Formazione

Pazienza e coraggio ricetta per i migranti

Sull'emergenza immigrazione in Italia ce ne parla padre Bruno Mioli

di Redazione

L?emergenza immigrazione va affrontata con calma, nessuno ha la ricetta pronta. Occorre pazienza perché le prospettive di soluzione ci sono. Si pensi alla trattativa bilaterale con la Tunisia: se si riesce a fare tris, ad affiancare agli accordi con Marocco e Albania quello con la Tunisia, allora si potrebbe dire che le tre fonti di questa immigrazione rischiosissima sono tamponate. Dico rischiosissima pensando ai naufragi, ai clandestini morti bruciati nelle cabine delle navi, e anche alle decine di inabissati nel Mediterraneo. E rischiosissima anche perché un Paese civile deve saper tenere sotto controllo l?immigrazione, per calcolo economico, ma anche per scelta umanitaria.
Ora, la nuova legge offre una nota positiva grazie alle liste di prenotazione da istituire nelle nostre ambasciate con le relative quote di ingresso: ciò scoraggerà quest?avventura all?impazzata degli ingressi illegali. Senza chiudere le frontiere ma concedendo una speranza reale agli immigrati, quella di realizzare in forma legale il loro progetto migratorio.
Una cosa però vorrei aggiungere sul modo in cui i giornali e anche troppi politici continuano ad affrontare il tema immigrazione. E? preoccupante che si batta sempre il chiodo dell?ingovernabilità del fenomeno. Dopo tutto questi arrivi alla spicciolata non ricordano neppure lontanamente le grandi ondate giunte in passato dall?Albania o dall?Est europeo. Questi arrivi non dovrebbero poi creare eccesivi fastidi.
Comunque, adesso che l?Italia ha preso iniziative internazionali che ci danno prestigio (penso per esempio ai contatti con Iran) potremmo alzare di più la voce perché il problema Schengen venga preso sul serio da tutti i partner europei: la costa italiana è costa europea, si tratta di vedere cosa fare anche con chi si trova in acque internazionali. Occorre una politica comunitaria, attuata assieme a nazioni che continuano a prendere alla leggera il fenomeno. Che non ci lascino agire da soli, limitandosi a puntare il dito contro di noi. Anche perché con la revisione di Maastricht si dovrà andare sempre più verso una politica migratoria europea.
Invito Livia Turco, Napolitano e Dini a prendere sul serio i primi articoli della legge che parlano di programmazione dei flussi. Tenendo conto del sommerso, delle necessità del lavoro domestico, del calo demografico, si faccia una programmazione coraggiosa. Si tratta di predisporre adesso un sufficiente quantitativo di manodopera per i bisogni dei prossimi decenni in Italia. Fra vent?anni ci sarà un vuoto di 5 milioni di lavoratori attivi.
A Loreto noi padri scalabriniani abbiamo celebrato un grande convegno il cui slogan era ?Nessun luogo è lontano?. Proprio a Loreto c?era il direttore dell?Inps che ha parlato dei duemila miliardi che entrano grazie al lavoro degli immigrati, una cifra pari alle entrate provenienti dal mondo agricolo. E pensare che dei 600 mila immigrati assunti, per appena 200 mila vengono versati contributi regolari; se solo si facessero ispezioni un po? più puntigliose…
direttore Fondazione Cei-Migrantes

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