pronto a tutto – ma proprio a tutto – pur di non precipitarci dentro». Sorgi in qualche modo detta a Berlusconi la strategia per i prossimi mesi: «Può verosimilmente recuperare, avviando la fase 2 del suo governo e indirizzandosi verso una prospettiva di legislatura.  (…) Berlusconi può riconoscere che quelle di Fini, se non tutte per l’oggi, sono buone idee per la destra di domani: una destra più moderata e composta, meno rivoluzionaria, come sarà giusto nel prossimo futuro. Allo stesso modo il Cavaliere sa bene che l’assenza dei cattolici dal governo non ha migliorato, anzi ha reso più problematici, i rapporti con il mondo cattolico, e che non può sperare di ricostruirli da solo, né soltanto stringendosi alla Gerarchia. Non c’è niente di male a riconoscere che scaricare Casini dalla maggioranza s’è rivelato una mossa “di pancia”, avventata e poco accorta. E, subito dopo, verificare se esiste la possibilità di una ripresa seria di collaborazione con l’Udc, che non potrà più essere subalterna, ma anzi competitiva, come avviene del resto con la Lega». Un po’ in contraddizione, la tesi di Sorgi, in verità, con il retroscena di Amedeo La Mattina a pag. 2 dal titolo “L’ira di Silvio: legittima le inchieste spazzatura”: «In molti a Gubbio hanno avuto l’impressione che tutto il discorso dell’ex leader di An, e il riferimento alle inchieste su mafia e politica, preluda a qualcosa d’altro: addirittura all’intenzione di Fini di fare in prospettiva un altro partito».

 

E inoltre sui giornali di oggi:  

OBAMA E LA SANITA’
CORRIERE DELLA SERA – “Il discorso perfetto di Obama” titola il CORRIERE in prima pagina sotto la fotonotizia che ritrae la stretta di mano fra il presidente e Nancy Pelosi. Obama ha vatato la riforma sanitaria con queste parole: «Siamo l’unica democrazia al mondo che non garantisce copertura medica universale ai suoi cittadini, il piano costerà meno delle guerre in Iraq e Afghanistan, ossia 900 miliardi di dollari in dieci anni». E ancora: «Non perderà tempo con chi crede che sia meglio cancellare questo piano piuttosto che migliorarlo. Non materrò le braccia incrociate mentre le lobby usano le solite tecniche per mantenere lo status quo. Non sono il primo presidente che prende a cuore questa causa, ma sono determinato a essere l’ultimo». Parole che hanno colpito nel segno. Obama infatti è subito risalito nei sondaggi.

IL GIORNALE – “Ecco la sanità di Obama: non sarà all’europea” è il titolo del pezzo di Marcello Foa che commenta il discorso di Obama al Congresso. «Ascoltandolo gli americani si sono entusiasmati e poi commossi ma soprattutto hanno capito: una luce nella nebbia di una battaglia segnata dalla spregiudicatezza di chi si oppone alla riforma della sanità e dell’ambiguità  di una Casa Bianca incapace di indicare un percorso concreto. Non è detto che ora il Congresso approvi la riforma. Quasi tutti i presidenti ci hanno provato e nessuno ci è riuscito. E’ possibile che anche Obama fallisca, ma con il discorso dell’altra notte ha dimostrato una capacità di leadership che sembrava di aver smarrito negli ultimi mesi».

AVVENIRE – Il titolo sulla riforma sanitaria di Obama punta sui costi relativamente contenuti, «meno della guerra in Iraq». Un box precisa una vicenda che il quotidiano sta molto a cuore: Obama ha detto al Congresso che «nemmeno un dollaro federale verrà utilizzato per finanziare gli aborti e che le leggi che consento l’obiezione di coscienza resteranno in vigore». Anche se, si precisa, alcuni pacchetti assicurativi prevederanno anche l’aborto e quindi le sovvenzioni statali in modo indiretto potrebbero comunque pagare l’aborto.

IL MANIFESTO – Le due pagine centrali del MANIFESTO sono dedicate alla riforma sanitaria Usa “La sfida di Obama” è il titolo dell’articolo che si apre dicendo: «La riforma sanitaria come imperativo morale, sotto la stella di Ted Kennedy che in una lettera preparata sul letto di morte lancia la profezia: il 2009 sarà l’anno della svolta grazie a Barack Obama. Il presidente mette le ali alla retorica sul finire dell’intervento davanti al congresso…» Mentre l’articolo principale riassume il clima del discorso al Congresso in un colonnino sono riportati alcuni passaggi dell’intervento di Obama che si aprono con le parole «Non sono il primo presidente a dedicarsi a questa causa, ma sono determinato a essere l’ultimo (…) Ci sono anche quelli che affermano che la nostra riforma assicurerà gli immigrati illegali. È falso (…) E voglio chiarire un altro malinteso: con il nostro piano: neppure un dollaro federale sarà usato per finanziare aborto, e le leggi federali sulla libertà di coscienza resteranno in vigore…». È intitolata «Quel “diritto americano” negato dalla costituzione» l’ampia analisi di Alessandro Portelli. «(…) Proviamo a domandarci: come mai portare le armi è un diritto (assoluto e non regolabile), ed essere curati no? Semplice: il diritto alle armi sta scritto in un emendamento della costituzione, il diritto alla salute non sta scritto in nessun testo costituzionale. (…)»

