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Pd, Bersani oscura Marrazzo

L'alta affluenza di elettori conforta i dirigenti del Partito Democratico

di Franco Bomprezzi

Bersani segretario senza bisogno di ballottaggio, alta affluenza ai seggi delle primarie del Pd: i giornali del lunedì registrano il risultato della competizione fra Bersani, Franceschini e Marino, mentre ancora brucia lo scandalo Marrazzo e nel centrodestra si discute su Tremonti.

“Alta affluenza, Bersani conquista il Pd” è la prima notizia del CORRIERE DELLA SERA di oggi. A fianco l’avvertimento di Berlusconi a Marrazzo: “Berlusconi avvertì Marrazzo: C’è un video”. Partiamo dalla nuova leadership del Pd. I servizi vanno da pag 2 a pag 6. I dati: Bersani prende il 52% dei 3 milioni di voti, Franceschini il 34,1% e Marino il 13,9%. “Il popolo del Pd ha scelto Bersani: farò il leader a modo mio”. Dice il segretario: «Il mio primo gesto da segretario sarà quello di occuparmi del lavoro e della precarietà, credo che abbiamo bisogno di riportare la politica ai fondamentali». «Con Franceschini e Marino lavoreremo insieme», è stato l’annuncio subito dopo la vittoria. Ma la collaborazione tra tutti, nelle intenzioni di Bersani, non deve tradursi in una trattativa estenuante con le correnti. Nelle prime due pagine spazio a Marino (“Marino in coda con la madre: Se è venuta tanta gente è anche un po’ merito mio”), ma non a Franceschini che parla a pag 5 (“Franceschini incorona il rivale: Servirò il partito da iscritto”). Maria Laura Rodotà ieri invece ha passato la giornata fra i seggi della Capitale: “Ai seggi si scopre che c’è un’armata di nonni-elettori”: «Tutto un partito davanti. Forse. Come nel finale di un film di Paolo Virzì. Così sono state le primarie, in giro per Roma. Qualche ragazzo precario e molte gentili persone anziane. Tra gli elettori, più centro che periferia, più borghesi che gente a basso reddito, più studenti che commesse, più vecchi che giovani, più donne che uomini. Un viaggio in motorino tra il volgo disperso del centrosinistra si può raccontare, volendo, così. 8.15, piazza Cola di Rienzo». Nel frattempo il CORRIERE prova ad anticipare qualche nome della nuova squadra che dirigerà il partito: «Per la presidenza del Pd Bersani ha già in mente un nome. Quello di Rosy Bindi. Anche perché le donne che sostengono l’ex ministro ritengono che sia lei la persona giusta, come diceva qualche giorno fa Livia Turco: «Ci vuole assolutamente una donna come presidente, di questo siamo convinte tutte, e ci sono solo due nomi possibili, quello di Bindi e Finocchiaro, ma Anna è già capogruppo al Senato». E a proposito di capigruppo, è assai probabile che almeno quello della Camera cambi. È difficile che il franceschiniano Antonello Soro mantenga quella poltrona. E non è solo una questione di spartizioni tra correnti. In molti si sono lamentati per la mancanza di polso dell’attuale presidente dei deputati. Un esempio per tutti, la vicenda degli assenti del Pd nella votazione sullo scudo fiscale. Quella volta non erano stati lanciati i soliti messaggi insistenti in cui si chiede l’obbligo di presenza, come si fa nelle occasioni particolari. Chi potrebbe prendere il posto di Soro? L’avrebbe voluto volentieri Piero Fassino quando credeva che vincesse Franceschini. Così non è stato. In questi giorni si era fatto anche il nome di Enrico Letta. Ma non è detto che la poltronissima della presidenza del gruppo a Montecitorio finisca a un esponente della mozione Bersani. Quel posto potrebbe diventare oggetto di trattativa con l’area che fa capo a Franceschini. Non è un mistero per nessuno, infatti, che dentro il Pd gli ex popolari come Franco Marini e Beppe Fioroni abbiano già lanciato un’offensiva diplomatica nei confronti di Bersani e di D’Alema. L’altro giorno, in Transatlantico, Fioroni diceva sorridendo: «Io comunque vada vinco». Una battuta, ma fino a un certo punto. Del resto, è nell’interesse di Bersani tenere il partito il più possibile «unito». Infine a pag 6 torna “Prodi: la quantità c’è. È il momento di cercare la qualità». E poi: «Felice per Bersani, ora regole più semplici».

