Politica

PD. L’addio di Veltroni

“Non farò agli altri quello che è stato fatto a me"

di Riccardo Bonacina

“Non farò agli altri quello che è stato fatto a me”, è questo l’unico sassolino che Veltroni si toglie dalla scarpa quasi alla fine della Conferenza stampa da poco terminata. Per il resto è un profluvio di ringraziamenti, la certificazione della serenità nella scelta di lasciare: “Ho sempre considerato la politica e il potere dei mezzi e non dei fini, perciò da anni penso al momento in cui li avrei lasciati. Ora vedrò cosa farò per perseguire gli ideali di giustizia in cui ho sempre creduto”. Veltroni lascia perchè, dice: “Solo così mi sembra di poter difendere il senso di questo partito nuovo, di questa grande scommessa. Mi faccio da parte per proteggere quanto si è sin qui cosruito”.

E un ammissione sincera, poco esibita, di responsabilità: “Speravo di poter realizzare una forma partito nuova e aperta, una forma partito che in certi momenti ho visto. Ma non ce l’ho fatta e chiedo scusa. Non ho corrisposto alla spinta di innovazione che c’è nel Paese anche perchè ho cercato di tenere unite le anime di questo partito che per definizione è un partito delle diversità”. Non ce l’ho fatta “Perchè perchè per stare uniti nella diversità occorre il sentimento e la pratica della solidarietà interna e questa non c’è stata”

Poi due indicazioni. La prima. Se il Partito democratico è come dev’essere un partito a vocazione maggioritaria e non un assemblaggio fatto col vinavil, è nella società che bisogna innanzitutto diventare maggioritari. È lì, prima che in Parlamento, che Berlusconi ha vinto la sua battaglia di egemonia“.

La seconda ch è quasi una preghiera. “Non torniamo indietro, non c’è un ieri migliore dell’oggi. Un grande sogno riformista di cambiamento ha bisogno di tempo, lasciate crescere il Pd”. Da parte sua, assicura, “Non farò agli altri quello che è stato fatto a me”.

 

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