SCUOLA
LA REPUBBLICA – “Gelmini: grazie al maestro unico più tempo pieno per 35mila alunni”. Il ministro difende la riforma, sostiene che ci sarà più tempo pieno, annuncia l’incremento del tempo pieno alla primaria, mentre la protesta dei precari continua e pure il pressing della Cei che non vuole che l’ora di religione divenga di Etica (il Concordato «parla molto chiaro», spiega il presidente Bagnasco). Alle medie cambia il modo di arrivare al voto dell’esame (una media delle prove scritte, del colloquio e del voto d’ammissione). Fioroni (Pd ed ex titolare dell’Istruzione) va all’attacco: «basta bugie. A scuola il tempo pieno non esiste più: siamo passati all’era del doposcuola, in cui i nostri figli sono considerati poco più di pacchi postali».

ABRUZZO
AVVENIRE – L’apertura del quotidiano dei vescovi italiani è per la generosità degli italiani a sostegno delle vittime del terremoto: la colletta Cei-Caritas nelle parrocchie ha raccolto 30 milioni di euro (25 dalle parrocchie, 5 dalla Cei). Sono già state realizzate 4 strutture, altre 19 sono pronte a partire. Tutte sono destinate ad accogliere spazi comunitari (sedi Caritas, spazi per gli studenti universitari, spazi di ascolto per minori, tre scuole – a Ocre, Fossa, Rojo).

CRISI E SUICIDI
IL GIORNALE – Alla France Telecom di Troyes, Francia, nell’arco di 18 mesi  ci sono stati 22 suicidi di dipendenti. La vicenda,  seguita da “Le Figaro” viene ricostruita da Alberto Toscano: «Ma perché proprio a France Telecom, azienda considerata per molti aspetti una vetrina del nuovo capitalismo  francese? I sindacati parlano di problemi  e denunciano un clima di crescente competizione  e dicono che la vita dei tecnici sta diventando sempre più stressante. L’azienda ribatte che “non siamo un caso isolato”».

SOLE24ORE – “Troppi suicidi, si fermano i tagli di France Télécom”: basta il titolo per capire tutto. L’azienda francese ha incontrato ieri i sindacati promettendo uno stop al piano di ristrutturazione che ha tagliato in sette ani oltre 40mila dipendenti, di cui la maggior parte dal 2008 a oggi. I problema è che negli ultimi 18 mesi 22 dipendenti si sono suicidati, 6 solo quest’estate (un tentativo di suicidio – con un coltello in pancia – proprio ieri), dopo l’annuncio del licenziamento. La maggior parte di loro erano uomini con più di 50 anni. Un’emergenza che ha indotto France Télécom a sedersi al tavolo delle trattative per scadenzare maggiormente il ricorso ai licenziamenti.

AFRICA
LA STAMPA – Due pagine dedicate al rapporto Unicef, “La rete che salva diecimila bambini al giorno”: «Accade, infatti, che per la prima volta, secondo i dati Unicef, la media della mortalità annuale dei più piccoli sia scesa, nel continente nero, sotto i nove milioni. Cinque anni fa superava i dodici. (…) Per dimezzare, com’è accaduto in Kenya, la morte di chi ha meno di cinque anni, è bastato l’uso di zanzariere contro gli insetti portatori di malaria. In Zimbabwe, invece, le campagne che spingono le donne ad allattare al seno i figli, per rinforzarne il sistema immunitario e prevenire, ad esempio, la diarrea, ha salvato dalla morte per disidratazione circa il 20 per cento dei neonati. Comunissime vaccinazioni contro morbillo, pertosse, e tetano, hanno fatto il resto in tutto il continente. Soluzioni mirate, appunto, che hanno salvato vite. (…) “Per aiuto mirato intendiamo puntare su un progetto utile – dice Roberto Salvan, direttore generale per l’Unicef, in Italia – e questo sia che si tratti di una zanzariera impregnata di repellente anti-malaria, sia di un corso di scolarizzazione. Il punto fondamentale, per la nostra esperienza, è che senza il coinvolgimento della popolazione non si raccolgono risultati”». D’appoggio un’intervista ad Alfredo Mantica, sottosegretario agli Esteri “Troppi sprechi. Bastano idee semplici ed efficaci”.

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