LA REPUBBLICA dedica l’apertura alle primarie: “Pd, la vittoria di Bersani”. Ha preso quasi il 52% dei 3 milioni di voti. Franceschini in serata ha dato l’annuncio, precisando di aver telefonato al vincitore. Grande affluenza in Lombardia ed Emilia Romagna. Non ci sarebbe stato il temuto effetto Marrazzo in Lazio. «Farò il leader a modo mio. Non un partito con un uomo solo al comando, ma un collettivo di protagonisti. Con Dario e Ignazio lavoreremo insieme» dice l’ex ministro. «Il Pd deve essere un partito dell’alternativa più che dell’opposizione. Non significa non combattere Berlusconi, significa che urlare non porta da nessuna parte». Molti servizi. Sui gazebo e il popolo delle primarie che sembra voler dar credito alla classe dirigente avvisandola però: «basta giochi» una giornata all’insegna del «nonostante tutto» e del «speriamo sia la volta buona». Non manca la doppia pagina sui candidati. Tutti felici. A cominciare dallo sconfitto Franceschini («continuerò a servire il mio partito»). Marino forte del suo exploit (14%) si congratula con Pierluigi (che gli risponde: «tu sei stato più bravo di me»).

«Farò il leader del Pd, ma lo farò a modo mio. Non il partito di un uomo solo ma un collettivo di protagonisti» queste sono le prime parole di Bersani che l’UNITA’ riporta nell’editoriale del proprio sito nell’articolo a firma di Marcella Ciarnelli “Bersani, primo giorno da segretario”. Ciarnelli sottolinea sopratutto «entusiasmo per un risultato che nessun scrutinio avrebbe potuto mettere in discussione. La partecipazione straordinaria è stata da subito un dato inconfutabile. Incredibile, al di là delle previsioni. Così come il messaggio che era stato mandato da tanta gente che con quel voto ha voluto trasmette un desiderio di buona politica e anche di unità in un partito fin qui troppo impegnato in sterili dispute interne». Questa consapevolezza dà una certezza al Pd. «Se Berlusconi si dice sicuro di poter fare di tutto perché ha il popolo alle spalle, ebbene da ieri c’è la certificazione che c’è tutto un altro popolo che alle sue spalle non ci sta e farà di tutto perché lui se ne torni a casa». Concetto ribadito dal direttore Concita De Gregorio sul suo blog “Invece” dal titolo “Voglia di credere” in  cui si legge «Tre milioni di persone sono un numero straordinario. In assoluto, eccezionale di questi tempi. Sono un numero fatto da centinaia di migliaia di individui che nonostante tutto sono ancora lì a dire: eccoci, non ci importa niente delle vostre beghe delle risse dei vostri errori, dello squallore di certe vostre miserie».

IL GIORNALE invece preferisce partire dalla vicenda Marrazzo: “Inchieste e scandali, sfascio delle Regioni rosse”. Sulla stretta attualità in copertina un titolo “E il Cav. avvisò il Governatore: «Attento, gira un video su di te»” che sviluppato alla pagina 9 racconta  che il servizio filmato su Marrazzo era arrivato in diverse redazioni  di quotidiani e periodici, così lo stesso Premier ha avvisato Marrazzo. A rivelare questo retroscena lo stesso Marrazzo in un interrogatorio del 21 ottobre. “Lo sfascio delle regioni rosse” riguarda Lazio, Campania, Puglia, Basilicata,  Calabria come ricorda un pezzo di Francesco Cramer e in sintesi un’infografica a pag. 10. Anche in Sicilia  tensioni in casa Pd per via di Giuseppe Arnone che in un libro ha denunciato gli intrecci mafia-politica e per questo, a suo dire, è stato cacciato dal partito democratico. Uno “sfascio” che però non ha avuto ricadute sulle primarie perché l’affluenza  è stata record in tutta Italia. Tranne nel Lazio dove “L’effetto trans stravolge il Pd”. La cronaca delle elezioni di ieri è di Laurea Cesaretti che nota anche l’episodio accaduto a Luxuria, in quota Rifondazione, che quindi secondo regolamento non ha potuto votare nonostante  il suo espresso desiderio (e avrebbe votato Marino). In questo scenario non manca l’editoriale di Vittorio Feltri che a spoglio terminato inserisce un titolo-occhiello “Ecco la scossa di D’Alema: le primarie incoronano Bersani e il Pd torna DS”, ma il pezzo del direttore ruota attorno alla tensione Tremonti- Berlusconi tanto che non nasconde in copertina che “le giornate sono incandescenti al ministero dell’Economia” e annuncia che “Se Tremonti va, Draghi arriva”. Un avvertimento al ministro dell’Economia  «a cui – scrive Feltri – conviene restare per non cedere il posto al suo rivale di sempre. La sua gestione è stata positiva, ma paga  un caratteraccio e la mancanza di pazienza». Ad Adalberto Signore  il compito di fare luce sul «il destino di Tremonti che entra nella trattativa con il Carroccio sulle candidature regionali, perché Giulio è in quota leghista». 

“Il Pd ha scelto Bersani”. Oltre che con la cronaca, LA STAMPA, copre le primarie di ieri con articoli-focus sui protagonisti. A partire da Bersani: “Non solo opposizione, costruirò l’alternativa”. Una vittoria personale “contro” il parere di Massimo D’Alema, quella del nuovo segretario, «l’eterno delfino che  a 57 anni ha deciso di nuotare da solo» lo definisce LA STAMPA. «A questo punto, come si dice, farò il leader» ha detto ieri Bersani «ma lo farò a modo mio», «non il partito di un uomo solo, di un padrone, ma piuttosto un collettivo di protagonisti». Una elezione, la sua, che non sarà indolore per il Pd: secondo LA STAMPA Francesco Rutelli starebbe già facendo le valigie. Il suo movimento avrebbe già una sede, nel centro di Roma, ed è possibile che Rutelli «tiri già le sue conclusioni domani a Milano, dove è prevista una nuova presentazione del suo libro “La svolta, lettera ad un partito mai nato”. Accanto a lui ci saranno anche Massimo Cacciari, John Lloyd e il presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dallai, un altro dei potenziali co-fondatori della nuova formazione» scrive LA STAMPA. La fuoriuscita di Rutelli era nell’aria già da tempo, con l’ex leader della Margherita che constatava la svolta socialdemocratica del Pd e lamentava «una sorta di desertificazione» nel Pd da parte di chi concepisce «la battaglia politica come la liquidazione di chi non la pensa come te». L’obiettivo, scrive LA STAMPA «è metter su un movimento capace di attrarre la maggior quantità di parlamentari possibili, darsi un’ossatura e un gruppo dirigente in modo da poter affrontare con una identità e delle truppe il futuro appuntamento con Pierferdinando Casini».

 

E inoltre sui giornali di oggi:
MARRAZZO
CORRIERE DELLA SERA – “Marrazzo avvertito da Berlusconi: a Milano hanno un video contro di te”. Venne offerto alla Mondadori e il governatore cercò di acquistarlo da un’agenzia. Il pezzo è firmato dalla sempre ben informata Fiorenza Sarzanini: «Tre giorni prima dell’arresto dei carabinieri del­la Compagnia Trionfale, Silvio Berlusconi ha avvisato Piero Marrazzo che alla Mondadori era stato offerto il video che lo ritraeva in compagnia di un transessuale. E il governatore del Lazio ha contattato l’agenzia fotografica Photo Masi per cercare di recuperare quel filmato. È l’ultimo, clamoroso, retroscena che emerge dall’indagine sul ricatto al presidente della Regione. Rivela infatti come lo stesso Marrazzo — proprio come era avvenuto a luglio quando fu sorpreso nell’appartamento romano di via Gradoli — abbia deciso di non presentare alcuna denuncia, cercando invece di chiudere personalmente la partita. Comincia tutto la scorsa setti­mana quando l’agenzia Photo Masi di Milano contatta il set­timanale Chi e offre il video».

LA REPUBBLICA – Berlusconi aveva avvisato il governatore del video. Richiamo in prima e doppia pagina sullo scandalo laziale. Il settimanale Chi aveva ricevuto l’offerta dei carabinieri e informato il premier. Il quale a sua volta avrebbe telefonato a Marrazzo. La cui situazione si complica: non solo auto blu per andare a trovare i trans (che sarebbero due), ma anche cocaina. Da dove è spuntata? Secondo il presidente, l’avrebbero portata i carabinieri. Quanto ai militari, sempre misterioso il loro comportamento: non hanno nemmeno incassato gli assegni di Marrazzo. Dal punto di vista politico, il ritiro del governatore spinge il Pdl a chiedere elezioni anticipati e il Pd a fare alcuni nomi. Fra i quali spunta quello di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio che potrebbe correre per la poltrona di governatore.

LA STAMPA – “Informato dal premier sul video con il trans”. A ottobre Berlusconi aveva telefonato e avvertito Marrazzo del materiale che circolava sul suo conto, assicurando che le testate della Mondadori non avrebbero pubblicato nulla. Ora però il Pdl chiede che si vada subito alle urne: “Pdl all’attacco: deve dimettersi poi subito al voto” è il titolo di un articolo che LA STAMPA dedica alle reazioni politiche.

 

MINORI
ITALIA OGGI – A pag. 50 Italia Oggi racconta l’esperienza del Bed & Breakfast Protetto,  progetto di ospitalità familiare per gli adolescenti tra i 17 e i 20 anni «troppo grandi per utilizzare l’affido familiare e troppo piccoli per affrontare in piena autonomia il mondo degli adulti». È un’iniziativa del Cam (Centro ausiliario per i problemi minorili di Milano)». Retribuita (con un contributo di mille euro lorde al mese) e programmata per un tempo massimo di due anni, l’ospitalità non comporta responsabilità educativo-genitoriali per la famiglia ospitante, bensì offre un clima di relazioni amicali soddisfacenti ai giovani in particolare disagio».

CRISI
LA REPUBBLICA – Focus sulla situazione di indebitamento delle famiglie italiane. Le ex formiche hanno imparato ad acquistare tutto a rate e dunque  in tempi di crisi hanno maggiori difficoltà a restituire i prestiti che ormai hanno raggiunto  il 58% del reddito. Meno della media europea ma comunque in forte aumento. La quota di quanti non ce la fanno a restituire i prestiti è salita al 2,7%, meno in ogni caso del livello europeo.

IMPRESE SOCIALI
SOLE24ORE – “Il cantiere sociale crea lavoro”: Il SOLE riferisce di un rapporto Unioncamere secondo il quale emergono «segnali incoraggianti» per l’occupazione nelle imprese sociali. Dopo 5 anni di robusta crescita nelle assunzioni (+47% dal 2003), nel periodo 2007/2009 le assunzioni di laureati sono cresciute del 6,1% e quelle dei diplomati del 2,1%; il totale dei dipendenti è di circa 325mila unità di cui il 97% impiegate in imprese di servizi. A livello geografico, la maggior parte dei dipendenti di imprese sociali è al Nord Ovest (36,8%).

DON GNOCCHI
CORRIERE DELLA SERA – “La bella Italia di don Gnocchi” è il titolo del pezzo che parte in prima pagina dedicato alla beatificazione festeggiata ieri in piazza Duomo da 50mila persone. Scrive Giangiacomo Schiavi: «Imprenditore della carità, scrivono di don Gnocchi i depliant della curia ambrosiana: c’è molto milanese, anche in questo, come nelle sue ultime parole: «Amis, ve raccomandi la mia baracca». Una baracca solida, riunita oggi in una Fondazione che conta 28 centri medici e riabilitativi in Italia».

IL GIORNALE – Nella pagine milanesi la cronaca della beatificazione di don Carlo Gnocchi avvenuta con una cerimonia solenne in piazza Duomo a Milano alla presenza di 50mila persone arrivate da tutta Italia  anche dall’estero. IL GIORNALE pubblica la storia del reduce della campagna di Russia, si chiama Nelson Cenci, classe 1919 che ricorda Don Gnocchi, cappellano volontario per il fronte greco-albanese e poi fra gli alpini della Tridentina.  Dice: «Dopo la Russia ho fatto il medico, ho visto da vicino il dolore e ho capito quello che don Gnocchi voleva dire».

IRAQ

LA STAMPA – Baghdad, strage nella zona verde. Un primo piano sull’attentato di ieri: due autobombe contro i ministeri in Iraq hanno fatto 165 morti. Ma anche un pezzo sull’esodo dei cristiani, perseguitati, dall’Iraq, con una testimonianza di un politico cristiano iracheno che chiede di restare anonimo e la denuncia del vescovo caldeo Shlemon Warduni: i cristiani in Iraq erano un milione, ora sono circa 400mila. «La comunità si sta assottigliando, presa nella morsa delle violenze di sciiti, sunniti e curdi» scrive LA STAMPA.

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